“Registicamente ho lavorato tanto sugli sguardi, sul non detto, sui silenzi, perché a volte possono dire molto di più di una battuta”. Valentina Bertuzzi, candidata ai Globi d’Oro 2020 e ai Nastri d’Argento 2020 per il corto “Delitto naturale”, firma la regia di “Crush – La Storia di Tamina”, secondo capitolo dell’originale collana “Crush”, ideata da Simona Ercolani, prodotta da Stand By Me in collaborazione con Rai Kids.
La serie in otto episodi da venticinque minuti è in onda da mercoledì 1° marzo tutti i giorni su Rai Gulp alle ore 14.10 e 19.10 e disponibile in anteprima su RaiPlay.
Attraverso il linguaggio tipico delle serie kids & teen, “Crush – La Storia di Tamina” pone al centro della narrazione un personaggio femminile forte e contemporaneo come quello di Tamina (Ludovica Porreca), una ragazza afghana di 13 anni con la passione per il calcio, che ha dovuto lasciare improvvisamente il suo Paese, la sua vita e la sua amica del cuore per ritrovarsi in un mondo lontano e diverso. Grazie allo sport, alle nuove amicizie e alla nuova scuola, Tamina avrà modo di rivendicare quei diritti che in Afghanistan le erano stati vietati e, allo stesso tempo, si troverà a fare i conti con un’altra cultura, sperimentando un modo di relazionarsi con gli altri, in particolare con i ragazzi, diverso da quello a cui era abituata. Deve affrontare inoltre le prepotenze di un gruppo di bulli capeggiato da Frank (Manfredi Orfei Nones), che non vuole farla entrare nella squadra di calcio della scuola.
Con la stessa tenacia e determinazione del suo idolo Farkhunda Muhtaj, capitana della nazionale di calcio femminile afghana di cui ha un poster nella sua cameretta, Tamina non si arrende e dopo inciampi, peripezie e ostacoli, riesce a formare una squadra mista di calcio, i “Golden Eagles”, composta dagli “esclusi” della scuola, ragazzi come lei che in un modo o nell’altro sono stati sradicati dalle proprie origini o che per qualche motivo non si sono mai sentiti accettati fino in fondo e sono alla ricerca del proprio posto nel mondo. In questo percorso Tamina scopre anche l’amore, quello per il suo compagno di scuola Roberto (Alessandro Giovanni Cartenì), e stringe nuove amicizie con Elena (Federica Pala), Marie Jeanne (Nathalie Gabrieli), Jacopo (Filippo Romano), Giorgia (Eleonora Simonelli) e Sabrina (Lucilla Caliciotti).
Valentina, dopo il successo di “Crush – La Storia di Stella” hai diretto la nuova serie “Crush – La Storia di Tamina”. Come hai lavorato a livello registico e ci sono dei punti di contatto tra i due progetti?
“Uno dei file rouge è l’impronta registica, il punto di vista è sempre quello della protagonista, infatti con la camera non siamo mai fuori dal suo sguardo, abbiamo delle soggettive, delle semi-soggettive, ma non ci sono eventi paralleli. E’ una peculiarità che accomuna i linguaggi filmici delle due serie. Ho cercato di lavorare sul casting, scegliendo delle attrici con cui ci fosse un’empatia e una comprensione reciproca, che avessero quello sguardo, quella magia genuina, non artefatta dai corsi di recitazione. Se “Crush – La Storia di Stella” ha visto l’esordio sullo schermo di Anita Serafini che ora sta debuttando a teatro, diretta da Mario Martone in Romeo e Giulietta, “Crush – La Storia di Tamina” ha costituito il battesimo cinematografico per Ludovica Porreca. Ho lavorato tanto sugli sguardi, sul non detto, sui silenzi, perché a volte possono dire molto di più di una battuta. Entrambi i lavori si sono allineati bene con l’impianto registico”.
“Crush – La Storia di Tamina” affronta temi importanti come l’inclusione, l’accoglienza ma anche la rinascita di questa ragazza che impara a credere in se stessa e soprattutto a lottare per il diritto di essere ciò che vuole…
“E’ una storia luminosa anche se il personaggio è molto scuro. Infatti arriva da una realtà estremamente traumatica e violenta, anche se nell’Afghanistan in via di costruzione ci sono stati dei momenti di luce in cui c’era una cultura più aperta, le ragazze e i ragazzi andavano a scuola, giocavano con lo skate. La serie racconta una rinascita nonostante ci siano ombre e ostacoli da affrontare. La cosa importante è che Tamina crede nel diritto che ha di essere se stessa e di avere la propria identità, le proprie ambizioni, i propri gusti”.
Un ruolo fondamentale nella serie è svolto dal calcio, infatti lo sport ha un grande potere inclusivo ed è capace di abbattere pregiudizi e discriminazioni …
“Il calcio in questo senso è una sintesi visuale immediata, vedi una ragazzina con l’hijab che gioca a pallone, c’è una storia, un conflitto, dei diritti e un campo di gioco da conquistare. Lo sport come forma di inclusione è una necessità, un’urgenza. In Italia dal 1° luglio 2022 il calcio femminile è finalmente passato al professionismo, ma anche i calciatori stessi stanno cercando di uscire dagli stereotipi in cui li abbiamo visti per anni. Infatti si laureano, si emancipano, fanno anche outing. Nella serie Tamina riesce a surfare la superficie mostrando che un altro modo di fare sport è possibile”.
credit foto Rai
Quanto le serie tv, il cinema e le arti in generale possono oggi essere un veicolo per far riflettere le persone su temi importanti?
