Promoter, produttore, editore musicale, manager e presidente di Starpoint Corporation: Pasquale Mammaro ha iniziato la sua carriera nel 1975 nelle radio private, quindi ha lavorato nella discografia con artisti del calibro di Little Tony, Mino Reitano, Gloria Gaynor, Giampiero Artegiani, Franco Califano e Pippo Franco, solo per citarne alcuni, e negli ultimi anni ha restituito il successo a grandi personaggi della musica italiana, come Orietta Berti e Rettore.
Senza però distogliere l’attenzione dalle nuove generazioni, contribuendo alle vittorie de Il Volo e di Diodato al Festival di Sanremo.
In questa intervista Pasquale Mammaro ci ha parlato dei suoi inizi, ma anche dei ricordi legati a Mino Reitano, del ritorno alla ribalta di Orietta Berti e dei prossimi artisti che vorrebbe rilanciare.
Pasquale, partiamo dall’inizio, come si è avvicinato al mondo della musica?
“All’età di 10 anni, quando ho fatto la prima comunione, i miei genitori mi regalarono un radio registratore della Grundig. Ascoltavo su Radio Rai le varie hit parade di Lelio Luttazzi, i programmi di Giancarlo Guardabassi, Alto Gradimento, e registravo le canzoni sulle cassette. Poi intorno ai 13-14 anni ho acquistato un giradischi, sul piatto mettevo i 45 giri di Gloria Gaynor, che in seguito ho conosciuto e con cui lavoro, Barry White, gli Alunni del Sole, i Cugini di Campagna, i Collage, i Santo California, la Bottega dell’Arte, che andavano forte in quegli anni, e creavo la mia piccola hit parade, annunciando la classifica del momento. Da lì è nata la passione per la musica. Nel frattempo mio cugino aprì una delle prime emittenti libere a Minturno (Lt), questo paese in cui sono cresciuto e ho passato l’adolescenza. Ho cominciato a lavorare in radio nel 1975 e a frequentare le case discografiche, dove andavo a prendere il materiale che davano in promozione, soprattutto in RCA che era vicino casa, nei famosi studi sulla via Tiburtina al km 12 accanto al Grande Raccordo Anulare. Facevo le interviste agli artisti, ho iniziato a conoscerli, mi piaceva molto il dietro le quinte, frequentavo i vari promoter e piano piano mi sono introdotto nell’ambiente, andando ai concerti e collaborando con la Cinevox Records, la Lupus, lavorando con il mio grande amico Giampiero Artegiani, con Franco Califano e Pippo Franco. E proprio con quest’ultimo andai per la prima volta al Festival di Sanremo, in quanto gestivo il coro delle ragazzine che cantavano “Chi chi chi co co co” e conservo dei ricordi bellissimi. Accompagnai invece Giampiero a Saint Vincent nel 1983 dove vinse “Un disco per l’estate” con il brano “Il sogno di un buffone” e l’anno dopo a Sanremo con “Acqua alta a Piazza San Marco”. Una volta arrivati in albergo abbiamo scoperto che non c’erano due camere pagate per noi, ma solo una e abbiamo dormito in un letto matrimoniale insieme (sorride). Giampiero non andò in finale al Festival ma diventammo amici di Eros Ramazzotti che trionfò con Terra Promessa”.
Il suo primo grande successo è datato 1986 con la canzone “Alleluia pro Caritas” cantata da tanti famosi calciatori. Com’è nata quell’idea?
“Nel 1986 mi è venuta l’idea di far cantare i più importanti calciatori che giocavano in Italia in una canzone benefica “Alleluia pro Caritas”, che arrivò al primo posto della hit parade vendendo mezzo milione di copie e fu forse il mio primo grande successo. Con l’aiuto di Aldo Biscardi riuscii a mettere insieme questo gruppone di giocatori, da me chiamato Football Stars, e i proventi del brano furono devoluti alla Caritas. Poi negli anni ho continuato il mestiere del promoter, diventando anche produttore, editore musicale, manager e ancora oggi mi diverto e mi prendo delle belle soddisfazioni”.
