Intervista con la stilista Arianna Di Lembo, in arte Edran

Oggi, per lo spazio riservato alle interviste esclusive, abbiamo il piacere di ospitare tra le nostre pagine, la stilista Arianna Di Lembo, più conosciuta con il nome di Edran.

Arianna è docente di moda e costume, ma anche Tutor per progetti nel Sociale e di Alternanza scuola lavoro, Costumista e Fashion Designer. Dopo essersi diplomata come Fashion Designer, ha intrapreso fin da subito il percorso  nel mondo della moda e dello spettacolo.

Ecco quello che ci ha raccontato.

credit foto Flavio Fransesini

Come e quando nasce l’amore per il mondo della moda?

“Nasce da bimba, da una cartellina di cartone blu con gli strumenti da piccola sarta regalata da mia nonna, è stato amore a prima vista. Mi ricordo che cucivo con lei, sul balcone di una Roma estiva torrida sotto la tenda parasole, sai quelle a strisce super colorate, con il mio telaietto di plastica blu tra le mani, ho messo i miei primi punti, ho toccato i primi tessuti, ho sognato i primi abiti”.

Hai in mente una donna particolare quando crei i tuoi abiti?

“Ho in mente una donna forte, resiliente e tenace, un po’ come immaginavo da bambina la Me del futuro. Questo mi fa molta tenerezza, perché era chiaramente il mio modo di sfuggire da una realtà domestica molto dura”.

Che cosa significa “eleganza” per te?

“Molti ne hanno provato a spiegare il significato, provo a dire la mia. Se dovessi tradurre in poche parole, direi che l’eleganza non risiede in un abito, accessorio o altro, ma è quella bellezza, gentilezza e grazia che hai dentro, ed è talmente immensa da uscire fuori con garbo”.

credit foto Flavio Fransesini

Qual è l’identità del tuo brand?

“L’identità di Edran, devo ammettere che si è costruita nel tempo, è iniziato tutto per gioco. Ad un certo punto mi sono chiesta “cosa potevo fare per essere fedele a me stessa e alla mia etica”. Io amo insegnare, amo la moda e non sopporto le violenze e le ingiustizie. Ho unito tutto ed è nata Edran, questo nome deriva da un soprannome che fu dato molti anni fa. Quindi è brand sociale, e spero che possa crescere”.

Qual è stata l’esperienza professionale e umana di cui ancora oggi ne conservi il ricordo?

“La vivo ogni giorno a scuola con i miei allievi. I ragazzi troppo spesso classificati come svogliati e senza valori, sono in realtà vasi di Pandora. Sono infinitamente pieni di talenti, sogni, aspettative. Hanno bisogno di essere guidati, incoraggiati e di sapere che ci sono persone che credono in loro e nelle loro potenzialità. Queste sono le esperienze più belle che la vita potesse offrirmi”.

credit foto Flavio Fransesini

Il fenomeno della violenza contro le donne è stato definito dall’ONU “un flagello mondiale” al causa della sua diffusione in tutti i Paesi compresi l’Italia. Da anni sei impegnata attivamente con i tuoi progetti rivolti proprio alla lotta contro ogni forma di violenza sulle donne, ce ne vuoi parlare?

“Quando si abbraccia una causa è spesso perché si conosce molto bene il mostro che si vuole combattere. Ho avuto un’infanzia difficile, ma la fantasia è stata la mia alleata e tra i sogni che vi nascevano è sempre stata presente la mia voglia di dire basta e oppormi a delle realtà che non dovrebbero esistere. Oggi mi esprimo nel modo che mi resta più facile, che è quello attraverso il linguaggio della moda e dello spettacolo. I primi tempi ho iniziato a realizzare delle sfilate performance tra moda e costume, dove attraverso le mie coreografie e gli abiti, ho raccontato storie di donne resilienti sotto forma artistica, non solo belli da vedere ma anche con una valenza sociale per sensibilizzare sulla libertà e sulla tutela delle donne che come messaggio è sempre arrivato. Volevo però fare qualcosa di più concreto e così nasce  l’idea della formazione e del “Progetto Edran”, ovvero della sartoria sociale e laboratori creativi e inclusivi, dove tutti possono imparare o dare vita alla propria creatività attraverso collaborazioni con diversi enti, associazioni e centri di formazione, il tutto gestito dall’associazione Edran. Ho realizzato tanti altri progetti, come la Sartoria Etica, bellissima iniziativa, dove insieme a un gruppo meraviglioso di donne si sono realizzati costumi per diversi spettacoli teatrali. Purtroppo per mancanza di fondi il progetto si è fermato per un periodo, ma non ho mollato e oggi si stanno creando sinergie importanti. Altro progetto interessante, che ha preso il via nell’anno 2017 ed in condivisione artistica con il fotografo Flavio Fransesini, dove con una serie di scatti si è tentato di raccontare tante storie di donne per dire basta alla violenza. Un’altra importante ed attuale collaborazione è quella con l’associazione “La Voce dell’Essere” e con il suo presidente Monica Federico, dove si cerca di fondere le arti della tecnopera con quella della moda, portando in scena la bellezza e il rispetto verso il femminile. Altro ambizioso progetto, è stato quello del cortometraggio HIM, dove ho curato anche altri aspetti, ma quello che prevale è l’aver dato vita al soggetto, dove si racconta la violenza sulle donne dalla prospettiva dell’abusante. Per unificare tutte le attività pensate per il sociale Edran diventa associazione, e mi avvarrò della preziosa collaborazione della vice presidente Gabriella Ferrari, che ha anni di esperienza nel mondo del sociale e di Valentina Manni come segretario, essendo lei un’esperta del settore”.

di Patrizia Faiello

credit foto Flavio Fransesini

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