E’ entrato nel cast di “Un Posto al sole” nel 2019 nei panni dell’imprenditore Fabrizio Rosato, che con il suo fascino e la sua fragilità ha fatto breccia nel cuore di Marina Giordano e in quello degli spettatori: attore poliedrico, doppiatore e direttore del doppiaggio, Giorgio Borghetti ha iniziato a lavorare nel mondo dello spettacolo fin da ragazzino e nel 1982 ha prestato la voce a Elliot in “E.T. l’extra-terrestre”.
Ha preso parte poi a fiction di successo quali Tequila & Bonetti, Le ragazze di Piazza di Spagna, Una donna per amico, Solo per Amore, Fratelli Detective, Carabinieri, Non lasciamoci più, Incantesimo, ma anche al musical teatrale Bulli e Pupe e ha doppiato molti attori internazionali tra cui Brian Austin Green, Sean Patrick Flanery, Tom Hardy, Paul Walker, Ethan Hawke, Patrick Dempsey e Bradley Cooper.
In questa intervista Giorgio Borghetti ci ha parlato di Fabrizio Rosato che rientra in Un Posto al sole dopo alcuni mesi di lontananza, del suo primo giorno sul set della soap, ma anche dei prossimi progetti e del desiderio di interpretare il ruolo di un padre.
Giorgio Borghetti e Nina Soldano
Giorgio, sei entrato nel cast di “Un Posto al sole” nel 2019 nel ruolo di Fabrizio Rosato. Cosa ti ha più colpito di questo personaggio?
“Fabrizio Rosato è un uomo complesso, come abbiamo visto nella prima parte della storia, perché ha alle spalle un’adolescenza e una post adolescenza difficili, con la morte del padre e con il rapporto contrastato con lo zio, portandosi dietro un notevole fardello. Ora finalmente questo grande amore con Marina (Nina Soldano) si è concretizzato per la gioia di tanti ma anche per il dispiacere dei fan della coppia Giordano-Ferri. Il modo dignitoso in cui è andato via dopo quello che ha subito e l’altrettanta dignità che dimostrerà una volta tornato farà sì che Fabrizio abbia ancora più sfaccettature. Ovviamente non posso spoilerare molto ma sono felice di quello che gli autori hanno scritto e li ringrazio perché mi offrono la possibilità di dare un taglio diverso al personaggio”.
Dopo un periodo lontano da Napoli, Fabrizio farà ritorno nelle prossime puntate per aiutare Marina, vista la drammatica situazione che stanno vivendo i Cantieri…
“Sarà una presenza importante per Marina e la loro unione sarà ancora più forte di prima, nonostante Ferri abbia cercato in ogni modo di mettere loro i bastoni tra le ruote. Si sono sposati e promessi di non vivere nella rabbia e nel rancore, ma di trasformare questi sentimenti in qualcosa di costruttivo e ci sono riusciti”.
Dalla storia travagliata con Marina ai sensi di colpa per la morte del padre, Fabrizio ha vissuto finora parecchie situazioni complesse. Qual è stata la scena più difficile da girare?
“E’ stata sicuramente quando Fabrizio nella sua casa ricorda la morte del padre avvenuta anni prima. Ha mosso in me delle corde molto profonde e complesse. Riuscire a rievocare soltanto con gli occhi, lo sguardo e alcuni movimenti una scena che è stata poi realmente realizzata dall’attore che ha interpretato Rosato da giovane è stato emotivamente forte”.
Giorgio Borghetti con Nina Soldano e Roberto Polizzy Carbonelli sul set di Un Posto al sole
Ci racconti le emozioni vissute il primo giorno sul set di “Un Posto al sole” e quando sei rientrato nella soap dopo diversi mesi di pausa?
“Ricordo benissimo la prima scena, era quella di una conferenza stampa ed eravamo in questo palazzo meraviglioso nel centro di Napoli e faceva un caldo pazzesco. E’ stato emozionante perché in quel momento sono entrato nel cast di Un Posto al Sole che fa parte della storia della tv.
Ricollego il ritorno sul set alla mia partenza perché ho girato nello stesso posto, l’esterno del pastificio. Quando sono uscito dalla soap ho salutato tutti dicendo “speriamo di rivederci”, perché avrebbe potuto essere anche un addio. Dopo cinque mesi di stop che sembravano interminabili, una volta rientrato è stato come se il tempo non fosse passato, ho lavorato con la stessa troupe esterna e con lo stesso regista e ho esclamato: “a volte ritornano”. Ho incontrato anche un nuovo attore, Simon Grechi, con cui non avevo ancora avuto modo di recitare, anche se abbiamo preso parte entrambi ad un’altra serie (Solo per amore, ndr) ma senza girare delle scene insieme”.
Nel recente passato hai lavorato anche in un’altra soap, “Cento Vetrine”. Quali differenze e analogie hai riscontrato in “Un Posto al sole”?
