Viaggio alla scoperta della Sardegna: Cagliari e la Laguna di Santa Gilla

Il nostro viaggio alla scoperta della Sardegna prosegue a Cagliari, la splendida Città del sole e alla Laguna di Santa Gilla per vedere da vicino i fenicotteri rosa.

La nostra visita parte dal quartiere di Castel di Castro ovvero l’antica città di Cagliari, dove si trovano la Cattedrale di Santa Maria e le due Torri Pisane (quella dell’Elefante e quella di San Pancrazio). La Cattedrale di Santa Maria, edificata nel Duecento, conserva al suo interno due bellissimi pulpiti, realizzati tra il 1159 e il 1162 per la Cattedrale di Pisa e donati a Cagliari nel 1312. Dal presbiterio si scende al Santuario, scavato nella roccia e diviso in tre cappelle. La torre di San Pancrazio, datata 1305, è stata edificata per difendere il lato settentrionale della città di Cagliari. Gli Aragonesi la utilizzarono come carcere e successivamente come alloggio per funzionari e magazzino. Oggi è aperta al pubblico e, attraverso le gradinate in legno, si può raggiungere la sommità dei 35 metri. La torre detta dell’Elefante, in stile pisano, fu progettata dall’architetto Giovanni Capula agli inizi del XIV secolo e venne completata nel 1307. Si tratta di uno degli ingressi al quartiere Castello e presenta quattro piani, costruiti su soppalchi in legno, secondo il modello pisano. Sulla facciata sud, a pochi metri dal selciato, vi è la scultura dell’elefante. Durante la seconda metà del XIX secolo, questa torre venne utilizzata come carcere. Nella Galleria Comunale di Cagliari, all’interno dei Giardini Pubblici, invece sono conservate oltre 50 opere tra dipinti e sculture dei maggiori artisti sardi, da Francesco Ciusa con la famosa opera “La Madre dell’ucciso”, a Giuseppe Biase, il più importante pittore sardo, da Melkiorre Melis a Mario Delitalia, da Maria Lai a Costantino Nivola.
Nella Cittadella dei Musei, il moderno complesso che occupa l’area del Vecchio Arsenale, trovano posto quattro collezioni: il Museo Archeologico Nazionale, la Pinacoteca Nazionale, con una ricca collezione di tele, stemmi ed arredi dal XV al XVIII secolo; il Museo Siamese Cardu, che conserva armi, vasellame, oggetti provenienti dall’Oriente, e la Collezione delle Cere, con accurati modelli anatomici in cera colorata, realizzati nell’Ottocento dal ceroplasta fiorentino Clemente Susini.
Il Museo Archeologico Nazionale conserva un ricco patrimonio di oggetti e altri reperti, tra cui molti pezzi di alta qualità. Sono ricostruite in successione le diverse culture antiche dell’isola mediante ceramiche e piccola statuaria pre-nuragica, lingotti di rame, bronzetti e ceramiche nuragiche, iscrizioni, ceramiche e corredi tombali fenici, steli (una delle collezioni più importanti del mondo) e splendidi gioielli di fattura punica. Di particolare interesse le provenienze dalle necropoli di Nora e Tuvixeddu (oggetti di produzione punica, oppure importati da Grecia, Italia e Spagna), la ricca dotazione di ceramiche, terrecotte, vetri, statue e sarcofagi romani, oreficerie dell’alto Medioevo.

