Intervista con Ottavia Piccolo, protagonista di “Cosa Nostra spiegata ai bambini” di Stefano Massini, in prima nazionale il 3 novembre al Teatro Verdi di Monte San Savino (Ar): “Stare sul palcoscenico è la mia vita”

“E’ la storia di una donna determinata, forte ma anche idealista, che voleva cambiare le cose”. Ottavia Piccolo è la straordinaria protagonista, insieme ai Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo, dello spettacolo “Cosa Nostra spiegata ai bambini” di Stefano Massini, con la regia di Sandra Mangini, in scena al Teatro Verdi di Monte San Savino (Ar) in prima nazionale mercoledì 3 novembre.

Un racconto in cerca di parole semplici per narrare la storia di Elda Pucci nel suo anno più rappresentativo, iniziato il 19 aprile 1983, quando divenne la prima donna Sindaco di Palermo. Eppure le parole più semplici, a volte, sono quelle più difficili da trovare, quelle che solo il teatro riesce a dire. “Se riuscissimo a spiegare Cosa Nostra come ai bambini tutto sarebbe diverso”, diceva Elda Pucci.

Lo spettacolo è una coproduzione Officine della Cultura, Argot Produzioni e Pierfrancesco Pisani e Isabella Borettini per Infinito Produzioni.

In questa intervista che ci ha gentilmente concesso Ottavia Piccolo ci ha parlato di Elda Pucci, della collaborazione con Stefano Massini, dei prossimi progetti ma anche del suo debutto a teatro nel 1960 in “Anna dei miracoli”.

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Il 3 novembre, in prima nazionale, sarà in scena al Teatro Verdi di Monte San Savino con “Cosa Nostra spiegata ai bambini” di Stefano Massini, dando voce e corpo a Elda Pucci, cosa può raccontarci a riguardo?

“Stefano Massini ha scritto questo testo perché essendo giovane non conosceva Elda Pucci, l’ha scoperta facendo un lavoro su Palermo e ha deciso di scrivere una storia su questa donna che era una pediatra, primario dell’Ospedale dei Bambini, che aveva accettato di diventare sindaco di Palermo perché evidentemente era una persona con un’idea nuova e voleva cambiare le cose. Non le è stato permesso, è rimasta primo cittadino per poco meno di un anno. Quando le persone che comandavano a quel tempo hanno visto quello che Elda voleva fare, cioè mettere in riga la città, gliel’hanno impedito, le hanno tolto i voti e l’hanno sfiduciata. La cosa particolare è che la mafia non ha avuto il coraggio di ucciderla, perché forse, essendo una donna, non la riteneva così importante e poi era un personaggio amato e conosciuto da tutto il popolo, in quanto andava nei quartieri poveri a curare i ragazzini. E’ la storia di una donna determinata, forte ma anche idealista. Ha dichiarato in un’intervista che se riuscissimo a spiegare Cosa Nostra alla gente come se la spiegassimo ai bambini cioè con parole semplici forse le cose potrebbero cambiare. E’ stata il sindaco che per la prima volta ha fatto sì che il Comune di Palermo si costituisse parte civile in un processo di mafia per l’omicidio del magistrato Rocco Chinnici, che lei conosceva e che è avvenuto durante il suo mandato. E’ una battaglia che l’ha segnata perché questo ha comportato un freno da parte dell’establishment. Era una donna di cui non si è mai parlato perché non è stata uccisa, ma è stata cancellata. Aveva ricevuto anche tante minacce, infatti un anno dopo essere stata sfiduciata la sua casa di Piana degli Albanesi è stata fatta saltare in aria. E’ una storia di quelle che vanno raccontate”.

Cosa l’ha più colpita di questa figura così forte e determinata, che è stata la prima e al momento unica donna sindaco di Palermo?

“Il fatto che che non si occupasse principalmente di politica ma che vivesse nella sua dimensione di medico e stando a contatto con il popolo, con la gente, con i problemi reali di tutti i giorni pensasse sinceramente di poter cambiare le cose. Non era un’eroina ma una donna normale e al contempo fuori dal comune perché avrebbe potuto tranquillamente fare la sua carriera di sindaco accogliendo le richieste dell’esterno, invece è stata determinata e si è opposta ai condizionamenti. E’ stata anche una delle prime donne sindaco di una grande città italiana, e se si pensa che erano gli anni Ottanta e non si parlava di quote rosa da questo punto di vista è stata un’apripista”.

