Intervista con Claudia Marsicano, protagonista della serie “Noi”: “Ho regalato a Caterina un’esperienza di vita”

“Cate è come se fosse rimasta in una sorta di bolla adolescenziale. Non appena ho iniziato a lavorare sul personaggio ho intravisto una me più ragazzina e quindi ho imparato ad avere anche compassione, intesa nell’accezione buddista del prendersi cura, di me e di quello che sono stata, e a darmi delle pacche sulla spalla”. Claudia Marsicano dà il volto a Caterina Peirò in “Noi”, la nuova serie in sei puntate prodotta da Cattleya con Rai Fiction, in onda la domenica alle 21.25 su Rai1, con la regia di Luca Ribuoli e tratta da “This is us”.

Caterina ha un problema grande: se stessa. Unica femmina dei tre fratelli Peirò, ha una voce bellissima come quella di sua madre Rebecca (Aurora Ruffino), ma non si è mai concessa la possibilità di scoprirlo. Vive una vita a metà, il suo talento l’ha messo da parte, lasciato in un angolo a prendere polvere, si accontenta di insegnare canto facendo lezioni private. Quando la incontriamo, il giorno del suo trentaquattresimo compleanno, è in preda ad una crisi esistenziale profonda e solo suo fratello Claudio (Dario Aita), con cui ha un legame fortissimo, riesce a darle la forza per rimettersi in piedi e cominciare un percorso di “rinascita”, che la costringerà ad affrontare il dolore che ha dentro e a tagliare finalmente alcuni dei fili che la inchiodano al suo passato. Ad aiutarla arriva Teo, che con ostinazione e amore la sprona e la spinge a liberarsi della corazza, fisica ed emotiva, che si è costruita negli anni.

Caterina Marsicano, giovane, simpatica e talentuosa attrice, danzatrice, cantante, performer, vincitrice del Premio Ubu 2017, ci ha parlato del suo personaggio e della serie “Noi”, ma anche di musica, del suo esordio al cinema nel film di Francesco Fei “Mi chiedo quando ti mancherò” e del sogno di dirigere uno spettacolo teatrale.

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Claudia Marsicano e Dario Aita

Claudia, qual è l’aspetto che più l’ha colpita del suo personaggio, Caterina?

“Probabilmente il modo in cui riesce ad accudire le persone che le stanno a fianco, specialmente suo fratello gemello Claudio e il fatto che non riesca invece a prendersi cura di se stessa, a chiedersi profondamente come stia”.

“Noi” è l’adattamento della serie americana “This is us”. Ha avuto modo di vederla prima di iniziare le riprese?

“Ho fatto il provino a inizio febbraio 2020, poi il mondo si è fermato a causa della pandemia e ho avuto l’occasione di vedere tutta la serie nei giorni di quarantena. Ho amato tanto “This is us” e sono una fan accanita di questa serie”.

2021,"NOI"
Claudia Marsicano con Aurora Ruffino, Livio Kone, Lino Guanciale, Dario Aita

Come si è trovata sul set?

“Benissimo, all’inizio ero molto preoccupata arrivando dal teatro e non avendo nessuna esperienza in campo televisivo, in realtà ho trovato persone splendide, attori fantastici. Fin dal primo giorno in cui ci siamo visti per un aperitivo pre riprese ci siamo subito riconosciuti. Luca e i responsabili del casting sono stati bravi a scegliere persone affini. Con Lino è capitato di stare sul set ed è un uomo splendido. E poi sono stata fortunata ad avere come compagno di lavoro Leonardo Lidi che interpreta Teo, è un attore pazzesco, un regista formidabile e una persona speciale”.

Che significato ha per lei la parola Noi?

“Noi vuol dire stare insieme, includersi in un gruppo. Caparezza nella canzone “Fai da tela” dice che “tutti ce l’abbiamo con la gente come se non ne fossimo parte, ci si estromette sempre”, ed è vero perché diamo spesso la colpa agli altri ma siamo noi stessi parte della gente. Nel titolo sta la genialità della serie, io posso trovare più affinità con un personaggio ma tutti i protagonisti parlano in qualche modo di noi e ci possiamo rispecchiare nelle varie storie”.

In effetti la serie affronta tematiche importanti in cui possiamo ritrovarci…

“Sono tematiche che fanno parte dell’umanità, dalla famiglia con le sue dinamiche al razzismo, purtroppo sempre attuale in Italia e nel mondo, dall’accettazione di sè al rispetto verso se stesse, alla voglia di capire chi sei”.

