MITO 2018: FOLK BAROCCO dell’ensemble Brù al Teatro Filodrammatici alle 17, DANZARE NEL MEDIOEVO dell’Ensemble CivicaScuola C. Abbado al Teatro Edi alle ore 21

Il variegato programma di questa XII edizione di MITO SettembreMusica, caleidoscopica Suite che propone esperienze e programmi sempre nuovi, mostra anche in questo caso la propria raffinata coesione di fondo nel richiamarsi, costantemente ed elegantemente, al tema di base: la danza. Ed in particolare alla danza antica, di cui ne indaga, musicalmente, le origini.

Venerdì 7 settembre, due concerti guardano allo stretto connubio che unisce, musica, voce, danza e tradizioni, restituendone un quadro interessante, e mai didascalico, che va dal XII secolo fino al barocco, interpretato nelle sue matrici popolari più profonde.

Alle 17, al Teatro Filodrammatici, protagonista l’ensemble barocco Brù, che eseguirà danze composte tra Sei e Settecento e le loro matrici popolari irlandese, scozzesi, svedesi e finlandesi. Con ben quattro prime esecuzioni in Italia.

Alle 21, al Teatro Edi – Centro Sociale Barrio’s, MITO coinvolge un’altra protagonista del mondo artistico milanese: la Civica Scuola di Musica Claudio Abbado di Milano che porta al festival il suo Ensemble di musica medievale per far esplorare danze e ballate, tra fonti letterarie e brani vocali dal XII al XIV secolo.
Folk-Barocco (Ensemble Brù)
(ore 17, Teatro Filodrammatici)

L’intrigante programma dall’ensemble specializzato Brù nel pomeriggio indaga le origini e le suggestioni di componimenti e danze scritti da compositori di Sei e Settecento, mettendoli a confronto con le loro matrici popolari, radicate in brani di musica tradizionale di stampo nordico, tra Irlanda, Scozia, Svezia e Finlandia. Con arrangiamenti in stile folk-barocco.

L’incredibile e vivacissimo gruppo strumentale estremamente creativo è nato su impulso dell’eclettico italo-indiano Krishna Nagaraja. Formato da organico flessibile composto da musicisti attivi sulla scena europea di musica barocca, sarà composto per l’occasione dalla stratosferica flautista francese Anna Besson, al flauto traversiere, Davide Monti al violino barocco, Krishna Nagaraja alla viola barocca, Marco Testori al violoncello barocco e Michele Pasotti alla tiorba.

Brù ci guida in un percorso musicale folkloristico che ritorna alle origini. Non dimentichiamo, infatti, che, nell’Europa del XVI-XVII secolo, poteva persino essere difficile distinguere i due mondi, quello tradizionale e quello popolare, perché inizialmente da questo terreno comune si svilupparono indipendentemente i due generi. La matrice popolare di fondo si rispecchia nell’etichetta di Folk-Baroque: un’impronta di linguaggio che rivive dal ripescaggio di formule, idiomi ritmici, moduli melodico-armonici in gran parte sull’area irlandese, svedese, finnica (quest’ultima, la stessa dove Krishna Nagaraja si era trasferito); in più con uno sguardo attento anche alla Polonia e all’avamposto più profondo dell’Europa dell’est.

Il programma muove da Les Caractères de la Danse, composta da Jean-Féry Rebel nel 1715, suite opulenta raccoglie che una quindicina di danze sei-settecentesche. Per poi iniziare glia accostamenti veri e propri. Va ricordato infatti che nel Settecento i vari Telemann, Vivaldi e Geminiani dovevano conoscere molto bene il retroterra musicale del popolo, così come ovviamente accadrà due secoli più tardi a Bartók, Hindemith e più di recente a Ligeti. Per questo gli equilibri sono sempre molto delicati, perennemente in bilico fra nuovo e antico, intenzione e tradizione. Ecco allora brani tradizionali scozzesi e irlandesi, in arrangiamento, accostati alla “vera” Scozzese di Veracini. O, spostandosi nell’aria baltica, tra Polonia e Paesi nordici, ecco il richiamo a Telemann con il suo Concerto TWV 43:G7 “Polonois” che ci fa rivivere perfettamente la stessa atmosfera popolare in voga in quelle regioni, ma filtrata da uno stile più galante, raffinato e colto. Per indugiare infine nel retroterra folk della musica antica svedese, quando la Finlandia era ancora un feudo culturale della Svezia: prima con The Lappfjärd set, poi con una Polska efter Gubben  Kihlstedt (Polska after Somebody in Värmland), polska davvero particolare, cin punte di hard rock. Entrambi in prima esecuzione assoluta.

Il concerto sarà preceduto da una breve introduzione di Gaia Varon.
Il testo si avvale del contributo musicologico di Luigi di Fronzo.
Danzare nel Medioevo
(ore 21, al Teatro Edi – Centro Sociale Barrio’s)

L’ensemble di musica medievale della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado di Milano esplora danze e ballate, tra fonti letterarie e brani vocali dal XII al XIV secolo. Il ricco programma esplora il ballo non solo in quanto genere strumentale ma prima ancora come danza associata a brani vocali.

Nel Medioevo l’atteggiamento nei confronti della danza è ambivalente: considerato, da un lato, un’attività peccaminosa, dall’altro il ballo è visto come un’umana imitazione dell’ordine celeste e una nobile espressione di serenità spirituale. Un’ambivalenza, riflessa nell’iconografia, che corrisponde alla capillare diffusione della danza in ogni ambito, contesto e strato della società medioevale. Una società nella quale tutti ballavano, dal re ai servi, nei palazzi, nelle chiese, nelle strade e nei giardini, per celebrare festività religiose e avvenimenti politici o semplicemente come passatempo.

Le parole chiave «saltare» e «ballare» riecheggiano nei nomi dei pezzi da danzare, come nel caso del saltarello (dal Quattrocento inglobato nella famiglia della bassa danza), del trotto e della ballata, una forma di poesia chiamata anche canzone a ballo perché destinata al canto e alla danza e che è uno dei generi portanti dell’Ars Nova italiana del Trecento, di cui è protagonista Francesco Landini.

Il nesso tra poesia, musica e danza del resto è essenziale anche per altre tipologie come il rondeau e l’estampie (o estampida o istampitta), costituita dalla successione di sezioni ripetute, di cui Kalenda Maya di Raimbaut de Vaqueiras è probabilmente l’esempio più illustre.

Il concerto sarà preceduto da una breve introduzione di Luigi Marzola.

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