Intervista con Micaela Ramazzotti: “La felicità è un’idea che va costruita, cercata, inseguita”

“Da tempo volevo raccontare un argomento che mi interessava, cioè il percorso di emancipazione di due fratelli da una famiglia malata, disfunzionale e pericolosa, visto dallo sguardo della sorella maggiore”. Micaela Ramazzotti ha debuttato alla regia con “Felicità”, presentato all’80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Orizzonti Extra, dove ha conquistato il Premio degli spettatori Armani Beauty.

Una storia intensa, emozionante, che fa riflettere e che arriva dritta al cuore, quella al centro del film, che vede nel cast, oltre alla stessa Ramazzotti, Max Tortora, Anna Galiena, Matteo Olivetti, Sergio Rubini, Beatrice Vendramin.

Protagonista è una famiglia storta, con genitori egoisti e manipolatori, un mostro a due teste che divora ogni speranza di libertà dei propri figli. Desirè è la sola che può salvare suo fratello Claudio e continuerà a lottare contro tutto e tutti in nome dell’unico amore che conosce, per inseguire un po’ di felicità. Prodotto da Lotus Production e Rai Cinema, “Felicità” arriverà nelle sale il 21 settembre distribuito da 01 Distribution.

Se come attrice Micaela Ramazzotti ha dato il volto a tante donne diverse, complicate, fragili, vessate, risultando sempre attendibile grazie alla sua capacità di entrare con sensibilità e profondità nelle pieghe dell’anima di questi personaggi, restituendone tutti i colori, come regista splende portando sul grande schermo una storia ben scritta e diretta, mettendosi anche in gioco nel ruolo di Desirè, e delineando protagonisti tormentati, perfettamente centrati e interpretati da un ottimo cast che ne ha saputo sottolineare i pregiudizi, le debolezze, le insicurezze, le speranze.

La presentazione di “Felicità” a Milano nell’ambito di Fuoricinema 2023 è stata l’occasione per realizzare un’intervista con Micaela Ramazzotti, che si è raccontata con generosità e disponibilità.

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Micaela Ramazzotti con Matteo Olivetti, Anna Galiena e Max Tortora in “Felicità” – credit foto ©Lucia Iuorio

Micaela, “Felicità” è il suo esordio alla regia. Com’è nata l’idea di questa storia?

“Da tempo volevo raccontare un argomento che mi interessava, cioè il percorso di emancipazione di due fratelli da una famiglia malata, disfunzionale e pericolosa, visto dallo sguardo della sorella maggiore. Ho scritto questa storia con due mie amiche, Isabella Cecchi e Alessandra Guidi. Poi ho pensato di farla leggere ad alcuni bravissimi attori che ho avuto modo di conoscere e che secondo me erano perfetti per questi ruoli, cioè Sergio Rubini, Max Tortora, Anna Galiena, Matteo Olivetti. Sono rimasti entusiasti e mi hanno dato il coraggio di portare la sceneggiatura alla Lotus Production, che ha deciso di realizzare il film a patto che interpretassi Desirè”.

Dal film nascono delle riflessioni legate a temi di grande attualità, ad esempio la difficoltà di staccarsi dalla propria famiglia, anche quando questa tarpa le ali, ti giudica e ti fa sentire una persona sbagliata, come dice la stessa Desirè in una scena…

“La famiglia è un luogo dove si litiga, si scappa, poi si ritorna, per noi italiani è veramente croce e delizia e mi piaceva porre l’accento su queste tematiche, perchè veniamo al mondo per caso, per desiderio, per capriccio e non sappiamo in quale famiglia ci ritroveremo. Può andarci bene oppure male. I figli dovrebbero crescere nella stima, nell’amore e nell’autostima, in questo caso sono le vittime mentre i carnefici sono i genitori, che vengono comunque protetti e giustificati da Desirè e Claudio. Anche da un nucleo famigliare malato possono però nascere due perle di esseri umani, due persone buone, nude, senza corazza, che devono emanciparsi ancora a quaranta anni. E’ una storia che avrei potuto scrivere con due protagonisti di dieci e dodici anni o di sessanta con genitori di ottanta anni. Il fil rouge sarebbe stato sempre il problema del distacco dalla famiglia”.

