Prende il via lunedì 15 maggio in prima serata su Rai 1 e dal 12 maggio è disponibile su RaiPlay “Vivere non è un gioco da ragazzi”, la nuova serie in tre puntate, creata da Fabio Bonifacci e diretta da Rolando Ravello, coprodotta da Rai Fiction-Picomedia, prodotta da Roberto Sessa, con protagonisti Stefano Fresi, Nicole Grimaudo, Claudio Bisio, Lucia Mascino, Fabrizia Sacchi, Matilde Benedusi, Riccardo De Rinaldis Santorelli, Pietro De Nova, Alessia Cosmo, Luca Geminiani, Tommaso Donadoni, Simone Baldasseroni, Fausto Maria Sciarappa, Stefano Pesce, Samuele Sbrighi.
Il 18enne Lele, bravo ragazzo di umili origini, frequenta il liceo con i figli dell’élite bolognese ed è innamorato di Serena, bellissima, intelligente e perfetta reginetta della scuola. Invitato una sera in discoteca da Serena e dal suo gruppo di amici, Lele per fare colpo su di lei prende una pasticca di Mdma. Risucchiato nel mondo delle discoteche e della droga, Lele rimane però presto senza soldi e, per continuare a frequentare Serena, si ritrova a comprare le pasticche nel suo quartiere e a rivenderle in discoteca al doppio del prezzo. Una sera vende una pasticca al suo amico Mirco, che viene trovato morto il giorno dopo proprio a causa della droga. Per Lele, corroso dai sensi di colpa perché convinto di essere l’assassino di Mirco, inizia un calvario che stravolge il rapporto con Pigi, suo migliore amico, con Serena e con i genitori. Anche il resto del gruppo, legato da un patto di omertà volto a custodire il segreto sull’uso di droghe, vive una profonda crisi che porta ciascun membro a fare i conti con la verità e con i propri fantasmi interiori. Dopo molte vicissitudini, dolori e scoperte, Lele decide di liberarsi dal peso delle menzogne e del senso di colpa. Perciò confessa tutto prima al padre e poi al poliziotto Saguatti. La sua confessione scatenerà una sorta di “epidemia di verità” che porta tutti i principali personaggi a fare i conti con i propri segreti.
“E’ una serie che affronta un tema molto delicato, il problema della droga contemporanea, le pasticche che si trovano nelle discoteche e che vengono usate anche come motivo di divertimento. In realtà il risvolto è il dramma perchè possono causare la morte. E’ una storia trasversale che si rivolge non solo ai giovani ma a tutti noi. E’ un family drama con venature che riguardano il mondo della scuola, che ha avuto una gestazione lunga perchè sono cinque anni che lavoriamo con gli sceneggiatori a questo progetto”, ha detto Leonardo Ferrara, capostruttura Rai.
“Abbiamo cercato di dipingere un arcobaleno di famiglie italiane, senza retorica, senza volere insegnare niente a nessuno, ma dando uno spunto per riflettere su quello che sta succedendo, essendo quello delle droghe contemporanee un problema dei nostri tempi. La famiglia è la cosa più importante che da adulti abbiamo, e non è semplice tenerla in piedi perchè i ragazzi vivono una situazione non facile che abbiamo creato noi e i nostri genitori. Quindi è fondamentale cercare un dialogo con i figli, che si sentono soli, non hanno ideali e supporti di nessun tipo”, ha dichiarato il regista Rolando Ravello.
“Siamo partiti dal tema della droga percepita come qualcosa di normale, come motivo di svago e componente di divertimento. Nella serie è un pretesto perché il vero tema è la fuga da se stessi. La storia parte dal gesto innocente di un ragazzo e diventa una valanga che coinvolge gli amici, i genitori, le famiglie, i criminali di quartiere. Il gioco di tutte queste forza, scompigliato anche dal vento dell’adolescenza, fa sì che cadano le maschere di molti protagonisti, entrando nei loro problemi esistenziali. Raccontare insieme giovani e adulti è venuto naturale perchè sono usciti degli elementi comuni, come il disagio che è parte di tutti. Il tema forte è la genitorialità, il vecchio modello di autorità genitoriale è finito e credo che nessuno sappia dare una risposta su quello attuale, quindi era interessante esplorarlo vedendo le risposte differenti che i ragazzi danno. Ho fatto uno studio diviso in due parti. Innanzitutto ho cercato l’adolescente dentro di me ed è stato un viaggio bellissimo. Il personaggio interpretato da Claudio Bisio, Saguatti, porta il cognome di un mio compagno di banco. Poi ho parlato con un gruppo di ragazzi del liceo Fermi di Bologna interrogandoli a lungo sulle loro vite”, ha spiegato lo sceneggiatore Fabio Bonifacci.
