VIDEO INTERVISTA CON EMANUELE DABBONO: “Per il mio primo album live ho scelto il titolo “Leonesse” perché mi piaceva l’immagine di questo animale che lotta per quello in cui crede”

“Leonesse” (OrangeHomeRecords) è il primo album live del cantautore e autore Emanuele Dabbono, registrato in occasione del concerto a La Claque di Genova (Teatro della Tosse) lo scorso 21 aprile.

Il disco racchiude 14 brani cantati e suonati dal vivo tra i più significativi della carriera dell’artista, canzoni dai testi profondi, poetici, che arrivano dritti al cuore, completamente riarrangiate da sonorità acustiche al rock elettrico, e impreziosite dalla partecipazione del pubblico che entra attivamente nella dinamica e riuscita del concerto.

“Leonesse” è stato presentato in anteprima a La Claque di Genova il 3 novembre, con tutta la band al completo composta da Marco Cravero alla chitarra elettrica e classica, Fabrizio Barale alla lap steel e 12 corde, Michele Aloisi al basso, Fabio Biale al violino e ai cucchiai, Giuseppe Galgani alla chitarra elettrica, Gianka Gilardi alla batteria e percussioni e Matteo Garbarini alla chitarra elettrica.

Emanuele Dabbono è anche uno dei giovani autori piu’ importanti del panorama musicale italiano e ha firmato diversi successi con Tiziano Ferro, tra cui Il Conforto, brano che anche Giorgia ha scelto di cantare nel suo nuovo disco “Pop Heart”.

Abbiamo incontrato Emanuele Dabbono a Milano, qui la nostra video intervista.

Ciao Emanuele, è uscito “Leonesse”, il tuo primo album live. Com’è nata questa idea?

“Non vedevo l’ora di fare un disco dal vivo perché per me era importante far vedere che dietro le mie canzoni c’era la voglia di far tornare la gente non ai concerti ma a prendere in mano gli strumenti veri. Sono un nostalgico degli anni ’70 e mi piace andare a vedere un live in cui i musicisti improvvisano, suonano veramente, è una cosa a cui tengo molto e penso anche che dal vivo le mie canzoni vengano meglio. Inoltre mi trovo piu’ a mio agio nel registrare dischi in situazioni diverse. Totem, il penultimo album, lo abbiamo registrato in una chiesa sconsacrata con dei microfoni che cadono dal cielo proprio per catturare quel preciso momento, quindi il successore ideale era un disco live con il pubblico che è parte integrante della mia band battendo le mani, cantando. Non c’è mai una volta che cantiamo una canzone in modo uguale”.

Come mai hai deciso di chiamarlo “Leonesse”?

“Ho pensato di fare un the best of con le canzoni che forse meglio mi rappresentano suonate dal vivo e ho deciso di chiamarlo Leonesse perché mi sembrava un titolo forte, in parte dedicato alle mie due bambine, che non graffiano mai anche se sembrano feroci a volte, e poi perché oggi facciamo delle scelte che possono compromettere o favorire il nostro futuro. Quindi le nostre scelte sono delle “leonesse” e vanno difese con gli artigli, a volte sono materne altre feroci, possono farci compiere molti sbagli. Mi piaceva l’immagine di questo animale che lotta per quello in cui crede. Poi tra l’altro ho letto che sono le leonesse a procurare il cibo per i loro cuccioli quindi mi sembrava importante anche questo aspetto, credo molto di piu’ nella figura della donna rispetto a quella dell’uomo. Nel brano Siberia ad esempio c’è un verso che dice “se fossi nato donna sarei stato piu’ intelligente come quelle leonesse che ho visto lottare”.

Tra queste tracce ce n’è una a cui sei piu’ legato?

“Sì, sono molto legato a “Ci troveranno qui” che è la mia canzone bandiera, la proposi a X Factor nella finale ormai dieci anni fa, nel corso della prima edizione, mi portò fortuna e credo sia l’elogio del sopravvivere alla provincia”.

Ci sarà un tour?

“Ci piacerebbe moltissimo portare in giro il disco anche per far conoscere questa band strepitosa, che ho scelto umanamente prima che per il valore tecnico. Fortuna vuole che sono anche dei musicisti strepitosi però il quid in piu’ è che hai la sensazione di andare a vedere il compleanno di un artista e i musicisti salgono sul palco e fanno una grande festa, non c’è mai un canovaccio fisso, ci divertiamo, c’è un bellissimo clima che aiuta tanto nei concerti”.

La Claque Live 2 foto by Luigi Cerati

credit foto Luigi Cerati

Nelle tue canzoni, penso a Mostar, Pacifico, Capo di Buona Speranza, ricorre spesso il tema del viaggio. Qual è il viaggio tra quelli fatti che piu’ ti è rimasto nel cuore e un luogo che invece vorresti visitare in futuro?

“Il vero viaggio è quello che facciamo quando incontriamo persone strepitose. Il viaggio che vorrei fare è in Islanda, ci andrò quando le mie figlie saranno abbastanza grandi per non perdersi nulla delle bellezze di questa terra, tra geyser, vulcani, ghiacciai. Mi piacerebbe portassero a casa un’esperienza fantastica. Credo sia una terra fiabesca e di grande impatto emotivo, di ispirazione per persone che traducono quello che vedono in parole o canzoni. Il viaggio piu’ bello che ho fatto fino ad ora è il giro dell’Irlanda”.

Tra i pezzi di successo che hai scritto come autore c’è “Il conforto”, firmato con Tiziano Ferro che ora sarà interpretato anche da Giorgia e contenuto nel suo nuovo progetto “Pop Heart”…

“Per me è una gioia incontenibile, è un regalo che mi hanno fatto Giorgia e Tiziano, sapere di far parte di questo sogno, avendo costruito la canzone, mi fa stare sereno e sono contento anche del fatto che molta gente l’abbia scelta come colonna sonora nella propria vita quotidiana. Non è un brano semplice, scritto a tavolino, è una canzone dura, dark, che parla anche di momenti difficili. Se penso ad esempio alla mia terra, alla Liguria e a quello che sta vivendo, ma anche al resto d’Italia con i recenti fatti tragici legati al maltempo, sapere che c’è qualcuno che ti dice che hai bisogno di non rimanere a terra, qualcuno che ti aiuta a rialzarti perché devi sempre essere grato di essere vivo e di poter guardare al futuro con un po’ di speranza, penso sia un messaggio davvero importante”.

TRACKLIST: Piano, Le onde, E tu non ti ricordi, Capo di buona speranza, Siberia, Scritto sulla pelle, Treno per il sud, Pacifico, Le cose che sbaglio, Mio padre, Alla fine, Mostar, Corpi, Ci troveranno qui.

di Francesca Monti

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