“Per quanto riguarda le differenze innanzitutto il dialetto della troupe, una torinese e l’altra napoletana (sorride). Scherzi a parte, entrambe hanno due macchine organizzative e produttive pazzesche, nonché una grandissima professionalità di tutti i reparti. Tecnicamente Cento Vetrine si girava con tre macchine da presa fisse mentre Un Posto al Sole con due ma con parecchi esterni, per cui la fotografia dà un maggiore risalto al lavoro degli attori”.
Hai iniziato la tua carriera come doppiatore. Qual è il personaggio dei cartoni animati a cui hai dato voce che ti è rimasto nel cuore?
“Sarebbe facile dire Benji di “Holly e Benji, due fuoriclasse” perché è una serie durata molti anni e per la goliardia che si respirava mentre lavoravamo con gli altri giovani doppiatori. Il cartone animato però a cui sono più legato è Peter Pan perché è stato il primo film Disney che ho doppiato prendendo l’eredità di Corrado Pani”.
Qual è invece il film che hai doppiato e che ti ha dato maggiori soddisfazioni?
“Per quanto riguarda i film, a parte Elliott di “E.T. l’extra-terrestre” che mi ha fatto entrare in questo fantasmagorico mondo dello spettacolo, direi “Legend”, un film pazzesco dove doppiavo Tom Hardy, che interpretava due fratelli gemelli, due gangster della Londra anni Sessanta, uno dei quali psicopatico, e ho dato la voce a entrambi, lavorando a livello attoriale e vocale per distinguerli. Quello psicopatico è un ex pugile, quindi aveva la mandibola e il naso rotti, Hardy ha fatto un lavoro pazzesco di trucco che noi non abbiamo potuto riprodurre quindi abbiamo cercato di mettere qualcosa in bocca che potesse bloccarmi la mascella per ricreare quei suoni, dall’ovatta del dentista ai bite alle caramelle ma mi procuravano un’ipersalivazione e allora ho dovuto usare soltanto la voce, cercando di differenziare i due personaggi. E’ stato difficilissimo ma mi ha regalato un’immensa soddisfazione”.
A proposito di Elliot a cui hai dato voce nel 1982, quando avevi solo 11 anni, che ricordo hai di quel periodo?
“E’ stato un periodo meraviglioso. Ho un grandissimo rammarico legato a quel film. Oggi il doppiaggio avviene al massimo in due settimane, ai tempi durava anche due mesi. C’era poi una differente tecnologia, ora tutto è più veloce ma non sempre la velocità è sinonimo di qualità. Avevo conservato il copione, che avevo chiesto alla direttrice Fede Arnaud perché essendo il mio primo film importante non avevo la più pallida idea di cosa stessi facendo e quando lei, in alcune scene, desiderava più timbro, intensità o volume ci scrivevo sopra degli appunti. Avendo una memoria emotiva e sonora affinata quando mi richiedeva quella determinata cosa andavo a cercare la scena per riprodurla come voleva. Purtroppo non ho più quel copione. Ricordo anche che nella scena finale in cui Elliot risponde a E.T. ho ripetuto trentacinque volte “resta qui” finché non abbiamo trovato quella giusta”.
Giorgio Borghetti sul set di “L’uomo di fumo”
In quali progetti sarai prossimamente impegnato?
“Innanzitutto in “Captain T- La condanna della consuetudine”, un cortometraggio a cui tengo moltissimo, diretto e scritto da Andrea Walts, che ho prodotto e interpretato e che porteremo nei principali Festival nazionali e internazionali. Racconta la storia di Tommaso, un doppiatore cinquantenne prigioniero della sua voce. Lui sogna di fare l’attore ma non gli viene permesso perché tutti lo riconoscono per essere la voce italiana di un supereroe planetario e quindi vive questa frustrazione terribile. Andrea ha già scritto la sceneggiatura per un lungometraggio in quanto vogliamo raccontare anche il mondo che sta intorno a Tommaso. E’ una storia pazzesca, la particolarità è che in entrambi i progetti ci saranno soltanto attori-doppiatori, nel corto siamo tutti uomini, mentre nel film ci sono anche delle attrici. E’ un omaggio che faccio a questo ambiente che mi ha dato la possibilità di entrare nel mondo dello spettacolo e a cui devo moltissimo. La prossima stagione sarò anche in scena con uno spettacolo teatrale ma ancora non posso svelare nulla se non che è un testo che ho sempre sognato di fare. E poi ho recitato nel film di Giovanni Soldati con Stefania Sandrelli che si chiama “L’uomo di fumo” che uscirà prossimamente”.
Un personaggio che ancora non hai avuto modo di fare e che ti piacerebbe interpretare?
“Solitamente il sogno di ogni attore è fare un ruolo da cattivo ma l’ho già realizzato con il Capitano Lorenzo Loya in “La figlia di Elisa – Ritorno a Rivombrosa”, un personaggio davvero spietato, quindi mi piacerebbe interpretare un padre”.
di Francesca Monti
credit foto Instagram Giorgio Borghetti
Grazie a Stefania Lupi