Il 2022 del Teatro Manzoni di Milano si apre con Vincenzo Salemme, in scena dal 4 al 16 gennaio con lo spettacolo “Napoletano? e famme ‘na pizza!”: “Racconto i luoghi comuni che riguardano la cultura napoletana”

Il 2022 del Teatro Manzoni di Milano si apre con la travolgente simpatia di Vincenzo Salemme, in scena dal 4 al 16 gennaio con lo spettacolo “Napoletano? e famme ‘na pizza!”, da lui scritto e diretto e del quale è protagonista con Vincenzo Borrino, Sergio D’Auria, Teresa Del Vecchio, Antonio Guerriero, Fernanda Pinto.

Il pamphlet, tratto dal suo libro omonimo, pubblicato a marzo 2020 per Baldini + Castoldi, è una confessione sincera ed esilarante sui cliché della napoletanità e il titolo fa riferimento ad una battuta della sua commedia teatrale, “e fuori nevica”, nella quale uno dei personaggi chiede al fratello di dimostrare la sua presunta napoletanità facendogli una pizza.

E sì, perché ogni buon napoletano deve saper fare le pizze, deve saper cantare, deve essere sempre allegro, amare il caffè bollente in tazza rovente, ogni napoletano che si rispetti deve essere devoto a San Gennaro, tifare Napoli, amare il ragù di mammà, con gli stereotipi che rischiano di rendergli la vita più simile ad una gabbia che ad un percorso libero e indipendente.

Sono felice di tornare al Teatro Manzoni di Milano, dove mi sento a casa. La prima volta su questo palco è stata nel 1980 con Eduardo De Filippo. Era un’epoca diversa, quel tipo di teatro non può più esistere, ma ricordo che si finiva lo spettacolo all’una di notte e il Maestro, che aveva 80 anni, rimaneva sul palco e declamava le sue poesie con tutto il pubblico fermo in sala ad ascoltarlo. Avevo 20 anni e sono cose che ti formano per sempre. Nella mia vita ho fatto cinema, tv, teatro e anche dei libri che ho scritto con passione ma non con eccezionale capacità. Ce n’è uno che si chiama La bomba di Maradona che mi è venuto abbastanza bene. La mia vita però è stare sul palco”, ha affermato Vincenzo Salemme in un incontro con la stampa su Zoom.

L’attore e regista ha poi raccontato com’è nato lo spettacolo “Napoletano? e famme ‘na pizza!”:E’ tratto dal mio libro e parla dei clichè, dei luoghi comuni che riguardano la cultura napoletana che sono tantissimi. Il napoletano deve dimostrare di essere simpatico, spiritoso, geniale, imbroglione, scaramantico, deve tifare Napoli, deve bere il caffè in tazza bollente e mangiare la pizza con il cornicione rigonfio. Essere napoletani è un’impresa. Io sono nato a Bacoli e quando ero piccolo avevo paura che mio padre non tornasse a casa perchè dicevano “Vedi Napoli e poi muori”. Lo spettacolo è una composizione “Con tutto il cuore” che ho interrotto per la pandemia e “Una festa esagerata” che ho portato su Rai 1 per riallacciare i rapporti con il pubblico. I protagonisti delle due commedie abitano sulla stessa terrazza all’aperto e si incrociano, sono entrambi napoletani e ogni tanto, rimasti soli, si soffermano a discutere interrogandosi con il pubblico sulla napoletanità e su quanto queste tradizioni possano imprigionarci invece di rappresentare delle radici che ci fanno sentire solidi”.

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credit foto Federico Riva

Salemme ha poi parlato del concetto di napoletanità: “Un filosofo mille anni fa diceva che camminiamo sulle spalle di un gigante, cioè la storia che ci precede, che nel nostro caso è composta da Totò, Peppino, Eduardo, Troisi. Ho conosciuto gli anni Sessanta in cui l’Italia aveva qualcosa in comune, nonostante le differenze tra le varie regioni, che era il cinema, un linguaggio molto universale. Essere napoletani non ti impedisce di comprendere e comunicare con altre culture, non è una corazza. Mi piacciono Woody Allen, Stanlio e Ollio, che sono il punto di riferimento della comicità. Non credo che per incontrare altre culture bisogna necessariamente tradire la propria. Quando andavo in giro in tournée con Eduardo ci diceva “italianizzate”, cioè che dovevamo cercare di tradurre in un italiano piccolo-borghese un napoletano che altrimenti sarebbe stato incomprensibile. Quello che non mi piace della cultura geografica locale è il senso di proprietà che ha nei confronti del cittadino che nasce in quel posto. Napoli è storia, musicalità, sentimenti da scoprire, è come un vulcano in continua eruzione che quando si calma ti lascia quel senso di quiete dopo la tempesta. Ma non è di mia proprietà. Io sono Vincenzo, nato a Bacoli, e ho una serie di gusti, un talento e devo essere libero di interpretare anche personaggi che magari hanno un accento diverso senza per questo essere “accusato” di tradire la mia cultura. Quando ho iniziato a fare teatro negli anni Settanta c’era un grande trasporto da parte dei mezzi di comunicazione verso il teatro napoletano e questo ci aveva resi un po’ arroganti, ci si autocelebrava e non mi è mai piaciuto”.

Nell’estate dello scorso anno, l’anteprima del tour di “Napoletano? e famme ‘na pizza!”, in formazione ridotta, era stata per l’artista un primo passo per dare una risposta sul palco alla grave crisi determinata dall’emergenza covid-19 e una testimonianza concreta “a favore” dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo. Ora il ritorno con la produzione al gran completo:Nello spettacolo ho introdotto con un escamotage anche una parte dei tecnici, perché in pandemia si è detto che ci sono anche le maestranze che lavorano e sono in difficoltà, quindi credo di essere in Italia l’ultimo capocomico che fa l’attore e anche l’imprenditore della propria compagnia e ho molto a cuore la mia famiglia artistica. Quando il pubblico ride fragorosamente ci rimette in contatto con il mondo. Dopo un periodo così difficile di distacco tra le persone la risata ci unisce. Il primo giorno che sono tornato sul palco mi sono emozionato. In questi due anni ho avuto paura di non esistere più e sentire quelle risate mi ha dato forza e consapevolezza. Forse è il modo più bello di manifestarsi di Dio”.

ORARI SPETTACOLI:

feriali ore 20,45 – domenica e 6 gennaio ore 15,30

sabato 15 gennaio ore 15.30 e 20.45

BIGLIETTI:

Poltronissima Prestige € 35,00 – Poltronissima € 32,00 – Poltrona € 23,00

Poltronissima under 26 € 15,50

di Francesca Monti

credit foto Federico Riva

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