“Oggi il calcio è finito. E’ arrivata la Finanza a prendersi i giocatori.” Così l’allora presidente Dino Viola, rivolto all’arbitro Paolo Casarin fuori dagli spogliatoi dello stadio Olimpico di Roma, domenica 23 marzo 1980. Un colpo sferrato alla fiducia dei tifosi e di tutti gli appassionati di sport. Sulla pista rossa dell’Olimpico arrivano all’improvviso le macchine della Guardia di Finanza, i giornalisti vengono fatti allontanare mentre qualcuno parla di mandati di cattura. Nella ventiseiesima e ultima puntata di “Ossi di Seppia, quello che ricordiamo”, dal 29 marzo su RaiPlay, Paolo Casarin racconta quel pomeriggio quando i finanzieri ammanettano alcuni noti campioni dell’epoca, all’uscita degli spogliatoi. Le immagini sono riprese in diretta dalla trasmissione sportiva della Rai “90° minuto”. “Fu la prima volta che sentii parlare della morte del calcio. Il calcio che è vita per definizione…Uscendo dallo stadio ho visto qualche giocatore con le manette. Allora il colpo lo presi anche io. Da tifoso, da appassionato di calcio, da uomo al servizio del calcio. E lo presi come un tradimento, profondo… Perché se tu fai questo e distruggi il calcio, non distruggi un’impresa, non distruggi una partita. Distruggi affetto ed emozione, tutte cose che il calcio è in grado di produrre e che i giocatori stessi erano in grado di produrre.”
Si è appena conclusa la partita Roma – Perugia, un incontro sportivo poco emozionante ma l’immagine anomala delle auto delle forze dell’ordine in campo è destinata a diventare il simbolo dello scandalo del calcioscommesse e a definire la fine dell’innocenza del calcio.
La sentenza di primo grado è durissima per molti giocatori e comporta inoltre la retrocessione in B per Milan e Lazio nonché cinque punti di penalizzazione per Bologna, Avellino e Perugia. Dal punto di vista penale invece tutti i calciatori vengono assolti.
