Croazia e Bosnia: alla scoperta dei Laghi di Plitvice e dell’Isola di Krk, di Medjugorje e Mostar

Il viaggio di oggi ci porta alla scoperta non di una sola città, ma di alcuni luoghi incantevoli della Croazia, in particolare i Laghi di Plitvice e l’isola di Krk, e della Bosnia, dove andremo a visitare Medjugorje e Mostar.

Il Parco Nazionale dei laghi di Plitvice è situato in Croazia. Le sorgenti più importanti dalle quali i laghi attingono l’acqua, sono quelle del fiume Nero e del fiume Bianco. Sul suolo impermeabile si sono formati i laghi Superiori (Gornja jezera): lago Prošćan, lago Ciginovac, lago Okrugljak, lago Batinovac, lago Maggiore, lago Minore, lago Vir, lago Galovac, lago di Milin, lago di Gradin, lago Burgeti e il lago più grande, quello di Kozjak.

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Il gruppo dei cosiddetti laghi Inferiori (Donja jezera) è formato dal lago Milanovac, lago Gavanovac, lago Kaluđerovac e lago Novakovića Brod. L’acqua del torrente Plitvice, lungo il suo percorso dà origine ad uno spettacolare fenomeno naturale: da una altezza di 78 metri, il fiume salta nel vuoto, formando un anfiteatro naturale e diventando la cascata più alta di tutta la Croazia.

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Questo flusso d´acqua, insieme a quella del lago, forma un insieme di cascate, chiamato Sastavci, dal quale ha origine il fiume Korana. In questo scenario incantato, che sembra uscire da una favola, vivono tantissime specie di piante e animali. Su una superficie relativamente piccola di questo Parco sono state individuate 1267 specie floreali appartenenti a 112 famiglie. Tra le specie protette presenti nel Parco c’è la pianta dal nome gospina papučica (Scarpetta di Venere), l’orchidea più bella di tutta l’Europa. La particolarità del Parco è rappresentata dalla presenza di piante carnivore. Per quanto riguarda gli animali, il Parco Nazionale dei Laghi di Plitvice ospita l’orso bruno, che rappresenta anche il suo simbolo, ma anche numerosi invertebrati, il granchio di mare e il granchio di fiume, 321 specie di farfalle, insetti, vertebrati, anfibi, pesci, tra cui la trota, rettili e 157 specie di uccelli, tra cui il rarissimo merlo acquaiolo.

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Nel Parco sono state accertate più di 50 specie di mammiferi: ghiri, toporagni, topi campagnoli comuni, ricci, martore, faine, cinghiali, pipistrelli, lupi, caprioli, cervi, gatti selvatici, linci, lontre. Per visitare questo straordinario parco naturale si possono percorrere a piedi i vari sentieri, utilizzare i trenini panoramici per raggiungere alcuni punti remoti del Parco e godere dei bellissimi panorami dei laghi dalle apposite vedute, o salire sui traghetti elettrici “Kozjak”, “Sedra”, “Vidra 2”, “Lija”, “Medo”, “Buk” e“Slap” che navigano per il lago più grande, il Lago di “Kozjak” collegando così i Laghi Inferiori con quelli Superiori. I visitatori dei Laghi di Plitvice possono inoltre assaggiare tante specialità culinarie locali nei ristoranti che si trovano nel Parco, come “Lička kuća”, “Borje” e “Poljana”, o nei tanti altri punti di ristoro e riposo.

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La gastronomia: re della cucina locale è il pesce, dalle sardine agli sgombri, dalle seppie ai calamari e ai polpi, al pescespada, alle cozze, dalle ostriche all’eccellente pesce bianco: dentici, orate, branzini, saraghi, fino ai crostacei come aragoste, astici, granchi ripari e i famosi scampi del Quarnaro, da molti definiti come i più gustosi al mondo. Tra i piatti tipici locali ci sono il Šurlice con gulasch di agnello, i formaggi, la “masnica”pasta unta farcita di cipolla, formaggio e prosciutto crudo o di formaggio dolce e uvetta, la “pita krumpirača” farcita di patate, la “pita zeljanica”pasta farcita di erbe, e i dolci come il Presnac, torta con formaggio pecorino fresco, il “kuglof” (il torcolo), frittelle di pasta e buonissimi strudel con marmellata di ciliegie, fragole, albicocche, o con formaggio.

