Dal 29 aprile su tutte le piattaforme digitali il singolo “Fenrir” del Berlin Babylon Project

In uscita il 29 aprile sulle piattaforme digitali il singolo Fenrir del Berlin-Babylon Project, ideato dal musicista e produttore Salvatore Papotto.

Fenrir anticipa l’uscita, per l’etichetta La Stanza Nascosta Records, del concept album “Ragnarök”, ispirato al mondo norreno, ed è l’unico brano dell’album proposto anche in italiano, con il testo di Luca Bellofiore.

In “Ragnarök” è contenuta anche la versione in inglese di Fenrir.

La vocalità solenne ed evocativa di Roberta Usardi veste un brano pianoforte e voce, nel solco degli chansonnier francesi, nel quale l’irruzione di una chitarra “noise”- a tratti volutamente fuori tonalità- restituisce le suggestioni del mito di Fenrir, gigantesco lupo leggendario della mitologia norrena, autentica spada di Damocle pendente sulla testa degli dèi.

LE DICHIARAZIONI DI SALVATORE PAPOTTO

Nel tempo- racconta il musicista e produttore Salvatore Papotto-ho deciso di trasformare la fisionomia del Berlin Babylon Project, nato come spettacolo multimediale (che coniugava sonorità industrial, techno e jungle propriamente berlinesi a suoni percussivi e suggestioni mediorientali) ed evolutosi poi in un disco, Level One, dal sapore spiccatamente elettronico .

Pur mantenendo immutato il nome, ho voluto che il Berlin- Babylon Project si configurasse come realtà musicale in perenne divenire. L’ho spogliato di un genere esclusivo di riferimento e mi sono proposto di riscrivere di volta in volta le mappature sonore e di modularle in relazione alla tematica di narrazioni diverse.

In questo modo hanno preso vita una serie di avventure totalizzanti sotto-forma di concept album, il primo dei quali è Ragnarok, che ha in realtà anche la vocazione del musical ed è ispirato alla mitologia norrena e alla sua storia.

Da sempre sono affascinato dalla storia, soprattutto da quella degli anni più “scuri” del medioevo- racconta Salvatore Papotto; da qui è nata l’esigenza di provare a raccontare in musica la civiltà norrena, utilizzando sonorità folk-rock e progressive-rock.

Non solo la loro affascinante mitologia (per la quale ho attinto in larga parte all’”Edda in prosa” di Snorri Sturluson), ma anche la storia stessa dei vichinghi, la cui civiltà era all’avanguardia sotto diversi profili. Ad esempio alle donne era riconosciuto il diritto di divorzio, erano protette per legge contro le molestie sessuali e godevano di una posizione più forte e sicura nella società vichinga che nella maggior parte degli altri luoghi europei.

Inoltre il design delle tipiche imbarcazioni vichinghe- chiamate drakkar- venne adottato da molte altre culture e  per secoli restò punto di riferimento nella costruzione navale.

Ad eccezione degli schiavi, in generale gli Scandinavi erano vestiti con cura, ritenevano il proprio aspetto motivo d’orgoglio, erano soliti iniziare la giornata con una routine di igiene personale e dedicavano il sabato al bagno e al lavaggio degli indumenti; pratica, quest’ultima, che i cronisti anglosassoni bollarono come anomala e discutibile.

LE DICHIARAZIONI DI LUCA BELLOFIORE, AUTORE DEL TESTO DI “FENRIR”

Ci tengo a dire- spiega Luca Bellofiore- che certe parole dal sapore, magari, anche un po’ retorico, ad esempio “sacrificio”, non sono a effetto: un sacrificio c’è davvero, nella leggenda di Fenrir.

Penso anche al fatto che niente lo possa contenere; nel mito, infatti, non smette mai di crescere… o al verso ”Non ha che la deriva / non ha di più / la deriva è a(v)venire”: il lupone è stato incatenato per l’eternità ma per il mito nordico arriverà la fine (= la deriva) in cui Fenrir inghiottirà tutto, quindi lui aspetta e non ha letteralmente che quella, e sa anche che è “a venire”(addavvenì lupone, invece che baffone!) ma anche che è il suo unico possibile “avvenire”, per questo scrivo “a(v)venire”: è entrambe le cose. Più altri riferimenti.

E siccome all’inizio gioco col nome (Faites-moi rire, Fenrir) alla fine gli faccio dire “fammi ridere tu, io non rido!” (che poi fa rima con l’ultima parola, “grido”) perché rimane determinato.

In generale gli ho dato il significato non tanto della passione/dionisiaco contro il raziocinio (Fenrir è intelligente, nel mito), ma di qualcosa di ineluttabile e comunque di facente parte della sfera che va oltre il razionale, perché non lo si può contenere .(Per questo ad es. dice “Così, è il desiderio”, cioè è come lui, come la sua corsa, la “pelliccia viva” -parte per il tutto- che “rulla” più che correre semplicemente: “rulla la pelliccia viva / investe me, il vento, rovescia un pensiero” o la famelicità, “tutto il cosmo è selvaggina”). In un certo senso lo vedo come la verità che non si può accettare, forse; come ciò che non si arresta e che quindi diventa troppo ingombrante (alla lettera, proprio) per poterlo ammettere, per poterlo concepire. Contro la “vita integrata”, quella che mette tutto in un cassetto…

Anche il francese all’inizio- tipico nelle corti di chi si voleva far bello, Faites moi rire, e Quel desir!, come a dire ma non ti basta mai eh?!-…

Glielo si può dire da lontano perché è incatenato.

IL VIDEOCLIP

Estro creativo e tecnologia confluiscono in una particolare forma di video-art, che ingloba, rileggendoli e ibridandoli con nuove pratiche connesse all’intelligenza artificiale, i codici del video tradizionale.

Il videoclip ufficiale di Fenrir è infatti generato da un software di AI che procede all’analisi dello spettro della canzone e degli elementi armonici e percussivi; propone all’utente una rosa di stili grafici dalla quale attingere e genera, su sua indicazione, delle immagini uniche che successivamente vengono animate.

Il risultato finale è un video immersivo con una transizione infinita, nel quale la tecnologia diventa motore immaginifico.

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