Elda Pucci diceva: “Ho due grandi rimpianti, il primo riguarda la scarsa presenza delle donne nelle istituzioni, una presenza che col tempo diminuisce invece che aumentare. E ciò rende più povera la politica perché più donne ne migliorerebbero la qualità”. Un pensiero ancora attuale se guardiamo alla nostra società…

“Esatto. Non è cambiato molto purtroppo, noi donne dobbiamo fare ancora tanta strada, senza necessariamente fare delle guerre, ma dobbiamo continuare a lottare”.

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credit foto Ufficio Stampa Rai

Attraverso personaggi quali Elda Pucci, ma anche Haifa di “Occident Express” o Anna Politkovskaja in “Donna non rieducabile” ha dato voce a chi non ce l’ha o a chi non ce l’ha più. Quanto oggi il teatro civile può essere utile per provare a far riflettere le persone?

“Il teatro ha sempre fatto questo, si è rivolto alla comunità e ha raccontato gli esseri umani, i loro problemi, le grandi battaglie. Naturalmente ci sono diversi tipi di teatro e sono tutti importanti, però sono parecchi anni che preferisco parlare di argomenti che sento vicini a me, a partire dalle donne visto che sono una donna, sia quelle che non hanno voce come nel caso di “7 minuti” e delle operaie che si battono per difendere i loro diritti, sia di Haifa che viene da un paese lontano e cerca una vita migliore per lei e la sua nipotina in “Occident Express” o di Anna Politkovskaja in “Donna non rieducabile” che porto in scena da tredici anni e continuo a fare perché l’argomento della libertà di parola e dei giornalisti che vengono uccisi in ogni parte del mondo non cadono di moda purtroppo e bisogna parlarne. Il teatro non deve dare delle risposte ma fare delle domande, mettere nella testa della gente dei piccoli quesiti e la voglia di continuare a pensare al fatto che questo nostro mondo ha molte cose sbagliate e che dipende da noi farle funzionare. Questo aspetto del mio lavoro mi piace molto”.

Com’è nata la fortunata collaborazione con Stefano Massini?

“Ho avuto la fortuna di incrociare la penna felicissima di Stefano Massini che da 15 anni mi accompagna in questo mio percorso, ci troviamo totalmente in simbiosi, quando scrive un testo e me lo fa leggere non c’è una volta che non abbia voglia di metterlo in scena. Con “Cosa Nostra spiegata ai bambini” cominciamo un po’ in sordina, facciamo qualche replica in questa stagione e poi riprenderemo lo spettacolo nella prossima. Ho chiesto ad un’amica molto brava che si chiama Sandra Mangini di curare la regia e sta facendo un lavoro molto bello”.

In “Cosa Nostra spiegata ai bambini” è affiancata dai Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo…

“La collaborazione con i Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo è fondamentale e la musica di Enrico Fink anche in questo spettacolo è preziosa, non è di accompagnamento o un riempimento dei vuoti tra una scena e l’altra, ma suscita sentimenti, emozioni, allargamento della visione ed è protagonista insieme alle parole di Stefano Massini. Sono molto orgogliosa di aver deciso all’ultimo momento di portare in scena questo testo. Lo abbiamo presentato in tv a “Ricomincio da Raitre”, il programma da lui condotto con Andrea Delogu, abbiamo fatto una specie di trailer, in quanto ancora lo spettacolo non c’era ed è nato nel frattempo perché ho sentito l’urgenza e la voglia di raccontare questa storia molto significativa”.

Su Rai 5 sono andati in onda “7 minuti”, “Occident Express (Haifa è nata per star ferma)” e “Il sangue e la neve: memorandum teatrale su Anna Politkovskaja”. La tv può essere uno strumento alternativo fermo restando che, a livello emozionale, non è paragonabile ad uno spettacolo teatrale visto dal vivo? 