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L’Isola di Krk (detta anche Veglia) si trova nel Quarnaro ed è collegata alla Croazia grazie al ponte di Veglia. Lo stile di vita tradizionale della sua gente è legato al mare, all’agricoltura e all’allevamento del bestiame, specialmente delle pecore. Il destino dell’isola di Veglia, nel passato come oggi, è simbolicamente legato al numero sette. Nel VII secolo fu popolata dai Croati, il settimo conte Frankopan fu l’ultimo conte di Veglia, per sette volte si difese con successo dagli attacchi dei pirati. Oggi, sull’isola, esistono sette unità amministrative: la città di Veglia e i comuni di Omišalj, Malinska, Punat, Baška, Vrbnik e Dobrinj. Si parlano sette varianti del dialetto cakavo della lingua croata, esistono sette usanze popolari, sette balli e sette costumi tradizionali. Elemento centrale di ogni manifestazione che si tiene sull’isola, legata a una ricorrenza religiosa o al Santo protettore del villaggio, è il sopile, un antico strumento a fiato. La ricchezza delle tradizioni locali viene ogni anno ripresentata al Festival estivo del folklore di Veglia e alla Sfilata dei suonatori di sopile. Celebri sono anche le tipiche canzoni intonate in occasione del Carnevale.

Omišalj: è l’unico villaggio visibile da ogni punto del golfo di Fiume. Considerato uno dei villaggi più antichi dell’isola, è un importante centro culturale, con le sue serpeggianti strade di pietra e le strette case. Da segnalare il Museo delle Lapidi, una piccola collezione di monumenti di pietra che testimonia l’intera storia del villaggio. Le antiche tradizioni si manifestano in occasione della Festa della Madonna, la“Stomorina”, con le danze di giovani ragazzi e ragazze che, sulla piazza, alzano la bandiera sormontata da una corona.

Il villaggio di Njivice, situato nei pressi di Omišalj, la cui origine viene fatta risalire intorno al 1474, era abitato da persone che si dedicavano principalmente alla pesca, alla coltivazione delle olive, all’allevamento del bestiame e alla raccolta del legname nei boschi. Nel corso dei secoli è diventato un centro turistico con strutture ricettive moderne, con alberghi e campeggio. Il villaggio è anche la parrocchia più giovane dell’isola.

Malinska, sorge invece in una zona dell’isola di Krk che, in passato, non aveva né un centro abitato, né un castello. L’area è denominata Dubašnica, il suo nome deriva da“quercia”, ed è ricca di boschi, pascoli e terreni coltivabili.

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Malinska, capoluogo della Dubašnica, in passato era un porto da cui si esportava il legname, nonché la destinazione turistica preferita dell’aristocrazia viennese. Nel 1866, con l’arrivo delle navi a vapore, Malinska si trasformò da porto destinato all’esportazione della legna a luogo di villeggiatura, grazie al suo clima mite. Oggi, è una delle destinazioni principali dell’isola, conosciuta per le numerose spiagge e per la vasta offerta nel campo della ristorazione e del turismo familiare.

Porat è un villaggio tranquillo i cui abitanti, in passato, si dedicavano alla pesca; oggi, invece, il ruolo principale è svolto dal turismo. Il nome del villaggio deriva dalla parola italiana “porto”. Qui si trova il convento glagolitico del terzo ordine dei Francescani, nel cui interno è situato un museo con una collezione sacra e oggetti preziosi, testimonianze della vita e delle tradizioni popolari di quest’area. Vicino al convento sorge la chiesa di Santa Maria Maddalena.

