Intervista con Lorenzo Flaherty, in scena al Teatro Marconi di Roma con “Semplicemente Donna”: “Ho scelto di prendere parte a questo spettacolo per far sentire la mia voce contro la violenza di genere”

“Penso che sia necessario partire dal nucleo famigliare e cercare di crescere nel miglior modo possibile i figli, nell’uguaglianza e nel rispetto”. Lorenzo Flaherty è il protagonista maschile di “Semplicemente donna”, spettacolo contro la violenza di genere, che viene affrontata in maniera singolare, con un paradossale rovesciamento del punto di vista tradizionale, in scena il 18 e 19 maggio al Teatro Marconi di Roma, scritto, diretto e interpretato da Stefania Benincaso.

I numeri in Italia sono impietosi: muore di violenza maschile una donna ogni due o tre giorni. Questo spettacolo si propone di essere un momento di arte ed informazione, un modo per accendere i riflettori su un tema delicato ed importante, perché la protezione della vita e della libertà delle donne non può essere dimenticata e disattesa.

I due attori danno vita a diversi fatti di cronaca che attraversano la nostra quotidianità: un uomo non riesce a costruire un rapporto con una donna e si rifugia nell’“amore” per la sua bambola gonfiabile; uno sconosciuto confessa di essere colpevole di qualcosa di orribile che lo perseguiterà per sempre; la disparità di genere sul lavoro e il gender gap raccontati con ironia dal punto di vista differente di un attore e di un’attrice; la drammatica situazione delle donne iraniane; la storia di El Mimo, l’artista di strada uccisa a Santiago del Cile durante una protesta; un surreale e dissacrante rovesciamento del punto di vista tradizionale nel tentativo di capire come mai molte donne non denuncino la violenza di cui sono vittime; la storia di una donna sfigurata da un uomo che l’ha privata della sua bellezza e della sua identità; il revenge porn (la condivisione pubblica senza il consenso di video intimi) raccontato da una vittima; il linguaggio sessista utilizzato dalle istituzioni nell’affrontare il tema della violenza di genere; il confronto tra un uomo ed una donna sul perché del femminicidio.

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Lorenzo, è protagonista dello spettacolo “Semplicemente donna” contro la violenza di genere…

“E’ uno spettacolo che rappresentiamo da un po’ di tempo, insieme a Stefania Benincaso che è in scena con me ed è anche autrice e regista. E’ una bellissima esperienza, soprattutto dal punto di vista maschile perchè affronta un tema importante quale la violenza sulle donne, raccontando otto storie realmente accadute”.

Lo spettacolo getta uno sguardo sull’attualità perchè parla della violenza declinata in varie forme, dal revenge porn ai diritti negati alle donne iraniane…

“Si parla della disparità di genere, dell’assurdità della violenza contro le donne, della differenza che può esserci nella società nel modo di vedere l’uomo e la donna. Ci sono racconti forti e altri alleggeriti grazie all’utilizzo dell’ironia. E’ uno spettacolo completo che ci permette di parlare degli aspetti legati all’attualità e anche delle condizioni in cui vivono le donne iraniane a cui è stata tolta la libertà”.

In Italia assistiamo ad un’escalation di femminicidi e violenza sulle donne. Da uomo, padre e attore quale pensa possa essere il primo passo da fare per contrastare questo dramma? 

“Credo che sia un male diffuso e che probabilmente ci siano più cause, a cominciare dall’aspetto educativo che deve essere un traino della società e che invece spesso è la matrice di tanti comportamenti assurdi che sfociano nella violenza e nella prevaricazione sulle donne. Bisognerebbe partire proprio dal nucleo famigliare e cercare di dare questo contributo forte, di crescere nel miglior modo possibile i figli nell’uguaglianza e nel rispetto. Io sono stato fortunato, non ho mai vissuto da vicino problematiche di questo genere. Non ho avuto delle complicazioni neanche con mio figlio che è fidanzato ed è stato cresciuto con il principio del rispetto profondo nei confronti della donna. Io stesso ho sempre avuto una dialettica importante con mia madre che ha ricoperto anche il ruolo di padre e mi ha trasmesso determinati valori. Nella realtà purtroppo il drammatico problema della violenza sulle donne esiste ed è un aspetto su cui bisogna lavorare molto, genitori in primis. Non è possibile né in alcun modo giustificabile che quasi quotidianamente ci siano femminicidi e atti di violenza”.

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Quanto il teatro e le arti possono essere utili per sensibilizzare e far riflettere il pubblico?

