“Ho sempre amato stare in mezzo alla natura, avendo un passato da atleta mi piace muovermi, camminare e cercare di svolgere anche qualche attività sportiva più intensa o adrenalinica come capita a volte sui sentieri”. Grande campionessa di scherma, due volte medaglia di bronzo ai Giochi Olimpici di Pechino 2008, tre ori mondiali nel fioretto, Margherita Granbassi conduce il sabato alle 12,30 su Rai 1 “Linea Verde Sentieri”, con l’alpinista Lino Zani e la partecipazione dell’esperto di montagna Gian Luca Gasca. Un racconto immersivo per far vivere allo spettatore l’emozione e la scoperta dei percorsi più belli d’Italia.
In questa piacevole chiacchierata, Margherita Granbassi, con disponibilità, gentilezza e profondità, ci ha parlato dell’esperienza come conduttrice di questa trasmissione molto apprezzata dal pubblico, dei luoghi che le sono rimasti nel cuore e in cui le piacerebbe tornare con sua figlia Leonor, ma anche del momento difficile che ha attraversato quando ha terminato la carriera agonistica, delle prospettive della Nazionale italiana di scherma in vista dei Giochi di Parigi 2024 e dei prossimi progetti.
Margherita, è alla conduzione di “Linea Verde Sentieri”, cosa ci racconta a riguardo?
“E’ un’esperienza sicuramente importante e divertente, perchè unisce il lavoro e il piacere di farlo. Ho sempre amato stare in mezzo alla natura e avendo un passato da atleta adoro muovermi, camminare e cercare di svolgere anche qualche attività sportiva più intensa o adrenalinica come capita a volte sui sentieri, anche a telecamere spente. I tempi televisivi sono diversi rispetto a quelli di un momento di libertà e relax ma mi piacciono gli argomenti di cui parlo e ho la fortuna di essere parte di un gruppo di lavoro composto da persone straordinarie come Lino e Gianluca, con cui trascorro volentieri i giorni di trasferta. Quando c’è armonia il risultato è ancora migliore e penso che si avverta anche dall’esterno”.
C’è un luogo in particolare tra quelli che ha visitato con la trasmissione che le è rimasto nel cuore o dove vorrebbe tornare?
“Non ho una preferenza assoluta perché l’Italia è ricca di bellezze. Sicuramente tornerei magari con la mia bambina in Alto Adige e in Valle d’Aosta, in particolare a Gressoney, ma ogni posto mi ha regalato un’emozione, una sorpresa. Penso ad esempio alla Sila, in Calabria, dove ho trovato un ambiente inaspettato, ho avuto una percezione molto positiva e scoprire un territorio montuoso, così lussureggiante dal punto di vista della natura, mi ha stupita”.
Qual è il sentiero, anche in senso metaforico, più bello che ha percorso finora?
“Quello che sto ancora percorrendo mano nella mano con mia figlia Leonor e che mi insegna tanto perchè tutto sommato abbiamo molto da imparare dai bambini. L’ho portata tante volte con me in montagna, sui sentieri, al mare, sembra che le piaccia camminare, stare a contatto con la natura, poi c’è naturalmente qualche momento di difficoltà, noia o capriccio ma essendo ancora piccola è normale che sia così. Ovviamente scelgo percorsi che siano adatti a lei, in cui possiamo trovare delle sorprese e fortunatamente ce ne sono tanti. E’ un viaggio di crescita, che mi dà la possibilità di mettermi spesso alla prova, di conoscerci meglio, di capire che tipo di mamma sono o vorrei essere”.
Lei è diventata mamma l’anno dopo aver lasciato la scherma a causa di una serie di infortuni…
“Leonor è arrivata in un momento delicatissimo della mia vita, subito dopo la fine della carriera agonistica, quindi drammatico per qualunque atleta, ancora di più per me che non ho potuto scegliere quando smettere ma sono stata costretta dall’ennesimo grave infortunio, dopo anni in cui avevo tentato di rincorrere il sogno di tornare in pedana. Per quanto io tenda sempre a positivizzare le situazioni ho sofferto molto. La presenza di Leonor mi ha probabilmente aiutato, essendo stato un impegno totalizzante soprattutto all’inizio, e poi il percorso di crescita di una mamma e di sua figlia è una scoperta continua e bellissima. E’ l’emozione più grande della mia vita”.
Quanto è complicato in generale per un atleta gestire la fine della propria carriera e iniziare una nuova vita?