Tra gli artisti con cui ha lavorato c’è Mino Reitano che, a mio avviso, viene poco ricordato. Le va di regalarci un suo ricordo?
“Negli anni Novanta ho iniziato a lavorare con Little Tony, che è diventato il mio più grande amico e qualche anno dopo è arrivato anche Mino Reitano, che a sua volta aveva una grande amicizia con Tony. Entrambi sono stati due punti di forza, da cui ho imparato molto. Ragionavano però in modo diverso. Tony diceva che era meglio un minuto in tv fatto bene che tre fatti così così, mentre se davi un minuto a Mino ne prendeva dieci, anche a ragione perchè aveva una grande voce, talento, generosità e umanità. Ti porto qualche esempio. Quando andavamo in un albergo, c’era il facchino che aiutava Reitano a portare le valigie e gli dava 50mila lire di mancia perchè diceva che anche lui aveva figli e doveva dare da mangiare alla famiglia. Se una persona gli faceva una cortesia si commuoveva. Un anno andò in Australia per una serie di concerti, grazie a un manager italo-australiano che viveva là e che al termine gli diede i soldi che gli spettavano. Nel frattempo però aveva raccontato a Mino che la figlia era malata di tumore e stava facendo il possibile per curarla, tanto che l’aveva mandata anche negli Stati Uniti. Così Reitano disse al manager di tenere il denaro e di usarlo per curare la ragazza, in quanto gli aveva pagato le spese, aveva fatto questi concerti che gli erano piaciuti tantissimo ed era a posto così”.
Pasquale Mammaro con Il Volo
Arriviamo al 2015 e alla vittoria de Il Volo al Festival di Sanremo con “Grande amore”, brano da lei proposto a Carlo Conti. Ci racconta com’è andata?
“Carlo Conti era alla direzione artistica del Festival di Sanremo nel 2015 e gli proposi un brano che avevo nel cassetto da anni, Grande Amore. Lo avevo fatto incidere ma non pubblicare da un duo che si chiamava Opera Pop, composto da un tenore e un soprano perché avevo capito che poteva essere cantato in un modo pop lirico. A Carlo piacque e mi disse di presentarlo tra i Giovani, ma una volta uscito il regolamento mi sono reso conto che il tenore del duo aveva appena compiuto 36 anni e quindi non poteva partecipare. Così Conti mi consigliò di cercare un altro gruppo e ho fatto dei provini, ma nessuno mi convinceva e un giorno mi propose di dare il brano a Il Volo. L’ho fatto ascoltare a Michele Torpedine, che aveva qualche dubbio e Carlo mi disse di coinvolgere anche Celso Valli, che ha capito la forza di “Grande amore” e l’ha fatto provare a Gianluca, Piero e Ignazio. La loro versione era una bomba e si convinsero che era perfetto per Sanremo. Il giorno prima della presentazione ufficiale de Il Volo al Festival mi chiamò Torpedine e io lo tranquillizzai dicendo che era importante dare loro un pezzo inedito altrimenti avrebbero continuato a cantare solo cover e che questa sarebbe stata la loro signature song. E così è stato. Siamo tornati a Sanremo con il Volo nel 2019 con Musica che resta, un altro brano da me proposto, arrivando terzi grazie all’affetto della gente, nonostante la critica non li abbia mai considerati. Alla fine questo trio è diventato una realtà nel mondo e fa sold out ovunque”.
