“Fin dalla prima lettura della sceneggiatura sono stata catturata dalla tipologia del personaggio, dalle battute, dai dialoghi, dalla scrittura di Lisa Nur Sultan”. Lunetta Savino è la straordinaria protagonista della serie “Studio Battaglia”, prodotta da Palomar con Tempesta in collaborazione con Rai Fiction, adattamento italiano del legal dramedy di successo targato BBC The Split, con la regia di Simone Spada, che si concluderà martedì 5 aprile, con l’ultima delle quattro puntate in onda alle 21.25 su Rai1.
Con la sua classe e le sue eccellenti qualità interpretative, Lunetta Savino dà volto e cuore a Marina, rendendone al meglio l’ironia tagliente, il cinismo ma anche le fragilità di una donna elegante, autorevole e temibile, che ha cresciuto tre figlie, Anna (Barbora Bobulova), Nina (Miriam Dalmazio) e Viola (Marina Occhionero) da sola senza perdere un giorno di lavoro, anzi facendo crescere il suo studio legale fino a farlo diventare uno dei più importanti di Milano. Nei processi è un mastino senza scrupoli, ma la sua tempra è bilanciata da un cinismo irriverente e da sprazzi di imprevedibilità che la rendono irresistibile.
Lunetta Savino in “Studio Battaglia” – credit foto Massimo Graia
Lunetta, nella serie “Studio Battaglia” interpreta Marina, una donna cinica, ironica, determinata che dietro quest’ironia nasconde anche delle fragilità. Qual è l’aspetto che più le è piaciuto di questo personaggio?
“La bellezza di un personaggio risiede nella sua ricchezza. Poteva anche essere tagliato con l’accetta, essere soltanto una donna cinica e ironica, invece è interessante che ci sia un risvolto dettato probabilmente dalle delusioni, da cose accadute che l’hanno fatta diventare quella che è. Come tutte le persone ha tante sfumature e questa varietà di colori che presenta rende Marina molto affascinante da interpretare”.
Come si è approcciata a questo personaggio, come ha lavorato nella costruzione dello stesso? Si è ispirata a qualche figura di avvocato?
“Fin dalla prima lettura della sceneggiatura sono stata catturata dalla tipologia del personaggio, dalle battute, dai dialoghi, dalla scrittura di Lisa Nur. Poi essendo un’appassionata spettatrice di serie tv, ho visto e rivisto dei legal drama americani con protagoniste femminili molto interessanti come “Damages” con Glenn Close, “The good fight”, “Le Regole del delitto perfetto” con Viola Davis, mi sono fatta una cultura di questo genere, con un occhio più attento soprattutto ai ruoli di queste avvocate mature che presentavano anche qualcosa in comune con Marina. Alla fine ho realizzato una mia originale interpretazione, anche perché “Studio Battaglia” è ambientato in Italia, a Milano, quindi ho guardato dei video per studiare l’accento e il modo di porsi di certe signore borghesi milanesi. Il lavoro dell’attore, per quanto mi riguarda, è composto da tanti tasselli da mettere insieme ma in questo caso particolare non è stato semplice, perché era necessario avere un controllo sull’approccio di Marina rispetto al rapporto con le figlie e con l’ex marito e ogni scena aveva un motivo in più per tirare fuori dei colori, delle sfumature. E’ una donna che davanti agli altri è estremamente controllata, mentre quando è sola si lascia andare, fa il tai-chi, manda all’aria tutti i faldoni dello studio, balla. Con le sue figlie cerca sempre di mostrare la sua forza e fa fatica ad accettare sia la sua fragilità che la loro. Questo ne svela un carattere, un modo di essere completamente nuovo per me come attrice e diverso dai personaggi che ho interpretato finora”.
Lunetta Savino con Barbora Bobulova, Miriam Dalmazio, Marina Occhionero e il regista Simone Spada – credit foto Massimo Graia
Marina Battaglia è una donna che, nonostante gli inevitabili contrasti, ha un buon rapporto con le sue figlie e le ha sempre spronate a stare al mondo a testa alta, senza paura, e a inseguire i loro sogni…
“Marina ha dalla sua parte questa giustificazione però si rapporta anche in maniera dura con le figlie, ogni volta rimangono un po’ spiazzate, si aspetterebbero un gesto, una morbidezza maggiore da lei che non arriva. Quando ad esempio Anna, Nina e Viola scoprono che ha nascosto le lettere e gli oggetti che il padre ha mandato loro nel corso degli anni si arrabbiano ma lei passa a un altro argomento come se la vita dovesse andare avanti comunque, come se nulla fosse accaduto”.
E poi c’è l’ex marito Giorgio, che ricompare dopo tanti anni, per il quale Marina sembra provare ancora qualcosa, visto che nel corso della storia ha un atteggiamento più morbido e umano nei suoi confronti…
“Anche perché scopre che si è operato al cuore, quindi c’è questo momento in cui si svela poco per volta che Marina prova ancora un sentimento verso l’ex marito. Del resto a venti anni di distanza dalla separazione non la vediamo con un altro uomo. Al di là del fatto che il lavoro sia centrale per lei si capisce che la fine del matrimonio non è stato un evento da poco. Fa delle cose abbastanza sorprendenti, infatti le figlie scoprono che manda dei soldi a Giorgio. A tal proposito c’è una battuta straordinaria nella terza puntata, quando Nina dice: “mamma ma noi siamo delle avvocate divorziste, non pensiamo agli uomini che abbiamo lasciato né tantomeno paghiamo alimenti non dovuti”, e Marina risponde: “Lo so, sono il mio peggiore fallimento”. In questo frangente rivela una fragilità, un sentimento che maschera con la durezza e con una serie di azioni”.