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Proseguendo nella visita di Cagliari, ci spostiamo verso il Bastione di San Remy, che raggiungiamo attraverso l’ascensore situato nei pressi della bellissima Chiesa di Santa Chiara, un gioiello in stile barocco, situata nel quartiere di Stampace. Il Bastione di San Remy, uno dei simboli della città, risale alla fine dell’Ottocento ed è composto da due terrazze sovrapposte, di diversa grandezza. Verso Piazza Costituzione si apre uno scenografico prospetto neoclassico in granito, con un arco trionfale e una lunga scalinata. Il panorama visto dal Bastione di San Remy è semplicemente fantastico. Ci spostiamo poi in Piazza Yenne, sovrastata dallo scenografico bastione di Santa Croce e cinta in parte da palazzi ottocenteschi. Da qui parte la strada fatta costruire dal sovrano sabaudo Carlo Felice per collegare Cagliari a Porto Torres. Al re è dedicato il monumento che si erge allo sbocco di Largo Carlo Felice, il viale che conduce verso il porto. La tappa successiva è la Chiesa di Sant’Efisio Martire, che custodisce la statua del veneratissimo Santo, che pare fosse stato rinchiuso nella cripta della chiesa, alla quale si accede da un ingresso a parte in via Sant’Efisio. Ogni primo maggio la statua viene spostata dalla chiesa e portata in processione verso Nora, a bordo di uno splendido carro d’epoca trainato da buoi, per poi ritornare “a casa” il 4 maggio. Il rito si ripete ogni anno dal 1656, ovvero da quando fu fatto voto dalla municipalità, che invocò l’aiuto del Santo affinché liberasse Cagliari dalla peste. Il lungo corteo che segue la processione, sia all’andata che al rientro, viene salutato anche dall’apertura serale dei negozi e folklore cittadino, che trasformano l’evento in una festa popolare. Meritano una visita anchela Chiesa di Sant’Agostino, con un’austera facciata cinquecentesca, la Chiesa di San Saturno, fra i più antichi monumenti cristiani dell’isola, eretta nel V-VI secolo, la Chiesa di San Giacomo del 1346, che conserva l’impianto gotico- catalano a navata unica con cappelle laterali e presbiterio rialzato, e al suo interno il gruppo del Sepolcro, terracotta policroma del XV-XVI secolo; la Chiesa di San Domenico, il cui edificio attuale, con prospetto in calcare preceduto da un’ampia gradinata, fu inaugurato nel 1954; la Chiesa di Santa Restituta, la Chiesa di Sant’Anna, quella di San Michele, la chiesetta dei SS. Lorenzo e Pancrazio, e nascoste tra le vie della città nel quartiere Marina, le Chiese di S.Antonio abate e S.Rosalia, di S.Sepolcro e S.Eulalia.

Sulla collina di Monreale-Bonaria, sorge la basilica di Nostra Signora di Bonaria, monumentale complesso dedicato alla Madonna protettrice dei marinai. Comprende una grande Basilica con facciata in calcare preceduta da una lunga scalinata che scende verso il mare, e un Santuario del XIV secolo, nel quale è collocata una statua lignea della Vergine che secondo la leggenda sarebbe approdata dal mare nel 1370. Sul colle di San Michele si trova l’omonimo castello, un edificio fortificato composto da tre torri e un fossato che circonda la struttura, risalente al periodo tra il 1350 e il 1511, epoca in cui fu abitato dalla Famiglia Carroz, nobile casata spagnola. L’ultima tappa è stata all’aristocratica villa di Tigellio, costituita da tre domus urbane del I secolo, e all’Anfiteatro romano, del II secolo, che conserva la fossa per le belve, la cavea e gran parte delle gradinate ellittiche. Nelle vicinanze sono situati il Giardino Botanico e l’Università degli Studi di Cagliari.  Tre sono i più famosi mercati della città: quello di San Benedetto nel quartiere Villanova, con i banconi di marco e l’ottima frittura di pesce, quello popolare di via Quirra nel quartiere Is Mirrionis e il mercato di Sant’Elia (solo di domenica) nel quartiere dei pescatori, a due passi dal mare, con bancarelle di pesce fresco appena pescato e di carne arrosto.