La città di Krk o Veglia era menzionata già da Omero nell’Odissea, con il nome Koureto. La cattedrale di Veglia e il castello della famiglia Frankopan sono i simboli più celebri della città. La basilica paleocristiana fu costruita nel V secolo sui resti delle terme romane. Negli anni seguenti, la cattedrale ha conosciuto stili diversi: romanico, gotico, rinascimentale, barocco, fino a quello odierno. E’ menzionata per la prima volta in alcuni documenti scritti del 1186 ed è dedicata all’Assunzione di Maria. Il castello fu costruito in diverse fasi ed è composto di più elementi. E’ un edificio quadrangolare, lungo 27 metri, alto 9 e largo 17. Alla città vecchia si accede attraverso quattro porte, invece la città moderna, fuori dalle mura, si è sviluppata solo negli ultimi decenni. Nella città di Krk, sono state rinvenute tracce di locali adibiti alla ristorazione, risalenti già agli inizi del Medioevo, i cui primi ospiti stranieri furono dei cechi. La città di Krk è oggi il capoluogo amministrativo, politico, economico e religioso dell’intera isola.

Punat, situata sulla sponda orientale dell’omonima valle, lunga oltre 3 km e larga quasi 2, è considerata uno degli insediamenti più recenti dell’isola. Stando alla leggenda, durante il periodo romano esisteva un ponte che attraversava la valle di Punat e proseguiva verso la città di Krk. Nel corso della sua storia, Punat ha conosciuto lo stesso destino di molti altri villaggi dell’isola e i suoi abitanti, oltre all’agricoltura e all’allevamento del bestiame, si sono dedicati alla pesca e alla costruzione navale: proprio qui, nel 1906, nacque lo stabilimento austro-ungarico di navi a vapore, tra le quali la prima, la Frankopan, collegava il villaggio alla terraferma. Punat è oggi uno dei maggiori centri nautici della Croazia e cuore dell’isola per quanto riguarda la coltivazione delle olive.

L’isolotto di Košljun si raggiunge in barca in 10 minuti. La larghezza del verdissimo isolotto è di poco superiore ai 1.000 metri, la sua superficie è di 68 chilometri quadrati. Tuttavia, in un’area così piccola, sono state classificate ben 540 specie tra piante e funghi. Sull’isolotto di Košljun sorge il convento francescano, i cui frati hanno custodito gelosamente i valori e le storie locali.

La regione di Baška, nella parte sud-orientale dell’isola, è un vero e proprio capolavoro della natura. Proprio qui, nel 1100, fu redatto il certificato di nascita del popolo croato, la Tavola di Baška, scoperta nel 1851 da un giovane prete, Petar Dorčić, nel pavimento di una chiesa pre-romanica dedicata a Santa Lucia, a Jurandvor, vicino a Baška. La tavola in pietra è incisa con caratteri glagolitici. L’alfabeto glagolitico appartiene al popolo slavo, è nato dalla stilizzazione dei caratteri corsivi greci verso la metà del IX secolo e si pensa che il suo creatore sia stato San Cirillo, che lo impiegava per la traduzione di libri ecclesiastici in slavo antico. Baška si distingue anche per la sua spiaggia semicircolare di ghiaia e sabbia, una delle più grandi e più belle dell’Adriatico, lunga oltre 1800 metri e per l’acquario che si trova nel centro città e ospita più di 100 specie di pesci e 400 specie di conchiglie e coclee.