Pasquale Mammaro con Diodato
C’è la sua firma anche sulla vittoria di Diodato a Sanremo 2020 con “Fai rumore”…
“Un giorno sono andato in Carosello e ho chiesto se avessero qualcuno da presentare a Sanremo 2020 e mi risposero di no ma che avevano in uscita il progetto di un artista chiamato Diodato, il cui brano Che vita meravigliosa avrebbe fatto parte della colonna sonora del film di Ozpetek. Mi piacque molto e chiesi se questo ragazzo avesse anche un’altra canzone. Mi hanno fatto sentire Fai rumore. Era stupenda e ho pensato di portarla ad Amadeus. Lui dopo averla ascoltata un paio di volte mi disse che ci saremmo aggiornati più avanti e io risposi che l’indomani sarei partito per New York. Era ottobre, stavo per imbarcarmi sul volo delle 8,30 e ho ricevuto la telefonata di Ama. Mi ha detto che non aveva dormito tutta la notte, che quel brano era eccezionale e che avrebbe voluto ascoltarlo al mio ritorno riarrangiato con più strumenti, essendo piano e voce. Così ho chiamato Antonio, hanno sistemato alcune frasi del testo, l’hanno arrangiato e una volta rientrato in Italia a novembre sono tornato da Amadeus con la canzone e mi ha detto che sarebbe stata nella rosa del Festival 2020. E addirittura lo ha vinto”.
Pasquale Mammaro con Orietta Berti
Nel 2021 ha invece riportato al successo una delle più grandi voci italiane di sempre, Orietta Berti, grazie alla sua partecipazione a Sanremo con “Quando ti sei innamorato”…
“Durante l’estate del 2020 mi sono rivisto più volte con Amadeus e gli ho parlato di Orietta Berti, proponendogli una serie di brani da ascoltare ma non mi sembrava tanto convinto. Non avevo nemmeno insistito perché capivo che portarla a Sanremo sarebbe stato difficile. Poi è arrivata la seconda ondata della pandemia e ho preso il covid, restando chiuso in ufficio nella mia stanza per dodici giorni e mi sentivo spesso con Amadeus, pensando a tutto fuorchè a Sanremo. A un certo punto mi disse che aveva deciso di portare la Berti al Festival e che “Quando ti sei innamorato” secondo lui era il brano perfetto. Ho chiamato Orietta e non ne voleva sapere, perché erano anni che non partecipava alla kermesse, aveva avuto le sue soddisfazioni e gareggiare con ragazzini di venti anni non le sembrava il caso. Ho impiegato una settimana per convincere lei e la famiglia, poi siamo andati a Sanremo, è uscita fuori la sua simpatia e bravura, è arrivata nona, e per un’artista come lei è stato un risultato incredibile. In quel contesto abbiamo conosciuto Fedez che ci ha proposto di provare Mille, che Orietta ha poi cantato con lui e Achille Lauro e che ha conquistato sei dischi di platino. E ora è una delle artiste italiane più considerate e ricercate”.
Pasquale Mammaro con Ditonellapiaga e Rettore
Nel 2022 invece è stata la volta di Rettore…
“Al Festival di Sanremo 2022 Orietta era impegnata con Fabio Rovazzi come inviata sulla nave da crociera, invece in gara ho portato Donatella Rettore, su idea di Amadeus, in coppia con Ditonellapiaga perché la sua voce funzionava bene in “Chimica”, che ha ottenuto un disco di platino. Avevo segnalato ad Ama anche Tananai, un giovane molto interessante che è arrivato ultimo al Festival ma ora fa concerti con ventimila persone. Ci sono state una serie di circostanze fortunate”.
Pasquale Mammaro con Marcella Bella e Fausto Leali
Quali altri artisti che hanno fatto la storia della musica italiana le piacerebbe rilanciare?
“Ce ne sono tanti che lavorano con me e che sarebbe bello riportare al successo come Fausto Leali e Marcella Bella. In parte ci siamo riusciti con Edoardo Vianello che ha fatto una partecipazione in “Finimondo” di M¥ss Keta, un remake del suo brano degli anni Sessanta, “Il capello”, che non tutti conoscevano, ed è stato un successo estivo. Anche Peppino Di Capri potrebbe avere ancora qualche soddisfazione. Negli anni mi sono specializzato nel rilanciare questi personaggi, perché penso sia importante far conoscere alle nuove generazioni artisti che hanno fatto la storia della musica italiana”.
di Francesca Monti
Grazie a Mauro Caldera