VENEZIA78: “La scuola cattolica” è il nuovo film di Stefano Mordini, presentato Fuori Concorso, che racconta il delitto del Circeo

“La scuola cattolica” è il nuovo film di Stefano Mordini, tratto dall’omonimo romanzo di Edoardo Albinati (edito da Rizzoli), vincitore del Premio Strega 2016, e distribuito da Warner Bros. Pictures, presentato Fuori Concorso alla 78a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Nel cast troviamo Benedetta Porcaroli, Giulio Pranno, Emanuele Maria Di Stefano, Giulio Fochetti, Leonardo Ragazzini, Alessandro Cantalini, Andrea Lintozzi, Guido Quaglione, Federica Torchetti, Luca Vergoni, Francesco Cavallo, Angelica Elli, Gianluca Guidi, Corrado Invernizzi, Beatrice Spata, Giulio Tropea, Fabrizio Gifuni, Fausto Russo Alesi, Valentina Cervi, Valeria Golino, Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca.

In un quartiere residenziale di Roma sorge una nota scuola cattolica maschile dove vengono educati i ragazzi della migliore borghesia. Le famiglie sentono che in quel contesto i loro figli possono crescere protetti dai tumulti che stanno attraversando la società e che quella rigida educazione potrà spalancare loro le porte di un futuro luminoso. Nella notte tra il 29 e il 30 settembre 1975 qualcosa si rompe e quella fortezza di valori inattaccabili crolla sotto il peso di uno dei più efferati crimini dell’epoca: il delitto del Circeo.
I responsabili sono infatti ex studenti di quella scuola, frequentata anche da Edoardo, che prova a raccontare che cosa ha scatenato tanta cieca violenza in quelle menti esaltate da idee politiche distorte e da un’irrefrenabile smania di supremazia.

“Questo film racconta l’ambiente da cui è germogliato il seme distorto che ha prodotto una delle pagine più nere dell’Italia del dopoguerra: il delitto del Circeo. I ragazzi protagonisti di questa storia hanno ricevuto tutti la stessa educazione. Sono dei privilegiati, il loro lato oscuro prende forma nelle pieghe di una vita normale, alto borghese. Sempre alle spalle di genitori che non si accorgono di nulla, neanche dell’odio che i figli provano per loro. Sarà solo dopo il massacro che ogni genitore di quel quartiere romano si chiederà, guardando il proprio figlio, se anche dentro di lui si possa annidare il germe di un mostro. Questa storia, che comincia qualche tempo prima e si conclude con il delitto stesso, vive di una domanda: quella società di cui facevano parte i colpevoli ha fatto veramente i conti con sé stessa? Abbiamo costruito insieme tutti i personaggi mettendoli in relazione tra loro anche se non si incontravano. Tutto quello che abbiamo raccontato fa parte di una verità che si può riscontrare negli atti del processo, per portare rispetto a Rosaria e a Donatella. Il punto di vista è sempre quello di Donatella per raccontare qualcosa che potesse rifarsi alla realtà. Ho cercato fin dall’inizio di non spettacolarizzare la violenza, ma lasciare allo spettatore, soprattutto ai maschi, la possibilità di capire quanto successo e riflettere”, ha dichiarato il regista.

“Nel caso delle tre madri rappresentate ognuna di loro ha una responsabilità più o meno conscia, la mia penso sia un’ignava, a suo modo affettuosa, molto orgogliosa dei suoi figli, che si diverte con loro che fanno parte di un quadro che lei ritiene bello. Non conosce il marito e i suoi figli veramente. Quando poi il suo mondo si disintegra nel film la vediamo devastata e offesa”, ha affermato Valeria Golino.

Tra le protagoniste femminili del film c’è anche Valentina Cervi: “Il mio personaggio è una mamma cattolica, osservante, ortodossa, che crede nelle regole dello stato e nella scuola cattolica e sembra vivere la sua realtà di femmina al massimo. In questa specie di perfezione famigliare si annida una specie di gabbia per questa donna”.

La terza madre è interpretata da Jasmine Trinca: “Siamo tre donne differenti, borghesi, l’ipocrisia della doppia morale è evidente. Il mio personaggio potrebbe avere come segno la vanità, vive in questa sorta di tempio della sua bellezza e della sua fama e ha un figliolo picchiatello”.

Nel cast anche due giovani stelle del cinema italiano, Federica Torchetti e Benedetta Porcaroli.

“Conoscevo la tragedia del Circeo ma mi sono documentata attraverso le ricerche e ho trovato il tema super attuale perché la violenza, non solo quella di genere, esiste ancora oggi, anche sui social, e questo film insegna un’educazione che dovrebbe partire dalle scuole, dalla famiglia e dai padri. La maggior parte delle volte la donna da vittima passa ad essere imputata. Le sequenze al Circeo sono stati difficili, non abbiamo fatto nessuna prova per vivere in maniera unica quelle situazioni. Ci ha dato un grande supporto Stefano, mi sono sempre sentita protetta, abbandonandomi alla sorpresa ed entrando in contatto con quel tipo di dolore. Sul set c’era un clima di grande rispetto”, ha detto la Torchetti.

“Il film ci ha coinvolti in un senso di responsabilità comune nel voler raccontare questa storia. Anch’io ho approfondito il contesto storico-politico di quegli anni. Insieme a Stefano, con Federica e i ragazzi, abbiamo cercato di seguire questo flusso in quei giorni in cui abbiamo fatto le sequenze cercando di calarci in questi panni così difficili e atroci. Ad un certo punto abbiamo girato delle scene in cui ci veniva imposto di spogliarci, ho avuto un blocco, non riuscivo a togliermi i vestiti. E’ stata un’esperienza necessaria, credo ci fosse bisogno di un film che parlasse di un tema così complesso, che continua a insinuarsi nella nostra società in modi diversi per sopraffare il più debole. Ho empatizzato fin da subito con la storia, il personaggio e con la luce e la purezza che portavano queste ragazze e cercato di raccontare il diritto ad essere innocenti”, ha dichiarato Benedetta Porcaroli.

di Francesca Monti

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