Recensione di Corochinato, il nuovo disco degli Ex-Otago

Si intitola “Corochinato” il nuovo disco degli Ex-Otago, che arriva a due anni e mezzo di distanza da Marassi.

Un album che conferma il legame con la loro città d’origine, Genova, e il talento della band composta da Maurizio Carucci, Francesco Bacci, Simone Bertuccini, Olmo Martellacci e Rachid Bouchabla, capace di raccontare emozioni, radici e sentimenti in modo malinconico ma allo stesso tempo leggero e originale.

Dieci tracce variegate nel sound, ricco di contaminazioni, dal pop al blues all’elettronica, a plasmare un disco che si apre con le sonorità anni ’90 di “Forse è il contrario”, un invito a mettere in discussione le cose che sembrano certe, passando per “Bambini”, un brano dalle sfumature malinconiche in cui la nostalgia per i tempi passati si trasforma nel sorriso felice di chi ha sempre seguito il proprio istinto nella vita.

Si arriva quindi a ballad come “Torniamo a casa” in cui la casa è intesa come se stessi, “Questa notte”, una vera e propria dichiarazione d’amore, suggellata dalla chitarra acustica, e “La notte chiama” in cui si preferisce restare a casa con la persona amata piuttosto che passare una serata trasgressiva. Ci sono poi il primo singolo “Tutto bene” che rimanda al fatto che troppo spesso diciamo che va tutto bene anche quando non è così, “Infinito”, una ballad che racconta il bisogno di spogliarsi della superficialità e di guardarci dentro, e “Tu non mi parli piu'”, in cui affiorano i ricordi delle piccole cose, quelle piu’ semplici e importanti, vissute dieci anni prima insieme alla persona amata, ma che allo stesso tempo vede protagonista Genova, il luogo del cuore della band. Perchè alla fine l’amore è ciò che conta veramente, che sia giovane o maturo come quello cantato nel romantico brano sanremese “Solo una canzone”, un legame che resiste nel tempo e che trova la sua massima espressione in un abbraccio.

“Corochinato”, proprio come l’aperitivo di vino bianco e spezie servito nei bar del centro storico del capoluogo ligure che ha ispirato il titolo, è un disco che va assaporato lentamente, per cogliere tutti i sapori e i colori della musica degli Ex-Otago.

di Francesca Monti

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