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Dopo aver visitato la città ci spostiamo verso la Laguna di Santa Gilla, situata tra i comuni di Cagliari, Elmas, Assemini (paese di antica tradizione della ceramica, dove si trovano importanti testimonianze nuragiche come i nuraghi di Is Fanebas e di Cuccuru Ibba) e Capoterra. L’area di eccezionale valore naturalistico si estende su una superficie di 15.000 ettari, sino alla foce del Fluminimannu e del Rio Cixerri. L’importanza di quest’area non è solamente storica, e quindi legata all’area in cui sorgeva l’antica roccaforte giudicale di Santa Igia: infatti per le sue risorse naturalistiche è tra le più interessanti aree umide dell’Unione Europea. Qui vivono tantissime specie di uccelli, alcuni dei quali rarissimi come fenicotteri rosa, cormorani, aironi, che hanno fatto della laguna il loro habitat naturale e il luogo prediletto per la riproduzione. Lungo il percorso si trovano alcune postazioni dove gli amanti del birdwatching possono ammirare circa 70 tipi di uccelli ed esplorare l’area.

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Il Parco di Molentargius è un parco che si estende tra il mare e la città. Si tratta di un’area molto estesa, famosa soprattutto per la presenza dei fenicotteri rosa e dei cormorani. Ma il parco è perfetto anche per una passeggiata in bicicletta o a cavallo, per una gita sul battello elettrico, per una giornata in completo relax e silenzio in un’oasi che un tempo era anche la sede delle Saline. Il Parco Naturale Molentargius – Saline é situato tra Cagliari e Quartu S. Elena e comprende due bacini d’acqua dolce (Bellarosa Minore e Perdalonga) e uno di acqua salata (Bellarosa Maggiore o Molentargius). Alcuni di questi bacini furono usati in epoca remota per la produzione di sale e nei primi anni del ‘900 impianti moderni e alcuni edifici in stile Liberty incrementarono il valore dell’area che era chiamata “Città del Sale”. Oggi la produzione del sale è stata interrotta e Molentargius è un’area naturalistica di grande valore internazionale; nel 1999 è diventato un Parco Regionale. Gli scenari sono mozzafiato e sono il soggetto perfetto per scattare tante foto. La natura, l’acqua, i fenicotteri rosa che con eleganti movimenti si immergono per pescare i pesci, il sole e il silenzio che ti permette di assaporare ogni istante di questo posto magico, è qualcosa di meraviglioso.

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Il nostro viaggio non poteva che concludersi al Poetto, quasi otto chilometri di spiaggia finissima bianca e un mare limpido ed incantevole, tanto che Giaime Pintor, negli anni Trenta, definì le sue sabbie “quasi africane”. La spiaggia si trova tra i comuni di Cagliari e Quartu Sant’Elena. Il lungo arenile che collega la Sella del Diavolo al Margine Rosso, nel comune di Quartu, prende il nome probabilmente dalla torre detta del Poeta, che si innalza nel versante orientale del promontorio di S. Elia. I primi stabilimenti balneari su questa riviera furono, ai primi del Novecento, il Lido e il D’Aquila. Con il passare del tempo, sorsero i casotti in legno, colorate costruzioni a metà strada tra lo spogliatoio e la minuscola casa in riva al mare.
Oggi il suo aspetto è molto diverso. Il turismo di massa ha portato alla costruzione di bar, pizzerie, chioschi di bibite e gelati, luna park, con la cancellazione del teatro all’aperto del Lido degli anni Venti e Trenta, e dei vecchi casotti, demoliti nel 1986.
Ma l’incanto del Poetto è rimasto immutato, soprattutto se si va in spiaggia non nelle ore di punta della giornata, ma quando c’è meno gente e si può lasciarsi trasportare dalla bellezza del mare trasparente che si confonde con il cielo azzurro. Allora, si capisce l’origine della favola che ha dato il nome di golfo degli Angeli all’insenatura e di Sella del Diavolo alla collina che la domina.
I diavoli che un tempo si erano impossessati della baia furono sconfitti dall’arcangelo Michele. Nella fuga precipitosa il capo dei demoni, Lucifero, perse la sella, che cadde in mare pietrificandosi. Da quel momento il golfo sarebbe stato preso in custodia dagli angeli, con una perenne promessa di tranquillità. Nel litorale di Quartu Sant’Elena, è famosa la tradizione dei ricci appena pescati mangiati con pane e vino bianco. Per una serata all’insegna del divertimento, consigliamo i quartieri Marina, Villanova e Stampace, tra pizzerie, locali, musica jazz e contaminazioni multiculturali.