“In teoria dovrebbe iniziare prima di smettere. Se sei stato un campione che ha vinto medaglie, che ha viaggiato, partecipato ad eventi importanti, sono diversi la mentalità, l’atteggiamento, le gioie che hai provato, le emozioni, le responsabilità rispetto ad un atleta che magari nonostante il talento e l’impegno non ha ottenuto grandi risultati. La fine della carriera è un momento delicato in cui è molto difficile riuscire a fare un passo indietro, nel senso che devi ricominciare quasi daccapo, non devi pensare che sia tutto dovuto, devi prepararti, fare un percorso parallelo con l’università. Forse ora è più semplice rispetto al passato perchè puoi studiare da remoto e poi ci sono tante facoltà che si stanno attivando per promuovere dei corsi legati allo sport. Inoltre le vittorie ottenute rappresentano il raggiungimento di un obiettivo che ti eri stabilito nella vita ed è difficile psicologicamente pensare che ci sia altro e riuscire a tornare umili, a capire che non è detto che tu sia bravo in qualunque cosa, anche se ha un legame con lo sport. Devi utilizzare il tempo per migliorarti e coprire le mancanze che ci sono state durante l’agonismo. Lo sport è un mezzo per imparare tante cose da mettere in pratica anche in settori diversi, ti regala un bagaglio di esperienze umane e culturali. C’è poi anche un problema di identità, perchè per raggiungere determinati livelli si inizia a praticare quella determinata disciplina da piccoli e dopo trenta anni ti identifichi molto in essa. Quando smetti devi avere la percezione che sei anche qualcos’altro”.
Qual è l’insegnamento più prezioso che le ha dato lo sport?
“Mi ha insegnato a viaggiare, nel senso che ho visto tanti posti, ho conosciuto tante realtà, mi sono abituata a preparare le valigie, partire, avere pazienza, ma anche la capacità di adattamento e di vivere all’interno di un gruppo rispettandosi nonostante siano tuoi avversari. L’intelligenza sta nel cercare di stare bene con gli altri, di creare dei bei rapporti con le compagne di squadra, perché non c’è solo la competizione, ma possono nascere amicizie e si possono vivere delle belle esperienze. E’ come quando vieni assunto in un’azienda, non tutti i tuoi colleghi sono amici ma magari avete un obiettivo comune. Bisogna saper gestire bene le situazioni, in particolare in uno sport come il nostro che prevede prima una gara individuale dove l’Italia ha atlete eccellenti e molto spesso vanno a giocarsi le medaglie, e poi quella a squadre. Lo sport mi ha insegnato il rispetto del lavoro e a non lamentarsi mai, a capire gli sbagli fatti e cercare di risolverli, anche nella quotidianità come mamma. Se c’è un problema cerco subito di trovare una soluzione ed è l’aspetto della scherma più intrigante, in quanto c’è un numero infinito di azioni e quindi di soluzioni”.
Si sono da poco conclusi i Mondiali di scherma di Milano 2023 che hanno visto una grande Italia fare incetta di medaglie nel fioretto e nella spada, il Dream Team riconfermarsi sul tetto del mondo e un entusiasmo pazzesco sugli spalti. Lei tra l’altro ha vinto un oro iridato proprio in un’edizione casalinga, quella di Torino 2006. Com’è stato vivere la kermesse in qualità di commentatrice per Eurosport?
“Sono tornata indietro nel tempo e mi sembra incredibile che siano trascorsi tutti questi anni (sorride). Ho vissuto i Mondiali cercando di far capire a chi ci ascolta da casa come funziona uno sport difficile come la scherma, soprattutto se non lo hai mai praticato. E poi mi emoziono ogni volta… Anch’io ho vinto l’oro iridato in Italia, nel 2006 a Torino, e come accaduto nell’edizione di Milano è stato il primo podio tricolore quello del fioretto, con me, Valentina Vezzali e Giovanna Trillini che abbiamo cantato l’inno di Mameli a squarciagola insieme al palazzetto con gli spalti gremiti. E’ bello rivivere certi ricordi attraverso le imprese degli altri, non in maniera nostalgica. L’emozione per le ragazze che sono in pedana è forte così come il piacere nel vedere che la tradizione italiana va avanti”.
Come si trova in questa nuova veste?
“Quando ho deciso di accettare la proposta di Eurosport ero incerta perchè avevo paura che mi facesse male rivedere le gare, ripensare al fatto che non abbia concluso bene la mia carriera, temevo un effetto nostalgia drammatico, invece non è andata così e ho percepito delle belle emozioni. Sono veramente contenta che nonostante la forte competizione le azzurre vadano d’accordo, non ci sono rivalità, mettono cuore e grinta in pedana ma una volta terminato il match vivono serenamente le situazioni di gruppo, come dividere la camera in albergo, mangiare insieme, fare una passeggiata”.
Quali sono le sue sensazioni relativamente alla Nazionale Italiana di scherma in vista dei Giochi Olimpici di Parigi 2024?
“Questo Mondiale ha regalato tante conferme e sorprese. Dopo un’Olimpiade un po’ deludente come quella di Tokyo 2020 per la mancanza di medaglie d’oro nella scherma le premesse sono veramente ottime. E’ uno sport in cui è difficile fare delle previsioni ma possiamo sperare in grandi risultati”.
Quali sono i suoi prossimi progetti?
“Continuerà il nostro percorso con “Sentieri” che ha un bel seguito di spettatori e ha ottenuto risultati strepitosi. Inoltre c’è nell’aria un progetto non lontano da quello che già sto facendo, ho anche delle idee per alcuni format che mi piacerebbe sviluppare e poi il prossimo anno ci sono le Olimpiadi di Parigi…”.
di Francesca Monti
credit foto profilo Facebook Margherita Granbassi
Grazie ad Andrea Fantacci