Intervista con Raige che ci presenta il nuovo singolo “Cartagine”: “Viviamo osservando il mondo attraverso una lente di ingrandimento che è il nostro smartphone, mi piace poter pensare che prima o poi torneremo a guardare le stelle”

“Cartagine” è il nuovo singolo di Raige, disponibile dal 2 ottobre. Dopo una lunga pausa, in cui si è ritagliato di diritto una spazio tra gli autori più influenti della musica italiana firmando canzoni per Luca Carboni, Tiziano Ferro, Nek, Elodie, J-Ax e tanti altri, il cantautore torinese ha pubblicato un nuovo brano che rappresenta il proseguimento del percorso intrapreso con il fortunato singolo “Occhi inverno”, che ha collezionato complessivamente un milione di ascolti streaming senza promozione e da indipendente.

”Partiamo dal presupposto che secondo me le canzoni non vanno spiegate, perché sono uno stato d’animo, e uno stato d’animo è soggettivo, qui c’è tutta la bellezza della musica. Magari ascoltiamo entrambi la stessa canzone, ma tu ci leggi e ci vedi qualcosa di totalmente diverso rispetto a me. Perché la colleghi al tuo vissuto, a ciò che per te è importante”, racconta l’artista a proposito di Cartagine.
Abbiamo fatto una piacevole chiacchierata con Raige, parlando del singolo ma anche dei prossimi progetti, del Festival di Sanremo e del desiderio di collaborare come autore con Giorgia e Marco Mengoni.

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Alex, è uscito il tuo nuovo singolo “Cartagine”. Cosa puoi raccontarci a riguardo?

“E’ nato da un’urgenza artistica, da una storia d’amore. Mi sono ispirato a ciò che mi è accaduto. Lei per me è come il mare, grande, sicuro, pieno di sé, io però non sono il sale e spesso le faccio da Cartagine, nella speranza di non finire in rovina come la città”.

Da cosa nasce questa ispirazione a Cartagine, colonia fondata dai Fenici?

“Tutti noi conosciamo questo falso storico poi diventato una leggenda secondo cui Cartagine dopo essere stata distrutta è stata ricoperta di sale affinchè non crescesse più. Mi sembrava una metafora azzeccata per questa relazione dove io mi trovo a cercare di raccogliere questo sale e a fare da Cartagine”.

C’è una frase nella canzone in cui dici “Ritorneremo a guardare le stelle…”: mi viene in mente sia il fatto che dopo il lockdown abbiamo riassaporato la libertà di uscire di casa sia il valore delle piccole cose che spesso dimentichiamo, presi dalla frenesia quotidiana… 

“Non so dirti da dove nasce l’arte, so che non nasce dalla felicità e dalla solitudine, può nascere però in solitudine perchè chi scrive lo fa condividendo. Un giorno vivi e un altro scrivi, esci fuori, apri il cuore, torni a casa e hai qualcosa da raccontare, magari dopo una settimana, un anno. Per me il lockdown non è stato un periodo creativo, non mi ha permesso di fare esperienze e di vivere la vita. Quindi il senso che volevo dare a quella frase è la riscoperta delle piccole cose. Ormai viviamo osservando il mondo attraverso una lente di ingrandimento che è il nostro smartphone e mi piace poter pensare che prima o poi torneremo a guardare le stelle”.

“Cartagine” sarà accompagnata da un video ufficiale?

“E’ online il lyric video ma non credo ce ne sarà uno ufficiale, in questo periodo storico i video non hanno senso di esistere a meno che non ci sia una grandissima idea da raccontare. Abbiamo poco tempo anche per ascoltare la musica per cui o ci concentriamo sulle note o sulle immagini. Io preferisco che arrivino le parole e la musica”.

A febbraio è uscito “Occhi inverno”, ora hai pubblicato “Cartagine”, due brani che segnano l’inizio di un nuovo percorso artistico. Stai lavorando a un disco?

“Sto scrivendo moltissimo e sta prendendo forma un nuovo album, ora però oltre alla promo del singolo siamo impegnati per cercare di ritrovare una dimensione live, stiamo capendo i modi, i tempi e la possibilità di fare concerti”.

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Come vedi il futuro della musica dopo la pandemia?

“Siamo abituati ad essere una categoria non protetta per quanto concerne le iniziative di sostentamento, io parlo da privilegiato ma è difficile per tanti andare avanti in un periodo storico come questo senza avere delle certezze economiche. Molto dipenderà dal nostro comportamento, quello che vedo in giro non mi lascia molte speranze sul senso civico delle persone. Apro questa canzone dicendo “Le persone non cambiano mai e di sicuro non lo fanno in meglio”, questa è la mia esperienza personale. Nel momento in cui hanno riaperto dopo il lockdown abbiamo visto gente impazzita, negazionisti, complottisti. Se non si avrà un senso civico comune temo che si tornerà nella situazione di prima. Il settore live riprenderà solo quando saremo in sicurezza”.

Dopo l’esperienza in coppia con Giulia Luzi nel 2017 con il brano “Togliamoci la voglia” ti piacerebbe prendere parte nuovamente al Festival di Sanremo?

“Sono stato a Sanremo nel periodo più giusto della mia carriera dopo aver fatto uscire un disco che ha avuto successo, dopo un tour sold out e aver scritto con e per Tiziano Ferro. Ma al Festival mi sono presentato nel modo più sbagliato, in duetto con una bravissima artista quale Giulia Luzi, che però non ha molto a che vedere con me come passato e come cifra stilistica, portando un brano che non mi apparteneva. Mi piacerebbe tornare in futuro sul palco dell’Ariston e raccontare la mia storia, confrontandomi di nuovo con il tempio della musica italiana”.

Hai scritto oltre che per Tiziano Ferro anche per Elodie, Nek, J-Ax, Luca Carboni. Con quale artista ti piacerebbe collaborare?

“Ci sono tanti artisti che stimo. Scrivo le canzoni come se fossero mie, laddove ce n’è una giusta per un altro cantante la propongo. Stimo moltissimo Marco Mengoni e Giorgia e mi piacerebbe collaborare con loro”.

A proposito di scrittura, hai in programma anche un nuovo libro dopo “Tutta la colpa del mondo”?

“C’è un romanzo nel cassetto che grida a gran voce di essere finito solo che in questo momento non ho tempo e devo concentrare le mie energie sul disco”.

Un sogno nel cassetto…

“Sogno di diventare papà di una bambina”.

Per concludere, sappiamo che sei un grande tifoso della Juventus. Cosa ne pensi dell’arrivo di Andrea Pirlo sulla panchina bianconera?

“L’arrivo di Pirlo mi sembra una buona opportunità per un ritrovato entusiasmo di gruppo, dovremmo porci obiettivi innanzitutto in termini di coesione e spirito comune, quelli che sono mancati nell’ultima gestione di Allegri e nell’unica stagione di Sarri, che comunque resta un grande professionista, che ha pagato il fatto che la squadra non fosse stata creata per lui e per il suo gioco. Ho grandi aspettative nei confronti di Pirlo, se dovesse allenare come giocava potremmo raggiungere importanti risultati”.

di Francesca Monti

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