Cagliari non è soltanto la Città del Sole, ma offre anche una vasta scelta di ottimi piatti, a cominciare dalle buonissime pizzette sfoglie e al taglio, passando per la grande varietà di pane come su cifraxu, il più comune, è un impasto di farina a forma di grossa pagnotta; su coccoi è fatto con pasta di semola elaborata a piccole creste, che con la cottura diventano dorate e croccanti (is pizzicorrus); su pani carasau è una sfoglia rotonda, sottilissima e croccante di farina e semola, ottima con olio e sale (su pani guttiau). Dal carasau si ottiene su pani frattau, cuocendo le sfoglie condite a strati con pomodoro, carne macinata, pecorino e uova. Molto conosciuta ed apprezzata è anche la spianada. Un pranzo tipicamente sardo inizia con un antipasto di terra o di mare: prosciutto di cinghiale, salsiccia, piedini d’agnello o di vitello, arselle o cozze alla marinara, burrida (gattuccio di mare con prezzemolo e noci), bottargaservita a fettine con olio d’oliva.
Tra i primi piatti spiccano sa fregula (semola grossa impastata con acqua tiepida e ridotta in piccoli grumi) servita in brodo di pesce; malloreddus, gnocchetti di semola e zafferano conditi con pomodoro e formaggio; culingionis, ravioli di semola fine, e panadas, grandi involucri di pasta con ripieno di verdure, carni o anguille. A quest’ultima specialità è dedicata una sagra che si svolge in luglio ad Assemini. Le carni tradizionali sarde sono porchetto, agnello e capretto cotti allo spiedo. Per quanto riguarda il pesce, viene solitamente cotto alla brace (orate, mormore, spigole, triglie, muggini e anguille), mentre aragoste, gamberi, seppie e arselle sono usate come condimento per pastasciutte e risotti.
Tra i prodotti tipici della Sardegna troviamo diversi tipi di formaggio, tra cui il fiore sardo (o pecorino sardo); il pecorino romano; il dolce sardo, a pasta molle e fatto con latte vaccino; il su casu marzu (“formaggio marcio”): all’interno della forma si sviluppano minuscoli vermi bianchi che, in tempi opportuni, riducono la pasta in crema delicata e piccante. C’è poi una grande varietà di dolci: sebadas, frittelle di pasta sottile ripiene di formaggio fresco e cosparse di miele, pardulas, canestrini di formaggio e ricotta, bianchittus di albume e zucchero, pistoccheddus, pirichittus e papassinas a base di farina, uova e zucchero. Le mandorle, infine, compongono amarettus, gueffus, candelaus e sospirus.
Tra i vini ricordiamo quelli del Campidano, bianchi o rossi (Nuragus, Barbera, Monica, Cannonau, Moscato), alcuni ottimi anche come aperitivi (Vermentino, Vernaccia). Caratteristici i liquori digestivi distillati da bacche di mirto e su fil’e ferru, l’acquavite sarda, così chiamata dall’uso dei coltivatori che interravano il distillato segnalandone la presenza con pezzi di fil di ferro conficcati nel terreno. L’artigianato sardo, infine, offre pregevoli tappeti, arazzi, tovaglie e asciugamani, ceramiche e terracotte, ferri battuti, gioielli in oro e argento, coltelli artigianali, cestini.

Domani nella terza e ultima tappa in Sardegna andremo alla scoperta di Olbia. Stay tuned!

Testo e foto di Francesca Monti

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