Intervista con Alberto Amodeo, argento nei 400 sl ai Giochi Paralimpici di Tokyo2020: “Il nuoto mi ha insegnato ad andare avanti sempre, nonostante la fatica e le difficoltà”

Speravo di poter far bene ma non avrei mai pensato di arrivare secondo e di fare quel tempo”. La quarantesima medaglia per l’Italia ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020 è stata firmata da Alberto Amodeo, che ha vinto un fantastico argento nei 400 stile libero S8.

L’azzurro della Polha Varese, all’esordio paralimpico, ha nuotato in 4’25″93, preceduto soltanto dal russo Andrei Nikolaev per 77 centesimi, mentre il bronzo è andato all’americano Torres (4’28”47).

Classe 2000, originario di Magenta, appassionato di musica elettronica e di videogiochi, agli Europei di Funchal 2021 ha conquistato l’argento nei 400 stile libero S8 e nei 100 delfino e il bronzo nei 100 stile libero.

In questa piacevole chiacchierata abbiamo parlato con Alberto Amodeo delle emozioni vissute a Tokyo, dei suoi passatempi preferiti e dei prossimi obiettivi.

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credit foto di Augusto Bizzi / Cip

Alberto, ai Giochi Paralimpici di Tokyo2020 hai conquistato un meraviglioso argento nei 400 sl. Ci racconti le emozioni che hai provato in quell’istante?

“C’è stata tanta incredulità, speravo di poter far bene ma non avrei mai pensato di vincere l’argento e di fare quel tempo. E’ stata una grande gioia e quando ho visto arrivare in zona mista con il tricolore in mano Simone Barlaam e Federico Morlacchi che piangeva è stato uno dei momenti più belli dopo la gara. Durante la finale, essendo un po’ laterale la corsia in cui gareggiavo, ho faticato a vedere gli avversari ma c’era lo staff nazionale che urlava, saltava e mi sono reso conto che forse stava succedendo qualcosa di bello. Quando mi sono ritrovato vicino al russo Nikolaev e non c’era nessun altro nuotatore ho capito che ce l’avevo fatta”.

Cosa rappresenta per te questa medaglia?

“E’ una conferma che tutto il lavoro fatto quest’anno, i sacrifici, la dedizione, sono serviti a qualcosa e soprattutto mi dà un po’ di autostima in più, nel senso che so di poter ottenere risultati importanti anche al di fuori dei confini italiani”.

Quelli di Tokyo sono stati i tuoi primi Giochi, cosa ti ha lasciato questa esperienza?

“Sicuramente vedere così tanti atleti ad un livello così alto mi ha fatto rendere conto di quanto il movimento sia diventato grande e quanto sia ricco di nuotatori forti. Prima dei Giochi avevo preso parte solo agli Europei di Funchal e passare dalle gare italiane, in cui conosci tutti, a quelle internazionali in cui affronti avversari dei quali hai solo letto i nomi nella start list è diverso ed è uno stimolo in più”.

A proposito degli Europei di Funchal, anche in quel caso hai brillato vincendo l’argento nel 400 sl e nei 100 delfino e il bronzo nei 100 sl.. 

“E’ stata una stagione bellissima. E pensare che fino a qualche mese fa non mi sarei aspettato nulla di tutto ciò. Non mi sembra ancora vero”.

Com’è nata la tua passione per il nuoto?

“Da piccolo nuotavo, poi sono passato alla pallanuoto ma dopo l’incidente, essendo uno sport di contatto e avendo una gamba sola, era complicato continuare a praticarla. Un giorno ho conosciuto gli allenatori della Polha Varese e per un anno ho mantenuto entrambe le discipline, poi mi sono dedicato completamente al nuoto”.

Qual è l’insegnamento più importante che ti ha dato questo sport?

“Mi ha insegnato a continuare a provare nonostante la fatica e le difficoltà. Ci sono giorni che arrivi in piscina già stanco ma quando entri in acqua cerchi ogni energia per nuotare al meglio delle tue possibilità”.

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A chi dedichi l’argento vinto ai Giochi di Tokyo2020?

“Alla mia famiglia, che è stata sempre al mio fianco e mi ha incoraggiato, alla società sportiva, agli allenatori senza i quali non avremmo mai raggiunto questo livello e ai miei compagni di squadra che mi hanno accompagnato in questo percorso, facendoci forza a vicenda”.

Il mondo paralimpico italiano è in grande crescita così come l’interesse dei mass media, come dimostra la copertura mediatica che c’è stata a Tokyo2020. Cosa manca per fare un ulteriore passo in avanti?

“Forse adesso si inizia a dare visibilità ma è complicato comprendere come funziona il mondo paralimpico. Mi spiego meglio. Rispetto ad una gara olimpica dove non ci sono problemi di categoria, in una paralimpica ci sono atleti che gareggiano insieme in alcune discipline con ausili e protesi diverse, in condizioni fisiche differenti e questo può creare confusione in chi guarda. Servirebbe un po’ più di conoscenza alla base per apprezzare al meglio lo sport paralimpico”.

Quali sono i tuoi passatempi preferiti?

“Vivo di musica elettronica, anche se ora purtroppo i concerti sono fermi. Colleziono Lego da quando ero bambino e mi piace giocare ai videogiochi con gli amici. Nell’ultimo periodo in cui si poteva uscire meno sono stati molto di aiuto”.

Quali sono i prossimi obiettivi?

“A giugno ci sono i Mondiali, ma per ora siamo in pausa da qualche settimana e cerchiamo di far riposare la testa e il corpo. Poi riprenderemo gli allenamenti”.

Un sogno nel cassetto…

“Prima di Tokyo avrei detto partecipare ai Giochi, ora devo pensare a un nuovo sogno”.

di Francesca Monti

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