Vrbnik è uno dei villaggi più celebri della Croazia, grazie alla sua eredità glagolitica e a una famosa canzone popolare, con melodia e tema caratteristici, interpretata e recitata in vari modi, intitolata “Vrbniče nad morem”. E’situato, come gli altri castelli antichi dell’isola, a un’altezza di quasi 50 metri sul mare, all’interno di una bellissima scogliera. I suoi abitanti si occupano principalmente di agricoltura, navigazione e pesca. Oggi, il prodotto più famoso di Vrbnik è un vino dal colore giallo oro: lo Žlahtina. Stando alle storie degli anziani del posto, prima che il vino diventasse famoso, nei campi si coltivavano soprattutto cereali per nutrire le famiglie, un tempo ben più numerose di quelle odierne.

Sulla parte orientale dell’isola di Krk si trova il comune di Dobrinj, con l’omonimo centro. Sorge su una collina alta circa 200 metri ed è uno dei castelli medievali che, nel passato, furono la culla dell’alfabetismo croato. Un monumento di particolare valore di questo bellissimo villaggio è la chiesa parrocchiale dedicata a Santo Stefano. Il villaggio è noto anche per il suo pittoresco costume tradizionale, per le manifestazioni folcloristiche, per la scuola di sopele e per la cucina tradizionale.

Nei pressi di Dobrinj si trova la grotta Biserujka, che incanta i visitatori con la sua bellezza. E’ l’unica grotta sull’isola, tra le oltre 50 presenti, ad essere visitabile. La grotta Biserujka (biser vuol dire gioiello) ha questo nome in quanto al suo interno è stato rinvenuto un tesoro, appartenente a pirati locali. E’ lunga 110 metri e i corridoi sotterranei, con le sue numerose stalattiti e stalagmiti e le colonne di calcite le donano una particolarità nelle forme che la rendono veramente speciale. Grazie a sentieri sicuri e attrezzati, la visita della grotta è accessibile a tutti, sia bambini sia adulti.

Šilo è una meta turistica situata nella parte nord-orientale dell’isola, di fronte alla Riviera di Crikvenica. Šilo festeggia il proprio patrono, San Rocco, il 16 agosto, continuando una tradizione che risale alla metà del quinto secolo, quando queste aree furono colpite dalla peste. Gli abitanti di Šilo, come tanti altri sull’isola, pregarono San Rocco di salvarli dall’epidemia; da quella preghiera nacquero le processioni che dal campo conducono alla chiesa di San Niccolò.

Klimno è situato nella parte orientale dell’isola. E’particolarmente apprezzato per la sua ricca offerta gastronomica, con specialità di mare e vino locale. La baia di Klimno comprende anche i villaggi di Soline e Čižići. Soline è nota per le saline del periodo preromano. La località di Meline, conosciuta per i suoi fanghi curativi, si trova tra Soline e Čižići. Quest’ultimo è, in parte, affacciato sul mare e, in parte, avvolto da una ricca vegetazione. Klimno è la località maggiore della baia e una delle più antiche della zona. A testimonianza di ciò, rimane la piccola cappella di San Clemente, del 1381, con un’epigrafe glagolitica.

Sull’isola di Krk si trovano anche due riserve ornitologiche: infatti l’isola di Prvić e la scoscesa costa nord-orientale dell’isola, sono l’habitat naturale dei grifoni.

BOSNIA

E ora ci trasferiamo in Bosnia e andiamo alla scoperta di Medjugorje e Mostar.

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Medjugorje: era il 24 giugno 1981 verso le ore 18, quando sei giovani della parrocchia di Medjugorje, Ivanka Ivankovic, Mirjana Dragicevic, Vicka Ivankovic, Ivan Dragicevic, Ivan Ivankovic e Milka Pavlovic, hanno visto sulla collina Crnica, nel luogo chiamato Podbrdo, un’apparizione, una figura bianca con un bambino nelle braccia. Sorpresi e spaventati, non si sono avvicinati ad essa. Il giorno dopo alla stessa ora, il 25 giugno 1981, quattro di loro, Ivanka Ivankovic, Mirjana Dragicevic, Vicka Ivankovic ed Ivan Dragicevic, si sono sentiti fortemente attirati verso il posto dove, il giorno precedente, avevano visto quella che hanno riconosciuto come la Madonna. Marija Pavlovic e Jakov Colo li hanno raggiunti. Il gruppo dei veggenti di Medjugorje fu così formato. Hanno pregato con la Madonna ed hanno parlato con essa. Da quel giorno, hanno avuto apparizioni quotidiane, insieme o separatamente. Milka Pavlovic ed Ivan Ivankovic invece non hanno mai più visto la Vergine.

