“E’ una donna molto buffa, fuori luogo, infatti va in giro con i colbacchi, i cappotti pesanti, si sente il sole dentro, non può sopportare l’idea di stare in un posto con la neve, ma nel tempo acquista un po’ di sicurezza in più, soprattutto nella sua femminilità”. Lorenza Indovina è nel cast di “Rocco Schiavone 5”, in onda su Rai 2 da mercoledì 5 aprile in prima serata, tratta dai romanzi e racconti di Antonio Manzini, editi in Italia da Sellerio, con la regia di Simone Spada.
Nella serie l’attrice, che nella sua carriera spazia da ruoli drammatici ad altri più leggeri, mettendosi in gioco e risultando sempre credibile, interpreta Michela Gambino, capo della scientifica, una donna esuberante ed eccentrica, nonché una delle poche persone in grado di conquistare la simpatia di Rocco Schiavone (Marco Giallini) e che sta vivendo una storia con l’anatomopatologo Alberto Fumagalli (Massimo Reale).
In questa intervista Lorenza Indovina ci ha parlato del suo personaggio, dei segreti del successo di “Rocco Schiavone” ma anche dell’esperienza come acting coach in “Anna” e del film “I pionieri” in uscita il 13 aprile.
Lorenza Indovina e Massimo Reale in “Rocco Schiavone” – credit foto ufficio stampa
Lorenza, in “Rocco Schiavone 5” ritroviamo Michela Gambino, capo della polizia scientifica da lei interpretato. Che sviluppi avrà il suo personaggio e quali sono i tratti che preferisce?
“Mi sono innamorata del personaggio fin dal primo istante in cui ho letto i libri di Manzini, e mi è entrata nel cuore. Michela ha diversi tratti che in un certo senso mi riguardano, anche se non sono paranoica e complottista come lei. E’ una donna molto buffa, sempre fuori luogo, infatti va in giro con i colbacchi, i cappotti pesanti, si sente il sole dentro, non può sopportare l’idea di stare in un posto con la neve, dove si scia e fa un freddo assurdo, ma nel tempo acquista un po’ di sicurezza, soprattutto nella sua femminilità. Se prima non si curava più di tanto ora comincia a mettere il rossetto, si veste con abiti più aderenti, e questo perchè la storia con Fumagalli cresce e quindi scopre di poter essere seduttiva, seppur in modo divertente ed originale”.
Michela ha un bel rapporto di amicizia con Rocco Schiavone e lo vediamo anche nella prima puntata della quinta stagione, in cui aiuta lui e la squadra della polizia a vincere la partita di calcio di beneficenza contro i magistrati…
“Sì, vincono la partita in una maniera storta, in tutti i sensi (sorride). Michela produce questa bibita che viene data ai magistrati e che li mette fisicamente ko, quindi Rocco e i suoi colleghi, che sono degli imbroglioncelli, trionfano a mani basse”.
Una caratteristica di Rocco Schiavone ma anche degli altri personaggi della serie è quella di essere borderline, politicamente non corretti, e di mostrare anche i lati meno positivi della loro personalità…
“Chi nella sua vita non ha mai fatto un piccolo imbroglio? Gli esseri umani sono così, hanno mille sfaccettature. Nella normalità certe azioni vengono lette come sbagliate e quindi le persone le mostrano meno ma non significa che non abbiano queste pieghe più scure, diverse, rispetto a quello che vogliono far sembrare. Siamo in un mondo in cui l’immagine ormai è fondamentale e ognuno di noi decide quale di sé dare al mondo e quasi sempre non corrisponde alla realtà”.
E’ vero, oggi si tende alla ricerca della perfezione a tutti i costi, alla spettacolarizzazione di ogni cosa, bella o brutta che sia, e si è un po’ perso il valore della condivisione e dell’empatia…
“A livello di rapporti tra le persone vedo che, soprattutto i giovani, hanno difficoltà ad empatizzare, a relazionarsi direttamente con le persone, a guardare negli occhi l’altro, a vederne la paura, il dolore, perchè sono abituati a scriversi e a parlarsi su whatsapp, sui social, ma sempre a distanza. Questo poi li porta a sentirsi inappropriati nel momento dell’incontro reale con la gente”.
Quale pensa sia il segreto del successo della serie?
“Sicuramente la scrittura di Antonio Manzini, che ha una grande abilità sia come scrittore che come sceneggiatore. I personaggi che nascono dai romanzi sono più rotondi, ci sono anni di lavoro dietro ad essi, quindi devono avere una completezza maggiore perchè devi aiutare il lettore a immaginarseli, a viverli. Inoltre Marco Giallini è bravissimo, è talmente naturale il modo in cui interpreta Rocco che sembra una storia ispirata alla sua vita, e poi ci sono gli attori che lo affiancano, e che compongono la squadra che lavora con lui, che sono pazzeschi, riescono a passare dal comico, quasi grottesco, al sentimentale e al drammatico. C’è un clima meraviglioso che Simone Spada riesce a creare sul set, siamo una famiglia che sta insieme da tanti anni, e ogni volta è come quando si va in vacanza nello stesso posto per Natale e ci si ritrova tra amici. Tutti questi fattori determinano il successo della serie”.