Lunetta Savino in “Studio Battaglia” – credit foto Massimo Graia
Un’altra battuta pronunciata da Marina a proposito dell’aperitoga è “solo le pietre non cambiano”. Lei che rapporto ha con il cambiamento?
“Sono molto d’accordo con lei. Cambiare significa anche rischiare ma i cambiamenti sono salutari e vitali, sono portatori di maturazione, di scoperte, sono molto più interessanti che essere sempre coerenti, seguendo un copione stabilito”.
Marina e le sue figlie sono donne toste, determinate, che hanno avuto la possibilità di essere libere di scegliere il proprio futuro, cosa che oggi non a tutte ancora accade. Secondo lei cosa manca per fare un ulteriore passo avanti nella condizione femminile?
“Mancano tante cose. Questa opportunità relativa alla libertà di scegliere il proprio futuro si è aperta a tutte le donne, però le occasioni e anche le agevolazioni affinché questo possa davvero accadere non sono molte. In Italia c’è ancora una società che non aiuta questo tipo di emancipazione, di raggiungimento della libertà. Obiettivamente il tasso dell’occupazione femminile è bassissimo rispetto ad altri Paesi, le donne che occupano posti apicali sono troppo poche, c’è ancora parecchia strada da fare, e dove sono presenti faticano il triplo perché devono tenere insieme molte cose. Anche nel nostro lavoro le registe donne sono rare”.
E’ una serie al femminile, dalla quale si evince anche una solidarietà e un aiuto reciproco tra le protagoniste. Spesso si sente dire invece che ci sia rivalità e invidia tra le donne e che sia complicato fare squadra. Qual è il suo pensiero a riguardo?
“Personalmente non avverto invidia nel mio lavoro. Penso che in generale questo sentimento nasca quando sei insoddisfatta della tua vita, quando c’è qualcosa di non risolto e vedere una tua coetanea o amica o collega che invece è riuscita a raggiungere determinati obiettivi può provocare l’invidia che è naturale, umana, sia per gli uomini che per le donne. Quando ero più giovane mi è successo di voler capire come mai non riuscissi ad avere delle occasioni, ad arrivare a determinati traguardi per i quali ci vuole anche fortuna, ma non era invidia verso le altre, piuttosto una riflessione con me stessa. Ognuno ha il proprio percorso e devi accettare di fare un lavoro competitivo, che ti mette in gioco continuamente, perché ricominci da capo, passi sotto il giudizio di un regista, di un produttore, devi fare dei provini. Fa parte del gioco e lo sapevo fin dall’inizio. Spesso mi è capitato di trovare più difficoltà con i colleghi uomini che non con le donne”.
“Studio Battaglia” ha riscosso un grande apprezzamento da parte di pubblico e critica, segno che gli spettatori sentono anche il bisogno di un po’ di leggerezza e ironia dopo questi due anni così difficili. Quale pensa sia il segreto di questo successo?
“Ha fatto piacere a tutti questo successo perché è una vittoria di squadra. In “Studio Battaglia” c’è un eccellente livello attoriale, una splendida sceneggiatura, un’attenta regia, un’ottima confezione della fotografia, la produzione non si è risparmiata sulle location. Tutti hanno lavorato per ottenere un risultato di questo livello. E’ la dimostrazione che si può alzare l’eleganza di una serie tv nostrana e credo che “Studio Battaglia” possa competere in termini di qualità con le fiction straniere sulle piattaforme. Con l’aggiunta del calore italiano che ci contraddistingue”.
Lunetta Savino e Massimo Ghini in “Studio Battaglia” – credit foto Massimo Graia
Sul set della serie ha ritrovato Massimo Ghini, con cui aveva lavorato in “Raccontami”. Anche in quel caso eravate marito e moglie, ma la storia era ambientata negli anni Sessanta e lei interpretava Elena, un personaggio molto diverso da Marina…
“Ho ritrovato un compagno di lavoro, che è un ottimo attore, in un contesto completamente diverso. Abbiamo lavorato talmente tanto insieme nella serie “Raccontami” che è bastato poco per ricreare quella complicità che avevamo, anche se era un’altra storia, un’altra coppia, una dimensione differente. È stato molto piacevole recitare con Massimo, anche se abbiamo poche scene insieme”.
Cosa ha aggiunto questo personaggio al suo percorso artistico e umano?
“Ha aggiunto un bel tassello perché è un personaggio completamente diverso da quelli fatti finora, è un tipo di carattere al di fuori dei canoni già battuti e frequentati, che aspettavo e che avrei voluto fare già da tempo. E’ stata un’occasione molto interessante, che mi ha dato la possibilità di misurarmi su un terreno completamente nuovo, anche scivoloso. E’ come se ti ritrovassi su una strada che impari a conoscere mentre la percorri”.
In quali progetti sarà prossimamente impegnata?
“Sto girando le nuove puntate di “Le indagini di Lolita Lobosco” con Luisa Ranieri, serie in cui interpreto Nunzia, poi sarò a teatro la prossima stagione con “La madre” di Florian Zeller, un testo bellissimo con la regia di Marcello Cotugno. E speriamo di fare anche la seconda stagione di “Studio Battaglia””.
Un personaggio che sogna di interpretare…
“Per quanto riguarda il cinema e la tv non posso sapere cosa mi riserverà il futuro, i personaggi che conosco sono già scritti, quindi direi un classico del teatro, un altro Ibsen o Shakespeare, anche se è sempre difficile andare a cercare i ruoli, perché quelli più belli sono maschili, mentre con i femminili si fa più fatica”.
di Francesca Monti
credit foto copertina Gianmarco Chieregato
Grazie per la collaborazione a Giuseppe Corallo e Maria Amendola – Amendola Comunicazione