“Il piccolo schermo può essere importante per raccontare queste storie non solo a chi non è potuto andare a teatro ma anche per fissare questi passaggi con dei prodotti televisivi. “7 minuti” era addirittura un film di Michele Placido, gli altri due spettacoli sono stati pensati apposta per la tv e questo è molto importante. E’ inutile scimmiottare il teatro in tv rischiando di farlo diventare qualcosa di pleonastico, possiamo però ricreare per il mezzo televisivo o cinematografico una storia ripensandola, perché la telecamera è un occhio totalmente diverso, vanno fatte delle scelte di stile per riprendere uno spettacolo. Penso che anche “Cosa Nostra spiegata ai bambini” approderà in tv. In questi due anni di chiusura dei teatri il mezzo televisivo è stato fondamentale con la messa in onda di opere teatrali già fatte o realizzate apposta. Il pubblico però non deve dimenticare che il teatro ci permette di uscire di casa e condividere insieme ad altre persone un sentimento. Questo vale anche per il cinema. Non è la stessa cosa vedere uno spettacolo su uno schermo. Dal vivo si sente l’afflato che si crea tra pubblico e palcoscenico, lo scambio di emozioni fra gli attori e ognuno degli spettatori in sala”.

Da qualche settimana le sale teatrali sono finalmente tornate al 100% della loro capienza. Come vede il futuro del teatro?

“Spero che non ci siano troppe paure da parte del pubblico. I teatri sono luoghi sicuri, lo abbiamo detto e ripetuto anche quando le sale avevano una capienza del 30%, perché si sta seduti con la mascherina, non ci si agita, non si urla, si è monitorati all’entrata e controllati all’uscita. Quindi andiamo a teatro e al cinema di persona”.

Ha esordito a teatro nel 1960 in “Anna dei miracoli” di Luigi Squarzina nel ruolo di Helen. Che ricordo ha della prima volta in cui ha calcato le tavole del palcoscenico?

“Avevo una sana incoscienza, non avevo nessuna paura, invece adesso quando devo entrare in scena ho un sano terrore e vorrei essere da un’altra parte. Avevo 11 anni e mi sembrava tutto normale, un grande gioco fatto insieme a tante persone, con un pubblico che mi guardava. Le preoccupazioni sono venute man mano che crescevo perché prendevo coscienza che stavo facendo un lavoro importante, anche se non siamo chirurghi e non salviamo vite umane. Un poco di ansia c’è sempre ed è quella che ti fa trasmettere emozioni e sentimenti che condividi con il pubblico”.

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credit foto Luca Guadagnini

In quali progetti sarà prossimamente impegnata?

“Riprendo la tournée anzi la comincio a febbraio al Piccolo Teatro di Milano, perché lo scorso anno abbiamo solo debuttato prima dello stop per la pandemia, con un altro spettacolo di Massini che si chiama “Eichmann. Dove inizia la notte” con la regia di Mauro Avogadro, in cui recito insieme a Paolo Pierobon. Lui interpreta Eichmann mentre io sono Hannah Arendt. E poi sarò in scena con “Donna non rieducabile” e “Cosa Nostra spiegata ai bambini”. Questo mi fa sentire viva. Ho un’età in cui potrei tranquillamente fermarmi ma non ci riesco. Stare sul palcoscenico è la mia vita, mio marito lo sa, sopporta e anzi mi conforta e mi dà sempre la forza per continuare. E’ un compagno eccezionale, mi ha sempre sostenuta. Anche se quando ci siamo sposati ero già conosciuta, recitavo da tanti anni e non è stata quindi una sorpresa per lui il fatto che facessi teatro e cinema, non era scontato nella tradizione italiana che il marito accettasse che fosse la moglie ad andare in giro a lavorare e non il contrario. Lui l’ha fatto con grande umiltà e amore e non posso che essergliene grata”.

Nella sua straordinaria carriera ha interpretato tanti personaggi e spettacoli, c’è qualcosa che ancora non ha fatto e che le piacerebbe fare?

“La cosa più bella per me è quella che devo ancora fare. Non mi guardo indietro, ho fatto tanti lavori splendidi, altri magari meno, ma questo è normale. Sono felice di poter avere una visione del futuro, malgrado non sia proprio una pivella (sorride)”.

di Francesca Monti

Grazie ad Edoardo Borzi

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