Debutta in prima nazionale assoluta a Roma, dall’8 all’11 ottobre al Teatro degli Audaci, lo spettacolo “Una stanza al buio”, commedia “gialla” scritta da Giuseppe Manfridi e interpretata da Claudio Zarlocchi e Alessia Fabiani, per la regia di Francesco Branchetti.
Uno scapolo viene ucciso nel suo appartamento, trasformato in una piccola garconnière. Mentre le indagini proseguono, un uomo e una donna si incontrano sul luogo del delitto. Davanti ai loro occhi si presenta una sagoma di gesso. Lui introverso, oppresso dalla rabbia e dall’ansia, scultore e amministratore dello stabile. Lei misteriosa, intrigante e piena di sé.
I due protagonisti ci conducono in un misterioso balletto di emozioni fino a sprofondare in un vortice creato da loro stessi e dal mondo di valori e stili di vita che hanno abbracciato, dal quale solo il colpo di scena finale farà uscire.
In questa intervista che ci ha gentilmente concesso Claudio Zarlocchi ci ha parlato di Anton Giulio, il suo personaggio, di cosa rappresenta per lui il teatro e della sua collaborazione con il centro clinico CuoreMenteLab.
Claudio è protagonista di “Una stanza al buio” che debutta l’8 ottobre in prima nazionale assoluta al Teatro degli Audaci di Roma. Cosa può raccontarci di questo spettacolo e in particolare del personaggio da lei interpretato?
“Posso raccontare molto poco in verità sulla trama in quanto questo splendido testo di Giuseppe Manfridi, magistralmente diretto da Francesco Branchetti, è una commedia gialla, ricca di colpi di scena e non vorrei fare spoiler come si dice in questo periodo dove imperano le serie tv! Posso dirvi che all’interno di questa stanza al buio è stato commesso un omicidio e io, Anton Giulio, che sono un piccolo uomo che si occupa di controllare l’accesso all’abitazione mi faccio corrompere dalla misteriosa e bellissima Charlotte (Alessia Fabiani) e le permetto di entrare sul luogo del delitto. Da lì in poi sarà un susseguirsi di risate e colpi di scena poiché lei farà di me ciò che vuole conducendomi in un gioco di divertimento, manipolazione e plagio che mi porterà a fare tutto ciò che lei desidera e poi … poi venite a scoprirlo!!!”.
Che rapporto si è creato con Alessia Fabiani?
“Alessia è una bravissima attrice e una professionista instancabile e si è creato un ottimo rapporto. Teniamo insieme sulle spalle la responsabilità di interpretare due personaggi variegati e complessi, diversissimi, il cui rapporto crea il gioco e le situazioni comiche ma non solo … Francesco Branchetti ha saputo tirare fuori da noi le psicologie di due personaggi intensi, emozionanti e fuori dall’ordinario”.
Cosa rappresenta per lei il teatro?
“Io ho iniziato a fare teatro a 11 anni e da allora non ho mai smesso. Il teatro rappresenta il luogo dei miei sogni dove tutto può succedere e dove si possono far emergere lati del proprio carattere che nella vita teniamo solo per noi. Recitare significa essere pubblico e condividere con il pubblico emozioni private e piccole parti di se stessi. Cercando di divertire e di lasciare qualcosa allo spettatore che tornerà a casa un po’ cambiato”.
Come vede il futuro del teatro dopo questi mesi così complicati?
“Io sono un inguaribile ottimista e malgrado questi mesi abbiano messo a dura prova il teatro, e in realtà non solo il teatro ma tutto il sistema di vita che conoscevamo, credo che da una crisi anche epocale come questa, si possa rinascere più forti di prima. In fondo i nostri nonni hanno vissuto una guerra mondiale e ci hanno comunque donato un mondo complicato ma sicuramente bellissimo da vivere. Quindi il teatro come ha sempre fatto da millenni si rialzerà perché c’è bisogno di emozioni dal vivo e di bellezza”.
Quali sono i suoi prossimi progetti?
“Al momento, in quanto oltre che protagonista sono produttore di questo spettacolo, sono molto centrato su “Una stanza al buio” che dopo il debutto di Roma sarà in scena a gennaio per tre settimane a Milano al Teatro Martinitt e in tournèe in varie città italiane”.
Nel 2018 ha esordito al cinema con “Inside Leonardo” per la regia di Jesus Garcel Lambert. E’ un’esperienza che le piacerebbe ripetere?
“Un’esperienza meravigliosa, assolutamente da ripetere. E’ stato come vivere per qualche ora nella bottega del grande Leonardo da Vinci… questo è il magico potere del cinema. Spero davvero possano esserci altre occasioni per fare nuovi passi nel mondo del grande schermo”.
Insegna teatro presso il centro clinico CuoreMenteLab. Come è nata questa collaborazione?
“Lavorare con i ragazzi con sindrome di Asperger è un’esperienza che mi ha molto arricchito. Io amo da sempre la diversità e credo che i ragazzi che vivono una diversa condizione, si parla infatti di neurodiversità e non di disabilità, abbiano un potenziale pari o superiore addirittura a tutti i cosiddetti neurotipici. Quando il mio migliore amico David Vagni (vice presidente e cofondatore dell’associazione) e Davide Moscone (presidente della stessa) mi hanno presentato l’opportunità di dare il mio contributo con l’insegnamento di tecniche di recitazione per migliorare le condizioni di vita di questi ragazzi e ragazze, insegnando loro a mettersi nei panni dell’altro, a usare la voce in modo appropriato e a leggere il linguaggio del corpo dell’altro, l’ho trovata un’idea straordinaria e un’occasione di fare la mia parte per rendere il mondo un posto migliore”.
di Francesca Monti