“Chiare, fresche e dolci acque” e “Crack atomico” sono le inchieste con cui “Report Cult” torna domenica 30 luglio alle 23.55 su Rai3

“Chiare, fresche e dolci acque” di Claudia Di Pasquale con la collaborazione di Michela Mancini e “Crack atomico” di Emanuele Bellano con la collaborazione di Simona Peluso e Ilaria Proietti. Sono le inchieste con cui “Report Cult” torna domenica 30 luglio alle 23.55 su Rai3. Al centro della prima, le acque che sgorgano in aree incontaminate, vengono imbottigliate direttamente alla sorgente e sono batteriologicamente pure. Quello delle acque minerali è un mercato in crescita. Siamo il paese, in Europa, che consuma più acqua minerale imbottigliata: oltre 12 miliardi di litri l’anno, con un fatturato di tre miliardi e mezzo di euro. Ma quali sono le normative che regolano questo settore? E quali sono le differenze con l’acqua potabile? Dalla Basilicata al Lazio fino al Trentino Alto Adige, scopriremo quanto pagano le aziende per la concessione delle sorgenti, e se hanno o meno partecipato a una gara a evidenza pubblica per averne la disponibilità. Ma cosa beviamo? Report ha fatto analizzare da un prestigioso istituto inglese trentadue tra i più famosi marchi di acqua che sono presenti sulle nostre tavole.

Un altra domanda è al centro di “Crack atomico”: quanto sono sicure le centrali nucleari europee? La bancarotta della francese Areva, società pubblica produttrice di reattori, è stata evitata solo grazie all’intervento del governo, mentre non ce l’ha fatta l’americana Westinghouse, nome storico nell’industria del nucleare. Una crisi che colpisce l’intero settore e rischia di ripercuotersi sulla sicurezza. “Report cult” va a vedere lo stato dei reattori: alcuni hanno già raggiunto la fase conclusiva del loro ciclo di vita, altri soffrono di drammatici problemi strutturali, per altri ancora sono emerse gravi anomalie che erano state tenute nascoste falsificando documenti e rapporti interni. In un caso addirittura la centrale nucleare è stata costruita a poche centinaia di metri da una faglia sismica attiva, di intensità medio-alta. Nonostante tutto i reattori continuano a essere tenuti in attività, perché i governi non possono permettersi di rinunciare all’energia prodotta da queste centrali. L’Italia ha chiuso con il nucleare negli anni ottanta. Da quella stagione ha ereditato tonnellate di rifiuti radioattivi che per legge dovrebbero essere stoccati in un deposito nazionale appositamente costruito. Sono passati trent’anni e ancora non c’è nulla, nonostante sia stata creata appositamente la Sogin Spa, società pubblica che finora è costata ai contribuenti circa tre miliardi di euro. Report mostra in esclusiva un documento che riguarda i siti prescelti per il deposito.

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