“Chi fa teatro, cinema o comunque ha la possibilità di uno spazio di comunicazione, deve necessariamente essere presente e parlare di queste problematiche. Io ho scelto di fare questo spettacolo proprio perchè volevo essere una sorta di portavoce di questa tematica e mi sono buttato nel progetto che è diventato una realtà importante. C’è necessità di sollevare il problema, di dire la propria opinione e lanciare sani messaggi”.

A proposito di teatro, recentemente è stato protagonista anche di un altro spettacolo, “Solo una vita”, ambientato nel 1914, nei panni di Antonio Trentin… 

“E’ uno spettacolo dove sono in scena da solo per un’ora e quaranta. E’ una storia splendida, ambientata nel 1914, che vede protagonista un giovane che proviene da un paesino e sogna di diventare maestro. Il padre ha una bottega da ciabattino ma lui ha la passione per le parole, non sta mai zitto, comunica, coinvolge, ama la letteratura, frequenta un istituto magistrale rurale e riesce a realizzare il suo desiderio. Quando però sta iniziando a costruire la propria realtà con la fidanzata, a fantasticare sul futuro, scoppia la prima guerra mondiale e viene chiamato alle armi. Antonio pensa di fare un lavoro di ufficio invece viene mandato in prima linea e in questa nuova realtà fa un’analisi su ciò che lascia e su quello che trova. L’unico suo sollievo è restare legato alle lettere che scrive perchè dice “scrivere fa bene e prima o poi qualcuno le leggerà, d’altronde sono un maestro anche se la vita mi ha portato a uccidere in guerra per la patria, per non essere ucciso”. E’ un uomo pulito, sano, ambizioso che dà un valore importante alla vita ma si ritrova con il nemico davanti e deve ucciderlo anche se non vuole. E anche lui finirà per essere ucciso. Antonio parla con sei personaggi che non sono presenti in scena e la grande sfida era coinvolgere il pubblico facendo capire il loro profilo“.

Antonio vede il suo sogno andare in frantumi a causa della guerra, come accade anche oggi a tanti giovani in diversi Paesi del mondo…

“E’ un sogno che si spegne perchè Antonio non ne esce vivo. Anche in questo caso è una tematica tristemente attuale. E’ una storia tenera e sono contento e orgoglioso di portarla in scena”.

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Nella sua carriera ha interpretato svariati personaggi al cinema, a teatro e nelle serie tv, ce n’è uno in particolare a cui è rimasto più legato?

“Tutti i personaggi ti lasciano qualcosa ma devo dire che ho avuto difficoltà a staccarmi da Giovanni Borghi della serie Mister Ignis – L’operaio che fondò un impero. E’ realmente esistito e mi sono preparato in maniera profonda, ho voluto viverlo per com’era mettendoci del mio. Un mese dopo la fine delle riprese andai a pranzo con il direttore della fotografia e a un certo punto mi disse “è incredibile, parli ancora come Giovanni Borghi”, a dimostrazione di quanto fosse intenso quel personaggio. Poi ci sono stati altri ruoli dove ho messo qualcosa in più di me stesso come Walter Manrico di Distretto di Polizia, Riccardo Venturi di R.I.S. – Delitti Imperfetti, che hanno avuto un grande successo. Quando incontro persone che ora sono cresciute e che mi dicono che guardando ad esempio R.I.S. – Delitti Imperfetti sono state stimolate a studiare per entrare nel Reparto Investigazioni Scientifiche o in accademia è una grande soddisfazione e la dimostrazione del potenziale che si ha quando si fa qualcosa in tv. Quindi bisogna utilizzare al meglio questi mezzi di comunicazione”.

In quali progetti sarà prossimamente impegnato?

“Innanzitutto ci sono due progetti teatrali in programma. Il teatro ti permette di avere un contatto diretto con il pubblico e questo mi piace molto. Poi ci sarà probabilmente una partecipazione ad un film sulla storia di Borsellino con la regia di Ambrogio Crespi e sto anche portando avanti un lavoro per una piattaforma… si tratta di un giro itinerante in tutte e venti le regioni italiane per scoprire le bellezze naturali, artistiche, culturali, le eccellenze, dai motori alla cucina. Si parlerà di grandi artisti, di personaggi storici, della musica, della pittura fino ad arrivare ai giorni nostri e dare un’idea sulle prospettive future del nostro Paese all’insegna del made in Italy, tanto apprezzato all’estero”.

di Francesca Monti

Si ringrazia Isabella Giannone

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