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Claudia Marsicano con Dario Aita e Livio Kone

Cosa ha aggiunto questo personaggio al suo percorso artistico e umano?

“Nonostante Cate sia più grande di me è come se fosse rimasta in questa sorta di bolla adolescenziale. Non appena ho iniziato a lavorare sul personaggio ho intravisto una me più ragazzina e quindi ho imparato ad avere anche compassione, intesa nell’accezione buddista del prendersi cura, di me e di quello che sono stata, e a darmi delle pacche sulla spalla. Ho regalato a Cate un’esperienza di vita. E’ come se le avessi detto che basta poco per andare avanti, guardarsi un attimo dentro e imparare ad accettare tutti i lati di sè. Io insegno teatro e ultimamente mi è capitato di fare dei lavori con i giovani. Avere questa consapevolezza è stato importante. Quando sei nella fase della vita in cui non capisci nulla e tutto sembra perduto, avere qualcuno che ti dica “stai tranquillo che passerà” penso possa aiutare. Dal punto di vista lavorativo arrivando dal teatro off avere questo tipo di palcoscenico è stata una bellissima esperienza”.

Cate ha una grande passione per la musica e una bellissima voce, come abbiamo visto ad esempio nella scena in cui ha cantato “Almeno tu nell’universo” per la nonna di Teo e gli altri ospiti della casa di riposo. Anche lei ha studiato canto, quindi le chiedo qual è il suo rapporto con la musica?

“La musica è fondamentale, scandisce la mia esistenza, infatti in ogni stanza della mia casa c’è uno speaker o una radio per ascoltarla. Non è la mia passione principale, ma è quella di Cate e anche la sua più grande paura perchè cantare ha a che fare con il guardarsi dentro e devi essere pronto per farlo, per non eseguire soltanto un brano ma lasciare qualcosa di te a chi ascolta”.

Quale canzone assocerebbe a Caterina?

“Io ho una grande passione per Gigi D’Alessio e quindi scelgo “Non mollare mai”. Secondo me è uno dei più grandi poeti e cantautori d’Italia ed è stato l’unico quando ero ragazzina a dirmi: puoi fare quello che vuoi nella vita, basta volerlo e lavorare sodo”.

Come si è avvicinata al teatro?

“E’ arrivato all’improvviso. Quando ero ragazzina una mia compagna di liceo faceva un corso di teatro e mi ha invitato a partecipare. Ero adolescente, nella fase punk in cui non mi piaceva niente. Ho iniziato a frequentare la Scuola di Teatro Quelli di Grock, mi sono diplomata e poi ho fondato una piccola compagnia di teatro per ragazzi e ho seguito diversi workshop di perfezionamento. Tuttora non so cosa mi affascini, perchè il compromesso è alto ma non riesco a starci lontana. Il teatro più di ogni altra forma di arte recitativa ha a che fare con le persone, significa compiere insieme un rito tutte le sere diverso, è qualcosa di atavico”.

Cos’ha rappresentato per lei la vittoria del Premio Ubu?

“Ricevere il Premio Ubu a 25 anni è stata una grandissima pacca sulla spalla, non è stato un punto di arrivo ma lo start per partire e godermi il percorso”.

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Claudia Marsicano e Beatrice Grannò in “Mi chiedo quando ti mancherò”

Ha esordito al cinema nel film di Francesco Fei “Mi chiedo quando ti mancherò”. Che esperienza è stata?

“E’ stata meravigliosa e allo stesso tempo allucinante, ho fatto il provino a 21 anni, abbiamo girato il film quando ne avevo 25 ed è uscito quattro anni dopo, è stato un percorso decennale. E’ stato bellissimo lavorare con Beatrice Grannò che è una grandissima professionista, un’attrice pazzesca e una ragazza splendida. E’ stato anche divertente vedere come funziona il cinema, quanto lavoro e quanta dedizione ci sono dietro. Non è un privilegio che hanno tutti, ho coronare il sogno che avevo da bambina. E’ un ricordo che porterò nel cuore per sempre, sia perchè è stato il mio primo film sia per le persone che ho conosciuto”.

In quali progetti sarà prossimamente impegnata?

“Al momento sono in pausa. Si dice che c’è un tempo per pescare e un tempo per asciugare le reti, ora sto asciugando le reti e devo capire quali saranno le prossime mosse. Il periodo storico è anche un po’ strano e devo innanzitutto fare un check emotivo”.

Un sogno nel cassetto…

“Vorrei dirigere uno spettacolo con quindici attori in un super teatro”.

di Francesca Monti

Grazie a Donatella Franciosi

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