Ha lavorato come acting coach dei giovani protagonisti della serie “Anna” diretta da Niccolò Ammaniti. Che esperienza è stata?
“Mi sono buttata in questa avventura anche in maniera un po’ spudorata per amore della storia, della serie e di mio marito Niccolò. E’ stata un’esperienza pazzesca, migliore di qualsiasi ruolo da protagonista in un film o in una fiction, perchè questi ragazzini mi hanno insegnato tantissimo. Sono diventati un po’ i miei bambini, stanno crescendo, mi chiamano per chiedere consigli. Ho incontrato nuovamente sul set de “I pionieri” Danilo Di Vita e Matilde Sofia Fazio, questa volta come colleghi, ed è stato divertente. Da acting coach ho lavorato con loro per un mese circa, a seconda dei ruoli, e poi stavo sul set ogni giorno e li seguivo. Fortunatamente sapevo quello che voleva Niccolò da loro a livello interpretativo e questo ha facilitato il compito, perché i personaggi possono avere mille sfumature diverse a seconda della volontà di chi li racconta. Ho fatto costruire ai ragazzi le scene in tanti modi differenti, per far sì che sperimentassero tutte le emozioni possibili”.
Lorenza Indovina con Luca Zingaretti in “Paolo Borsellino – I 57 giorni”
Nella sua carriera ha preso parte a film e serie di grande successo. Che ricordo conserva di “Bocche inutili”, incentrato sull’orrore dell’Olocausto, e di “Paolo Borsellino – I 57 giorni” dove ha impersonato Agnese Piraino Leto? Quanto è importante oggi attraverso il cinema, la televisione, le arti, raccontare e far conoscere personaggi o eventi che hanno segnato la nostra storia?
“E’ molto importante. Nel film tv è stata messa in luce la parte più personale di Paolo Borsellino, che è stato un eroe ma soprattutto un uomo e dopo la morte di Falcone sapeva che sarebbe arrivato il suo turno. Le indagini che faceva erano cariche del desiderio di sopravvivenza ma alla fine purtroppo è stato ucciso dalla mafia. In “Paolo Borsellino – I 57 giorni” Luca Zingaretti ha regalato un’interpretazione straordinaria, così come il resto del cast. Raccontare queste storie anche con uno sguardo più umano e famigliare è interessante per creare empatia e complicità con lo spettatore.
Lorenza Indovina in “Bocche inutili”
“Bocche inutili” parla di una tragedia immensa che ha portato all’uccisione di milioni di persone e punta la luce in particolare sulle donne, sulla loro condizione, su quello che hanno subito. Sono diverse ma hanno una storia comune. Mi sono trovata molto bene lavorando con Margot Sikabonyi, Nina Torresi, Morena Gentile, Anna Gargano. Abbiamo girato sempre in quella baracca, al chiuso, faceva molto caldo, era un’estate torrida, ed è stata dura lavorare e tirare fuori quelle emozioni così intense. E’ un film con una produzione super coraggiosa, con un regista ispirato e sono molto contenta di avervi preso parte”.
A proposito del fatto che ogni personaggio può avere mille sfumature diverse, ce n’è uno in particolare che le ha regalato maggiore soddisfazione interpretare?
“Mi sono divertita tanto a interpretare Carmen La Qualunque in “Qualunquemente”, in “Tutto tutto niente niente” e in “Cetto c’è, senzadubbiamente”. Un ruolo distante da me anni luce e quindi molto interessante”.
Un ruolo che invece ancora non ha fatto e che le piacerebbe interpretare?
“Il prossimo. Mi piace far parte di un bel racconto, di una bella storia e sono orgogliosa di poter interpretare e raccontare qualsiasi donna mi verrà proposta”.
Cosa può anticiparci riguardo il film “I pionieri” di Luca Scivoletto in uscita il 13 aprile?
“La storia ha per protagonisti due ragazzini, Enrico e Renato, figli di ferventi comunisti, che fuggono di casa con l’obiettivo di rifondare il campeggio dei Pionieri, uno storico gruppo scout comunista, e si trovano a vivere un’avventura insieme a Vittorio, che proviene da una famiglia di destra. C’è un confronto tra idee politiche diverse dal punto di vista dei giovani, quindi in termini semplici, che però fa da specchio a quello che accade nel mondo quando si incontrano persone con visioni differenti. Dietro questi ragazzini ci sono i genitori che vanno alla loro ricerca e io interpreto la mamma di Enrico. E’ una commedia divertente, delicata, carina, con un cast stupendo”.
di Francesca Monti
credit foto copertina Volver Actor (www.volver.actor)
Grazie a Serena Foddis e a Pamela Menichelli