“Inno alla musica” (Azzurra Music) è il nuovo album di inediti di Dodi Battaglia, in uscita il 14 maggio, contenente 14 brani sia cantati che strumentali, che sancisce la nuova direzione artistica intrapresa dal compositore ed interprete originario di Bologna.
Il progetto è stato anticipato dai brani “One Sky”, realizzato insieme al leggendario chitarrista americano Al Di Meola, “Il coraggio di vincere” e “Una storia al presente”, tutti importanti tasselli che rappresentano alla perfezione questa nuova fase musicale dell’artista che per la prima volta dopo il 2016 si mette alla prova completamente da solo, dando libera espressione alle sue personali ispirazioni e suggestioni, forte della grande esperienza artistica ed umana accumulata ricoprendo per decenni il ruolo di chitarra solista, interprete, autore, arrangiatore.
Dodi, ci racconta come ha lavorato a questo album?
“E’ un disco al quale ho lavorato con grande dedizione occupandomi dei testi e delle musiche di tutti i brani, a parte due a cui ho voluto passare la palla a Roberto Casini, poiché avevano un sound più rock. Ho voluto cogliere l’aspetto positivo della concentrazione che abbiamo potuto avere in questo periodo. Durante il lockdown abbiamo avuto la possibilità di venire a contatto con quello che siamo nel profondo e credo sia uscito un progetto che mi rispecchia completamente perché ha un approccio chitarristico, vibrante, energico, bruciante. Noi siamo degli accumulatori di energia, di emozioni e di sensazioni e quando arriva il momento giusto li metti in un’opera. Sono brani scritti da settembre 2020 fino a due mesi fa, a parte Primavera a New York. Questo album rappresenta un taglio netto con il passato. I brani parlano dei sentimenti che ci coinvolgono e guidano le nostre azioni: l’amicizia, l’opportunità di un nuovo inizio, gli interrogativi del “e se fosse stato”, l’amore finalmente scoperto nella sua meravigliosa intensità”.
Tra le tracce c’è “Una storia al presente” dedicata all’indimenticabile Stefano D’Orazio…
“Inizialmente l’album avrebbe dovuto chiamarsi Una storia al presente, come il brano che ho voluto dedicare a Stefano ma ho pensato che fosse attaccabile come idea, allora ho scelto come titolo “Inno alla musica”. Da quando è scomparso che sarebbe bello organizzare un evento in sua memoria per ricavare dei fondi da devolvere ai medici, per acquistare mascherine, ambulanze. Credo che dovremmo restituire un po’ del bene che la gente ci ha voluto in questi anni”.
Nella copertina è raffigurata una chitarra in fiamme…
“Ho deciso di celebrare la chitarra, mia compagna da una vita ed interprete perfetta delle mie emozioni, dei miei pensieri più intensi. Le fiamme che l’avvolgono rappresentano la bruciante passione che provo per esso, quasi una venerazione dettata dal grande potere creativo che racchiude nelle corde e nei suoi legni dalle forme sinuose. La chitarra che brucia è l’efficace rappresentazione visiva del sacrificio alla musica che idealmente ogni artista compie quando dedica la sua intera vita a tale grandissima, impareggiabile arte”.
Come sta vivendo questo esordio da solista?
“Sto vivendo queste emozioni giorno per giorno. Quando ti metti a scrivere una cosa nuova devi esprimere te stesso. Ho fatto tre video molto belli, in particolare quello dedicato a Stefano in un teatro splendido e quello realizzato a Civita di Bagnoregio, la città che muore ma che comunque sta resistendo e dal momento che il brano si chiama Resistere ho voluto girarlo lì dall’alba al tramonto”.
Nel disco ci sono due featuring, con Al Di Meola in “One Sky” e con Alexandra Greene in “Fire”. Come sono nate queste collaborazioni?
“Il mio discografico un giorno mi ha chiesto se mi avrebbe fatto piacere collaborare con Al Di Meola e io sono stato felicissimo. Avevo già avuto la possibilità di duettare con lui in una serata a Bologna dove erano presenti anche Lucio Dalla, Gino Paoli, Aberto Tomba. Quando hai davanti via skype Al Di Meola e suoni con lui non c’è bisogno di raccontare nulla e questo è sempre stato così, che si tratti di Tommy Emmanuel, il più grande chitarrista del mondo, o di Vasco, Mia Martini, Zucchero, sono artisti che brillano di una luce propria.
Alexandra Greene in realtà è mia nipote e vive a Washington con mia figlia. Due estati fa mentre andavamo in spiaggia canticchiava questa canzone. Oggi ha 8 anni e allora ho voluto rendere merito all’unica persona della mia famiglia che ha raccolto in un certo senso il mio testimone dandole spazio e arrangiando questo brano. Tra coloro che mi seguono da anni ci sono anche le Piccole Katy che oggi hanno dei nipoti e dei figli e ho pensato che fosse bello mettere un brano dedicato ai bambini, con l’ingenuità, la purezza e il talento di Alexandra”.
Nel disco ci sono due brani intitolati “Lisbona” e “Primavera a New York”. Cosa la lega a queste due città?
“Per quanto riguarda “Lisbona” sono affezionato a quella città dove ho passato 3 – 4 giorni in attesa di un concerto ed è una delle tante mete in cui due persone che stanno insieme da poco progettano di andare. E’ un brano che ha una carineria di fondo e racconta la curiosità che ti dà l’amore di andare a visitare dei posti che non hai mai visto, di fare dei viaggi all’estero che comprendono tutto ciò che racconto nel brano dove cito anche New York, Vienna, Londra, Tokyo.
“Primavera a New York” l’ho composta nel 1990 con la chitarra acustica e l’ho inserita per la prima volta nel mio disco soltanto strumentale che si chiama Da solo ed è rimasta impressa a molti fan perché la eseguo. Conseguentemente a Simplicity, realizzata con una band di jazzisti, ho voluto affidare a loro la nuova rilettura in chiave jazz di questo brano che casualmente avevo scritto proprio in si bemolle, che è la tonalità perfetta per i sassofonisti”.
Quali sono le prospettive della musica dopo la pandemia?
“Personalmente ho ricevuto la prima proposta per quest’estate per un concerto con la band, il service, le luci, l’audio in Toscana il 13 agosto. Sono due anni che non lavoriamo e ci sono tante persone in difficoltà. Sono anche portavoce di un istituto che si chiama Nuovo Imaie che è simile alla Siae, che ha istituito un fondo a sostegno degli artisti e dei lavoratori dello spettacolo di più di 20 milioni di euro distribuito in tre bandi, tra cui uno di 5 milioni di euro intitolato Proietti-D’Orazio. Sono d’accordo con chi manifesta e felice di poter fare qualcosa di concreto per chi soffre per la mancanza di lavoro”.
di Francesca Monti
credit foto Domenico Fuggiano