credit foto Giulia Bertini
Stefano Fresi interpreta Marco, il padre di Lele: “E’ una famiglia molto unita ma sostanzialmente quando c’è un fatto eclatante anche degli equilibri apparentemente solidi possono venire meno. Se c’è un problema sconosciuto come la droga, non pensi che tuo figlio possa farne uso, darla a un amico che poi muore, quindi si perde il contatto con la realtà e salta l’equilibrio nella coppia perchè si ha la presunzione di avere la soluzione in mano. Invece questo padre scopre di essere totalmente incapace di gestire questa situazione e dovrà fare un passo indietro sulla propria presunzione, confrontarsi e dialogare con i figli. E’ una delle cose fondamentali. E’ una miniserie molto corale con tanti punti di vista sullo stesso problema. I ragazzi in primis sono la motrice di questa storia e sono stati tutti molto bravi. E’ bello che ci sia questa coralità perchè dà modo allo spettatore di relazionarsi con i vari personaggi e far capire che certi comportamenti possono portare ad una tavolozza di soluzioni per affrontare la vita”.
Nicole Grimaudo dà il volto ad Anna, la madre di Lele: “Ho amato questa storia da subito perchè racconta delle persone, ho sentito una vicinanza immediata con Anna e con Sonia. Io ho due figli ancora piccoli ma sento le paure che già sto covando per quello che sarà. La posta in gioco è il futuro dei nostri figli ma credo che il margine di rischio si possa limitare seminando bene da subito. Anna come me ha cercato di avere un rapporto aperto e di grande complicità con i figli e nonostante Lele si trovi a vivere una situazione devastante, spaventosa, avrà l’esigenza di parlare con i genitori perchè sono le uniche persone con cui rapportarsi. Per interpretare il mio personaggio mi sono rifatta a quello che ho vissuto da figlia, alle fragilità, alle paure dei 18 anni, all’irrequietezza che sentivo. E’ stato un viaggio incredibile che mi ha dato moltissimo. Oggi è ancora più complicato fare i genitori e i figli, prima i modelli da seguire erano la famiglia e la scuola, ora ce ne sono tanti, alcuni assurdi, per cui non bisogna mai abbassare la guardia, ma dialogare e continuare a mantenere questo rapporto di fiducia. Ho rilavorato con Rolando dopo Immaturi e sa sempre come dirci le cose, ho trovato un cast straordinario, una sceneggiatura bellissima e girare con i ragazzi mi ha fatto tornare all’entusiasmo degli inizi.
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Riccardo De Rinaldis veste i panni di Lele: “E’ un ragazzo fortunato, ha una famiglia che lo ama, una sorellina, degli amici fantastici, è un buono di base, è bravo a scuola, gioca a calcio, ed è romantico, che crede all’amore a prima vista. Si innamora di Serena e prende decisioni sbagliate senza pensare alle conseguenze. Non si apre subito, non ha il coraggio di dire la verità perchè ha paura di finire in carcere ed è dilaniato dal senso di colpa. Vivere non è un gioco da ragazzi e bisogna chiedere aiuto agli amici e ai genitori”.
Lucia Mascino è Sonia, la mamma di Serena: “E’ una serie meravigliosa e sono felice di farne parte. Quando ho letto le prime tre puntate sono rimasta entusiasta di una sceneggiatura poco retorica, che guarda le questioni da dentro. Parla di quel tema che è il più potente, la verità, e questo riguarda anche il personaggio di Sonia, una donna brillante, intraprendente, progressista ma che non ha detto la verità a sua figlia”.
Matilde Benedusi è Serena: “Ho apprezzato di questa serie il fatto che durante l’adolescenza i genitori vengono visti come saldi punti di riferimento invece hanno anche loro delle fragilità e spesso sono i figli a fare un passo avanti nei confronti dei genitori. In questo caso la verità la nasconde Sonia. Una delle mie parti preferite della serie è stata quando la professoressa Palmieri dice ai ragazzi che il contrario della droga è la verità”.
di Francesca Monti
credit foto Giulia Bertini