“Le serie, come il cinema, la tv, la letteratura sono strumenti potentissimi. Le fiction contemporanee, in particolare, mirano ad indagare il lato più scuro dell’essere umano. Anche quelle che hanno come protagonisti degli adolescenti come Euphoria o Stranger Things sono cupe, rarefatte, non sono adatte ai bambini, anche se magari purtroppo le vedono comunque. Il nostro target è invece costituito da ragazzi e ragazze dai 9 ai 15 anni, quindi dei pre-teen, ma anche da famiglie. Secondo me ci vorrebbe un po’ più di attenzione per raccontare la parte più luminosa dell’essere umano e andare a presentarla anche come modelling, perchè è interessante lavorare con modelli che hanno difficoltà o sfide da affrontare e le superano usando strumenti culturali ed emotivi che possono essere utili per i ragazzi e le ragazze. Le serie influenzano le nostre attitudini, più diversificazione di sguardi e valori positivi contengono e meglio è”.
Il tema della negazione dei diritti è purtroppo sempre attuale, se pensiamo a quanto sta accadendo alle donne in Afghanistan e in Iran, e non può e non deve lasciarci indifferenti solo perché questi Paesi sono geograficamente distanti da noi…
“Concordo assolutamente. E’ importante far capire ai ragazzi e alle ragazze che abbiamo dei diritti che sono stati conquistati attraverso anni di lotte e sacrifici, che non sono ancora scontati in tante parti del mondo, quindi non solo dobbiamo difenderli ma aiutare chi non li ha. Sono delle informazioni che devono passare. Nell’episodio pilota della serie quando Tamina viene presentata dalla professoressa ai suoi compagni di classe dice che in Afghanistan le donne non possono studiare, giocare a pallone, è un’informazione fondamentale che magari i giovani di quell’età non conoscevano, perchè sono temi che non si studiano a scuola”.
“Crush – La Storia di Tamina” è stata presentata in anteprima al Cinema Farnese di Roma alla presenza della scuola secondaria “Donato Bramante”, che risposta ha avuto da parte degli studenti?
“Quando abbiamo fatto l’anteprima al Cinema Farnese a Roma la sala era strapiena e gli studenti e le studentesse hanno fatto tante domande sull’hijab, sulle libertà, sulle etnie afghane, su quello che è concesso agli uomini e alle donne e c’era un interesse così vivace, una curiosità di conoscere e approfondire quello che magari hanno letto su internet, che ci ha stupiti positivamente. Il 28 febbraio la serie è stata presentata negli Stati Uniti, al Filming Italy Los Angeles”.
credit foto ®Salvatore Caruso/Black Alpaca Production
Hai deciso anche di devolvere in beneficenza una parte del tuo compenso per “Crush – La Storia di Tamina”…
“Ho devoluto una parte del mio compenso ad un’associazione no profit che si chiama Pollicino (http://www.pollicinobologna.it/), che conosco personalmente e si occupa della pediatria d’urgenza a Bologna, cercando di migliorare il benessere, la salute fisica e psichica, la prevenzione, l’assistenza e la cura dei pazienti e dei loro genitori. Ho deciso di sostenerla visto che la serie parla proprio dei più piccoli”.
A quali progetti stai lavorando?
“Sto cercando insieme alla Baires Produzioni di realizzare il film “L’occhio del coniglio” che vede protagoniste due sorelle che devono fare i conti con l’età adulta. Sto poi lavorando ad altri progetti, dedicandomi anche alla scrittura”.
credit foto ®Salvatore Caruso/Black Alpaca Production
Ci sarà anche un terzo capitolo di “Crush”?
“Credo proprio di sì, non so quali saranno le coordinate tecnico-artistiche e a livello di contenuti, ma sono sicura che ci sarà una terza stagione, perché la prima serie è andata bene e sulla seconda puntiamo molto. Siamo orgogliosi del lavoro fatto”.
C’è una sfumatura o una tematica in particolare legata al femminile che vorresti affrontare in uno dei tuoi prossimi progetti?
“Ho sempre lavorato con protagoniste femminili e ci sono tante cose che non sono ancora state esplorate in maniera profonda, ricca o diversificata, anche relative alle paure delle donne che a volte non vengono verbalizzate per vergogna, cultura, tabù. Questi argomenti mi interessano molto. Parlare dei propri timori è un modo per esorcizzarli e attraverso la condivisione hai gli strumenti per risolverli, capirli e progredire. Noi donne abbiamo anche degli step biologici e culturali che potrebbe essere interessante esplorare. Con il corto “Delitto Naturale” ad esempio, sceneggiato con mia sorella Francesca Bertuzzi, abbiamo parlato del primo ciclo e della paura di crescere, che abbiamo non soltanto a 12-13 anni ma ad ogni età, a seconda delle varie fasi della vita. Le bambine vivono in modo diverso l’arrivo dell’adolescenza rispetto ai bambini, perchè c’è un segno fisico che segna questo passaggio, così come nella maternità o nella non maternità”.
di Francesca Monti
credit foto ®Salvatore Caruso/Black Alpaca Production