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Medjugorje conta attualmente 4300 abitanti, ed è situata alla base di due colline, il Krizevac ed il Podbrdo (il nome Međugorje significa proprio “fra i monti”). La splendida chiesa di Sv. Jakov (San Giacomo), facilmente riconoscibile dalle due torri campanarie e dal colore giallo chiaro che la contraddistingue, fu ricostruita nel 1897, ed è preceduta da un ampio piazzale dove si trova una statua della Vergine (Regina della pace) sull’angolo destro all’inizio della piazza. Dietro l’abside della chiesa c’è un altare esterno per le celebrazioni eucaristiche all’aperto, che si svolgono specialmente in estate quando il flusso di pellegrini difficilmente riesce ad essere contenuto all’interno della Chiesa. Il viale alberato che è stato chiamato Via Domini, dove sono state posizionate le formelle dei misteri luminosi del santo Rosario, conduce ad uno spazio di preghiera e silenzio, dove c’è una grande scultura in bronzo del Cristo Risorto realizzata dallo scultore sloveno Andrija Ajdič nel 1998 e da questi donata al Santuario di Medjugorje. Dal ginocchio destro di questa scultura da qualche anno fuoriesce continuamente un liquido simile a una lacrima, che non evapora e non gela. I pellegrini con tanti fazzolettini tergono il ginocchio della grande statua del Cristo Risorto, raccogliendo le lacrime da portare ai malati.

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Ci sono altri due luoghi di devozione importantissimi, il Monte Križevac e il Podbrdo, la Collina delle Apparizioni. Sulla cima del Križevac è stata costruita una Croce monumentale, alta 8.5 metri e larga 3.5, in onore dell’Anno Santo della Redenzione 1933-’34, ad opera dei parrocchiani di Medjugorje.

La costruzione della croce è iniziata nel 1933 ed è stata completata un anno dopo. Da quel momento il monte Šipovac è stato chiamato Križevac, monte della Croce. Sembra che uno dei motivi che spinse la popolazione ad erigere la croce fu l’abbondante pioggia che minacciava i raccolti. Così il parroco di allora, Bernardin Smoljan, chiese ai parrocchiani, nonostante la loro povertà, di costruire la croce a memoria dei 1900 anni dalla morte di Gesù. Alcune reliquie della vera Croce di Gesù, ricevute da Roma per l’occasione, sono state inserite nell’asta della croce stessa. Il 16 marzo 1934 fu celebrata la prima Santa Messa ai piedi della croce.

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Contrapposta al Križevac si trova la Collina delle Apparizioni, che fa parte del monte Crnica, e prende il nome di Podbrdo. Il percorso è più breve rispetto alla salita del Križevac ma è comunque impegnativo, in quanto sono presenti delle rocce calcaree su cui salire per raggiungere la cima. Accompagnano la salita dei rilievi bronzei,15 tavole raffiguranti i Misteri della Gioia, del Dolore, della Gloria, opera di un artista italiano, Carmelo Puzzolo. La fatica dell’ascesa è ripagata dall’emozione che si prova quando si arriva alla grande croce in legno che segna il luogo dove la Vergine Maria si rivelò come Regina della Pace durante il terzo giorno delle apparizioni e alla statua della Regina della Pace, una riproduzione simile a quella presente sul piazzale della chiesa parrocchiale, che è stata portata lì nel 2001, durante il ventennale delle apparizioni mariane.