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Micaela Ramazzotti con Matteo Olivetti in “Felicità” – credit foto ©Lucia Iuorio

In questo caso i due fratelli riescono a ribellarsi e a cercare la propria strada verso la felicità…

“In questo arco narrativo di un anno Desirèe, che si sente bombardata di continuo dall’angoscia del lavoro, dei debiti, della famiglia, del dover tranquillizzare il suo compagno Bruno, alla fine con il suo istinto animale riesce a trovare il coraggio per aiutare Claudio, prendendo per mano l’unica persona che è come lei. Mi piaceva l’idea che questi due personaggi potessero salvarsi”.

In un ambiente famigliare così complesso emerge la forza di valori quali la solidarietà, l’amore fraterno, che forse si sono persi un po’ nella società odierna e nelle relazioni umane…

“Io ho un bellissimo rapporto con mio fratello Fabrizio, ci vogliamo molto bene e sono felice di averlo al mio fianco, di condividere delle esperienze con lui. Quando si ha la fortuna di avere un fratello o una sorella è importante tenerseli stretti perchè in qualche modo solo loro conoscono il percorso che hai avuto uscendo da determinate famiglie. L’amore tra fratelli mi ha sempre appassionato e quando sento parlare di attriti, di gelosie o litigi per questioni di eredità penso che i genitori non abbiano costruito bene le basi”.

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credit foto ©Lucia Iuorio

Nella sua carriera ha interpretato molti personaggi femminili complessi, fragili, sfaccettati, imperfetti, ad esempio Donatella in “La pazza gioia” o Anna in “La prima cosa bella”. Quanto di questi caratteri è confluito in Desirè e negli altri protagonisti di “Felicità”?

“Oltre a questi due ne aggiungerei almeno altri venti perchè è un po’ la mia linea, mi piace  raccontare donne vessate, spesso derise, è come accendere un faro su di loro. Desirè ha molti ingredienti di tanti personaggi che ho interpretato. Mi sono presa un po’ in giro mettendoci la faccia e vestendo i panni di questa quarantenne ridicola, buffa, che sculetta a Piazza Vittorio, sputa la gomma prima di entrare in casa dei genitori. Mi piaceva l’idea che fosse anche patetica alla sua età, alle volte così preda degli eventi e delle situazioni, senza rendersi conto di mettersi nei guai, di essere al centro del pieno conflitto tra padre e compagno. E’ un personaggio che poteva essere rischioso, invece vedo che le donne lo amano perchè probabilmente in tutte noi, anche in me, c’è una Desirè che spunta fuori e in qualche modo ci riconosciamo in lei”.

Secondo lei oggi è possibile intraprendere la strada verso la felicità?

“E’ una strada, un percorso che è possibile provare ad intraprendere. Poi ovviamente ci vogliono anche la fortuna e tanti ingredienti che devono collimare insieme”.

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credit foto ©Lucia Iuorio

Cosa vorrebbe arrivasse allo spettatore attraverso il film?

“La felicità può durare un attimo, l’infelicità può durare a lungo o per sempre. Il film si chiama “Felicità”, è un titolo beffardo e bello anche nella traduzione nelle varie lingue, ma in realtà è un racconto dove si parla di infelicità e condividendolo spero di far sentire lo spettatore meno solo”.

Qual è la sua idea di felicità?

“La felicità è un’idea che va costruita, cercata, inseguita, anche nello stile di vita. Forse prendendoci cura degli altri, delle nostre cose, non vivendo nella trascuratezza e coltivando quel poco che si ha potremmo essere più felici. E quando la intercettiamo non dobbiamo scambiarla con l’euforia, ma custodirla con molta cura”.

di Francesca Monti

credit foto copertina FM

Si ringraziano Cristiana Zoni e Bianca Fabiani

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