Intervista con Franco Branciaroli, Piergiorgio Fasolo e Paolo Valerio, protagonisti e regista de “Il Mercante di Venezia”, in scena al Teatro Manzoni di Milano dal 7 al 19 maggio

Dal 7 al 19 maggio al Teatro Manzoni di Milano va in scena “Il Mercante di Venezia” di William Shakespeare con protagonisti Franco Branciaroli e Piergiorgio Fasolo, e con Emanuele Fortunati, Riccardo Maranzana, Stefano Scandaletti, Lorenzo Guadalupi, Giulio Cancelli, Valentina Violo, Mauro Malinverno, Mersila Sokoli, Veronica Dariol, con la regia e l’adattamento di Paolo Valerio.

Con i suoi potenti temi universali “Il mercante di Venezia” di William Shakespeare, rappresentato per la prima volta a Londra nel 1598, pone al pubblico contemporaneo questioni di assoluta necessità: scontri etici, rapporti sociali e interreligiosi mai pacificati, l’amore, l’odio, il valore dell’amicizia e della lealtà, l’avidità e il ruolo del denaro.

È un testo fondamentale che il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia assieme al Centro Teatrale Bresciano e al Teatro de Gli Incamminati producono in un nuovo, raffinato allestimento firmato da Paolo Valerio: lo interpreta una notevole compagnia d’attori capeggiata da Franco Branciaroli, che offrirà una prova magistrale nel ruolo di Shylock, figura sfaccettata, misteriosa, crudele nella sua sete di vendetta, ma che spiazza gli spettatori suscitando anche la loro compassione.

A lui, ebreo, usuraio, si rivolge Antonio, ricco mercante veneziano, che pur avendo impegnato i suoi beni in traffici rischiosi non esita a farsi garante per l’amico Bassanio che ha bisogno di tremila ducati per armare una nave e raggiungere Belmonte, dove spera di cambiare il proprio destino. Shylock che ha livore verso i gentili e sete di vendetta per il disprezzo che gli mostrano, impone una spietata obbligazione. Se la somma non sarà restituita, egli pretenderà una libbra della carne di Antonio, tagliata vicino al cuore.

credit foto Simone Di Luca

Parallelamente allo scellerato patto che Antonio sottoscrive, evolvono altre linee del plot creando un’architettura drammaturgica di simmetrie e specularità dense di senso.
C’è la dimensione di Belmonte, una sorta di Arcadia dove la nobile Porzia, obbedendo al volere del padre, si concederà in sposa solo al pretendente che risolverà un enigma scegliendo quello giusto fra tre scrigni: a ciò ambisce Bassanio che vince optando per lo scrigno più povero. Specularmente agisce Jessica, bellissima figlia di Shylock, che invece tradendo le aspirazioni paterne, si unisce a un cristiano e fugge rubando un anello appartenuto alla madre. E se Porzia e Bassanio declinano il loro amore in modo “alto” più popolare ma simmetrico appare il rapporto fra l’amico di lui – Graziano – e Nerissa, fidata cameriera di Porzia.

Sarà l’intelligentissima dama “en travesti” ad intervenire come avvocato in difesa di Antonio, quando questi, perdute le sue navi, si troverà nella drammatica condizione di pagare la cruenta obbligazione a Shylock. Con argute argomentazioni salverà la vita ad Antonio, punirà la furia vendicativa dell’usuraio, assicurerà sostanze e futuro a Jessica riuscendo anche a rimproverare al marito Bassanio la sua scarsa costanza. Un mondo mutevole e vibrante di personaggi che incarnano inquietudini, chiaroscuri e complessità di modernità assoluta.

Franco, ci racconta qual è il tratto di Shylock che la affascina maggiormente interpretare? 

“Questo è un testo che contrariamente a quello che sembra non verte solo sull’aspetto economico dell’usura ma anche sul conflitto religioso. La prima battuta di Shylock infatti è “io odio Antonio perchè è un cristiano” e finisce con Antonio che lo obbliga, in cambio della vita e del patrimonio, a diventare cristiano che per un ebreo è una cosa inaudita. Questo non viene molto percepito perchè le platee oggi sono laiche ma quando Shakespeare scrisse la commedia era fortissimo questo aspetto ed è di fatto un testo antisemita perchè il pubblico elisabettiano era ferocemente antisemita. Shylock viene fatto entrare in scena come vittima, in realtà è un villain, è un uomo forte e l’aspetto dell’usura è secondario perchè gli ebrei si dedicavano al danaro in quanto ogni tot anni venivano cacciati in Europa dai luoghi in cui vivevano e non potevano portarsi dietro fabbriche, case e terreni, ma soltanto i soldi e ovviamente non li prestavano gratis ma a interesse”.

Piergiorgio lei invece interpreta il coprotagonista Antonio…

“Uno degli aspetti interessanti è il legame esistente tra Antonio e Bassanio, perchè dare il proprio corpo per proteggere e aiutare un amico è una cosa importante. Non è solo un fatto di amicizia ma è un rapporto che sfocia nell’omosessualità, per lo meno da parte di Antonio che nutre questo amore verso Bassanio. Il filone che ho seguito oltre a quello nei confronti di Shylock è questo che poi si svilupperà nel corso dello spettacolo”.

Paolo, come si è approcciato registicamente parlando a questo testo che affronta temi sempre attuali come la vendetta, i dislivelli sociali, la paura del “diverso”?

“E’ un testo meravigliosamente attuale ma anche una straordinaria commedia che inizia con la malinconia di Antonio per amore e finisce con tre matrimoni. All’interno di questa commedia si intreccia il tema della vendetta che ha reso universalmente famoso “Il Mercante di Venezia”, ed è raccontato da Shylock in molti modi, con la sua lingua sporca da immigrato, quindi alcuni termini sono stati enfatizzati nella traduzione di Masolino D’Amico, e dal fatto che è un personaggio cattivo non perchè è ebreo, ma è cattivo con i suoi simili, perchè ha subìto per tutta la vita umiliazioni e questa sua rabbia esplode quando chiede ad Antonio una libbra di carne dicendo facciamo un gioco for sport. Scatta questo meccanismo, questa vendetta che cresce per poi trascinarci su quel tema come se tutti avessimo nell’animo questo sentimento, che però è proprio di Shylock e non dell’essere umano. Abbiamo deciso di aprire e chiudere lo spettacolo con Shylock. Mentre nel testo di Shakespeare il protagonista esce dimesso, fortemente punito dalla conversione decisa da Antonio e scompare, e nel quinto atto c’è la commedia con la gioia dei ragazzi che si sposano, nella nostra versione Shylock ha un finale molto forte e inquietante”.

di Francesca Monti

credit foto Simone Di Luca

Si ringrazia Manola Sansalone

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