Da qui si possono fare delle interessanti escursioni alle belle cascate di Kravice, a Mostar e a Sarajevo, la capitale della Bosnia.

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Mostar è una città che merita di essere visitata e che porta ancora ben visibili i segni della guerra civile Jugoslava sulle sue case e sui suoi monumenti (vi consigliamo a riguardo il libro: Diario di Zlata, Rizzoli Editore, scritto da una bambina bosniaca di 11 anni, Zlata Filipovic, all’epoca dell’assedio di Sarajevo). Le truppe serbe e montenegrine, appoggiate dall’Esercito Popolare Jugoslavo, bombardarono per la prima volta Mostar il 3 aprile 1992 e nelle settimane successive presero il controllo di gran parte della città. Oltre a causare immense sofferenze alle popolazioni locali, i tiri d’artiglieria danneggiarono o distrussero diversi bersagli civili. Tra questi ci furono un monastero cattolico, quello dei francescani, la locale cattedrale cattolica della Beata Vergine, Madre della Chiesa, il palazzo del vescovo cattolico con l’annessa biblioteca di 50.000 volumi, come pure vari luoghi di culto musulmani (la moschea di Karadžoz-beg, quella di Roznamed-ij-Ibrahim-efendija e dodici altre).

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Lo Stari Most, il meraviglioso ponte vecchio, a schiena d’asino, largo 4 metri e lungo 30, domina il fiume Narenta da un’altezza di 24 metri. È protetto da due torri, chiamate Helebija (a nord est) e Tara (a sud ovest), chiamate mostari (cioè “le custodi del ponte”). L’arco del ponte venne costruito usando una pietra locale chiamata tenelija. Lo Stari Most rappresenta il simbolo della città e collega la parte cristiana a quella musulmana di Mostar. Venne commissionato dal sultano Solimano il Magnifico nel 1557 per rimpiazzare un vecchio ponte sospeso di legno, piuttosto instabile. Il ponte in pietra venne ultimato nove anni dopo. Fu costruito da un certo Mimar Hayruddin, un discepolo del celebre architetto ottomano Sinan. Si ritiene comunemente che lo Stari Most fosse il ponte a singolo arco più grande del suo tempo, il che lo rende uno dei capolavori architettonici dell’umanità. Il ponte di pietra del XVI secolo fu distrutto il 9 novembre 1993 dal fuoco di un mortaio croato. Nel 2004 ne è stata completata la ricostruzione, nell’ambito del recupero dell’intera città vecchia, che è stata iscritta dall’Unesco nella lista dei siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità. Per i giovani della città di Mostar il salto nella Narenta (in bosniaco Neretva) dalla cima del ponte è una radicata tradizione, anche se estremamente rischiosa a causa dell’altezza e della temperatura bassissima dell’acqua del fiume. Il primo a tuffarsi dopo la riapertura del ponte è stato un certo Enej Kelecija, ora emigrato negli Stati Uniti.

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Mostar è un mosaico di culture, tradizioni, religioni differenti. Sempre nei dintorni dello Stari Most sono da vedere Stari Grad(Città Vecchia), la moschea di Karađozbeg – Karađozbegova džamija, la Franjevačka crkva, chiesa col più alto campanile della Bosnia – Erzegovina; la Bišćevića sokak, strada con la famosa casa Turca; lo storico quartiere Brankovac, con le case ed i cortili delle più antiche famiglie di Mostar, costruito in stile ottomano; il vecchio insediamento di Blagaj, con la sorgente del Buna, la famosa Tekija, e la città vecchia dell’antico proprietario dell’Erzegovina, il duca Stjepan Grad; il Parco Naturale Ruište, sulla montagna Prenj, famoso per le varietà di giglio bosniaco; la riserva naturale “Diva Grabovica”; il “Mostarsko blato”, parco naturale nella zona ovest della città; la casa del famoso poeta Aleksa Šantić e il Museo dell’Erzegovina.

Testo e foto di Francesca Monti

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