Intervista con Francesco Branchetti, in scena al Teatro Lumière di Firenze con lo spettacolo “Una stanza al buio”: “E’ un testo con un intreccio clamorosamente sorprendente e due personaggi particolari”

L’8 e il 9 gennaio debutta al Teatro Lumière di Firenze “Una stanza al buio”, spettacolo diretto da Francesco Branchetti, poliedrico regista e attore, con protagonisti Claudio Zarlocchi e Alessia Fabiani, tratto dal testo di Giuseppe Manfridi.

Uno scapolo viene ucciso nel suo appartamento che aveva trasformato in una piccola garconnière. Mentre le indagini proseguono, un uomo e una donna si incontrano sul luogo del delitto. Davanti ai loro occhi si presenta una sagoma di gesso. Lui, introverso, oppresso dalla rabbia e dall’ansia,  scultore  e  amministratore  dello stabile, lei misteriosa, intrigante e piena di sé. E’ una commedia che vive dei suoi personaggi, dei loro caratteri, che più diversi non potrebbero essere, delle loro manie, tic, ossessioni e del gioco che tra loro si viene a creare. I colpi di scena sono molti e i due personaggi ci conducono in un misterioso balletto, in un clima che oscilla tra il comico e il grottesco, il poetico e talvolta l’assurdo; fino a quando sprofondano in un vortice creato da loro stessi e dal mondo di valori e stili di vita che hanno abbracciato, dal quale solo il colpo di scena finale ci farà uscire.

manifesto UNA STANZA AL BUIO

Francesco, l’8 gennaio al Teatro Lumière di Firenze debutta lo spettacolo “Una stanza al buio” da lei diretto, che unisce commedia e giallo. Cosa può raccontarci a riguardo?

“E’ uno spettacolo che ho già messo in scena venti anni fa e che ho deciso di riportare a teatro lo scorso anno debuttando a Roma prima dello stop a causa della pandemia. Riprendiamo ora con l’auspicio di riuscire a fare tutta la stagione. E’ un testo che è stato rappresentato nel mondo, tradotto in varie lingue e credo che sia uno dei capisaldi della drammaturgia italiana contemporanea del secondo Novecento. Ha avuto un grande successo sia in Italia che nelle altre nazioni e ha la particolarità di costruire due personaggi straordinari, unici, particolari, strani. Lui è pieno di nevrosi, di insicurezze, di tic, un po’ artistoide, assurdo, anche molto divertente e comico, lei è una dark lady che incarna erotismo ed è il motore del giallo venato di comicità, due generi apparentemente in contraddizione ma miscelati in modo perfetto. E’ un testo caratterizzato da un intreccio clamorosamente sorprendente, con un susseguirsi di colpi di scena, in cui questi personaggi strani vivono un’avventura nella stanza al buio misteriosa. Credo che piacerà molto al pubblico”.

Cosa le piacerebbe restituire al testo di Manfridi attraverso la sua regia?

“La capacità un po’ persa forse negli ultimi anni che avevano gli autori della nuova drammaturgia italiana di costruire dei caratteri veramente all’altezza del grande teatro classico, psicologicamente delineati, originali, unici. Piano piano c’è stato uno spostamento verso l’argomento a discapito del personaggio, che invece dovrebbe essere al centro del teatro e della drammaturgia”.

Ha detto che aveva già portato in scena questo spettacolo venti anni fa, quali cambiamenti sono stati fatti rispetto al passato?

“E’ uno spettacolo completamente diverso, dalla scenografia al cast. Nell’allestimento di allora avevo privilegiato il lato comico ed erotico nel rapporto tra i due, in quello attuale ho dato risalto al giallo, al mistero, al supposto plagio di lei nei confronti di lui. Credo di essere riuscito a tirare fuori tutte le caratteristiche insite nel testo di Manfridi”.

Come ha scelto il cast?

“L’idea è nata con Claudio Zarlocchi, che è il protagonista maschile, e poi abbiamo pensato ad Alessia Fabiani che aveva le caratteristiche sia interpretative che fisiche per interpretare il personaggio femminile. Abbiamo lavorato davvero bene insieme e sono molto contento”.

Francesco Branchetti 105b

In quali progetti sarà prossimamente impegnato?

“Innanzitutto porteremo “Una stanza al buio” a Firenze, al Teatro Bolivar di Napoli dal 14 al 16 gennaio, in Piemonte e al Teatro Martinitt di Milano dal 4 al 20 febbraio. Inoltre ho in programma alcuni spettacoli che mi vedono come interprete oltre che regista, quali “Non si sa come” di Pirandello, “Parlami d’amore” con Natalie Caldonazzo, che riprenderemo a fine marzo, “Amor c’ha nullo amato amar perdona” insieme a Miriam Mesturino. Farò anche la regia di uno spettacolo che debutterà a Opera il 26 febbraio al CineTeatro Eduardo che si intitola “Io e lei” di Luis Guerrero e ho dei nuovi progetti per l’estate. Nonostante questo brutto momento che stiamo vivendo mi ritengo fortunato”.

L’8 dicembre scorso c’è stato anche il debutto di “Sii il tuo Nobel”…

“E’ stato molto particolare ed emozionante, è uno spettacolo concepito per Villa Nobel a Sanremo, in occasione della settimana nobeliana, che è stato messo in scena nelle stanze dove viveva Alfred Nobel. La prima mondiale è stata l’8 dicembre e seguirà poi una tournée”.

Un’attrice e un attore che le piacerebbe dirigere in uno spettacolo a teatro…

“Mi piacerebbe dirigere Stefania Rocca e Massimo Popolizio, due bravissimi artisti”.

di Francesca Monti

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