“Svegliati amore mio”, una serie che fa riflettere, tra forti emozioni e impegno civile

Una serie emozionante, toccante, di impegno civile: “Svegliati amore mio”, con la regia di Simona Izzo e Ricky Tognazzi, racconta con veridicità, potenza narrativa e al contempo delicatezza, la storia di una coraggiosa madre, Nanà Santoro, a cui dà il volto Sabrina Ferilli, che ha regalato una straordinaria e intensa interpretazione, confermando ancora una volta di essere una delle migliori attrici del panorama italiano. Accanto a lei un cast di primo livello composto da Ettore Bassi, Francesco Arca, Caterina Sbaraglia, Massimo Popolizio, Francesco Venditti, Veruska Rossi, Iaia Forte, perfetti nei loro ruoli.

L’ultima puntata della serie in onda su Canale 5 è stata seguita da 3.543.000 spettatori con il 15.2% di share, suscitando grande interesse e dibattito anche sui social. Ma la cosa più importante è che sia riuscita a smuovere le coscienze e ad accendere una luce su una problematica drammatica e purtroppo sempre attuale come quella dell’inquinamento ambientale e della conseguente incidenza, superiore al 30% rispetto alla media nazionale, dei tumori infantili nelle città in cui vi sono aziende siderurgiche.

Partendo dalle vicende di Nanà che vede cambiare la sua vita all’improvviso quando scopre che sua figlia Sara è affetta da leucemia e inizia una difficile battaglia, insieme alle “mamme d’acciaio”, contro il Mostro da cui proviene il veleno che ha causato la malattia della bambina, la Ghisal, dove da vent’anni lavora suo marito Sergio, si dipanano tanti temi su cui riflettere: l’omertà data dalla paura di perdere il lavoro o di subire ritorsioni fino alla limitazione della libertà di parola e di espressione, il business e il profitto che nella società odierna sono alla base di ogni cosa, perché con i soldi si pensa di poter comprare tutto, anche il silenzio e la vita delle persone, il disinteresse da parte delle istituzioni, il calvario vissuto da tanti genitori che vedono spegnersi lentamente, tra sofferenze atroci, i loro bambini che si sono ammalati mentre giocavano per strada tra le pozzanghere rosse o respirando l’aria inquinata dalle polveri emesse dalle acciaierie.

Certo, “Svegliati amore mio” è una serie e la realtà è indubbiamente più cruda e senza lieto fine, ma ben vengano queste storie (e ci auguriamo siano sempre di più) portate in tv in prima serata, così attentamente raccontate e ottimamente recitate, se riescono ad arrivare dritte al cuore degli spettatori suscitando forti emozioni e a squarciare il velo del silenzio, invitando chi ne ha potere a trovare una concreta e definitiva soluzione il prima possibile. Con la speranza, come dice il giornalista Stefano nel finale della serie, “che i bambini possano tornare ad inseguire il vento”, preoccupandosi soltanto di vivere la loro infanzia, giocare e sognare.

di Francesca Monti

credit foto ufficio stampa Mediaset

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