Intervista con Angela Rafanelli: “Il Palio d’Italia è un grande regalo, un’esperienza umana e di vita”

“Raccontiamo la provincia italiana attraverso il gioco, il confronto, l’orgoglio di appartenere a un paese”. Spontanea, solare, empatica e con tanta voglia di conoscere storie, luoghi e persone: Angela Rafanelli conduce su Rai 3 dal 9 ottobre alle 15,20 “Il Palio d’Italia”, il nuovo programma che ogni settimana fa sfidare due piccoli borghi della stessa area geografica, per raccontare la cultura e le tradizioni del territorio.

In onda il lunedì, il martedì e il venerdì, prodotto da Stand by me per la Direzione intrattenimento Day Time, è un racconto di viaggi, di storie, di paesi e di paesani, di sapori d’altri tempi e di antichi costumi.

Trentatré puntate da venticinque minuti l’una che vedranno protagoniste due squadre, composte da tre abitanti ciascuna, che si affronteranno nel campo dell’enogastronomia, della tradizione e del folklore. La gara avrà luogo in un luogo neutro, l’arena del Palio, un terzo paese della stessa zona, dove tre “giudici” locali valuteranno di volta in volta le diverse prove e stabiliranno quale dei due paesi porterà a casa la coppa del Palio. Il teatro delle tre puntate della prima settimana sarà la Valle d’Itria, in Puglia: a Ceglie Messapica (BR) si sfideranno Locorotondo e Cisternino.

In questa piacevole chiacchierata Angela Rafanelli ci ha parlato de “Il Palio d’Italia”, dei ricordi legati alle tradizioni della sua infanzia, ma anche di teatro e dell’esperienza alla conduzione di “Linea Verde Estate”.

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Angela, dal 9 ottobre su Rai 3 conduce “Il Palio d’Italia”, cosa può anticiparci a riguardo?

“E’ un’immersione nella bella provincia italiana. Attraverso “il Palio d’Italia” cerchiamo di toccare i borghi meno conosciuti, ma altrettanto ricchi di umanità, che è poi quello che fa la differenza, in quanto ci piacerebbe che tornassero a vivere. Mi sono resa conto, anche girando l’Italia con Linea Verde Estate, che ci sono giovani che hanno radici ma al tempo stesso le ali, nel senso che danno nuova linfa vitale a questi borghi che tornano così a pulsare. Siamo stati ad esempio pochi giorni fa in Umbria, a Marsciano, dove abbiamo incontrato una ragazza, Virginia, che ha raccolto le passioni dei nonni, uno aveva un pezzo di terra, l’altro era amante delle api e lei ha studiato agraria, è apicoltrice e produce il miele come attività principale. Raccontiamo la provincia attraverso il gioco, il confronto, l’orgoglio di appartenere a un luogo”.

Al centro del programma ci sarà la sfida tra due borghi…

“E’ un gioco settimanale che va in onda il lunedì, il martedì e il venerdì. In un territorio neutro si sfidano due borghi: il primo giorno c’è la prova enogastronomica, il secondo prevede il quiz di storia, cultura e curiosità e il terzo un gioco di piazza come la corsa con i sacchi, il tiro alla fune e gli scacchi giganti. C’è poi un bonus di due punti che viene dato per “Venghino signori venghino”, in cui ciascun borgo sceglie un concorrente della propria squadra per fare autopromozione al paese. E’ entusiasmante parlare con le persone dei vari paesi, quando arriva la tv hanno un’iniziale timidezza ma poi viene superata dalla spontaneità e dalla gentilezza. Alla fine emerge il campanilismo e assistiamo a scene meravigliose di felicità, commozione, oltre a pianti e rimostranze”.

Cosa l’ha colpita maggiormente incontrando le persone che abitano i borghi in gara?

“E’ bello ritrovare la gioia di un’eleganza bizzarra, quell’entusiasmo sano di chi è felice di rappresentare il proprio borgo e i propri compaesani, le emozioni, i sentimenti, i desideri e le attitudini che a volte non vediamo più nella società odierna perchè siamo focalizzati su modelli che magari non ci rappresentano, che non valgono per tutti. La forza dell’Italia è la provincia, con la gente che fatica, che prende la corriera, che va al lavoro, che va a fare la spesa la mattina. In queste persone ritrovo molto del mio vissuto, di quello dei miei genitori, dei miei nonni, mi sento a casa”.

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Quanto sono importanti per lei le tradizioni? C’è un ricordo in particolare legato a momenti vissuti nella sua infanzia?

“Le tradizioni sono fondamentali, poi uno decide di allontanarsi o avvicinarsi. Un po’ come le regole che si danno ai bambini, che una volta cresciuti si confrontano e creano la propria identità, ma se non si hanno le basi da cui iniziare un percorso non si va da nessuna parte.

Per quanto riguarda i ricordi legati alla mia infanzia quando ero piccola cenavamo tutti insieme in famiglia senza guardare la tv, il sabato il mio babbo preparava il panino o la pizza, la domenica si andava a messa, c’era la visita ai nonni paterni e ci si recava in campagna dalla nonna materna a mangiare e a prendere la frutta e la verdura dai campi. E’ quella ritualità insita nella festa. La tradizione popolare più grande è rappresentata dalle sagre, sempre legate al cibo. Anche il teatro è stato un grande punto di riferimento, così come il palio di Livorno. Sono momenti di unione e di gioia condivisi con il resto della città”.

A proposito di teatro, lei si è diplomata al Piccolo Teatro di Milano con Luca Ronconi e ha lavorato tra gli altri con Lina Wertmuller…

“Ho un ricordo meraviglioso di quegli anni, è stato come aver fatto il militare nel senso che è stata una scuola di vita. Il teatro mi ha insegnato a lavorare, ad ascoltare, a fare gruppo, a essere grata per il mestiere che faccio, a non dare niente per scontato, a non accontentarsi, ad avere pazienza, mi ha dato le regole e una forma mentis. Sono curiosa, mi piace raccontare le storie e quindi mi sento molto più vicina al lavoro attoriale rispetto a quello di conduttrice. Oggi frequento spesso il teatro come spettatrice, invece come attrice non lo cerco più perchè non mi piace stare in prima fila, essere al centro dell’attenzione. Se però mi dovessero presentare un progetto interessante lo valuterei”.

Se dovesse definire cosa significa per lei viaggiare quali parole userebbe?

“Viaggiare è un’attitudine, vuol dire curiosare, chiedere, fermarsi a parlare con le persone che si incontrano, e si può fare in diversi modi, non solo prendendo l’aereo e andando dall’altra parte del mondo”.

Cosa rappresenta per lei “Il Palio d’Italia”?

“Il Palio d’Italia” è un grande regalo che permette di riconnettersi alle proprie radici, ai nostri sapori, un’esperienza umana e di vita. E’ un programma che racchiude servizio pubblico, documentario, realtà, bellezza, gusto, storia. Io me ne sono innamorata immediatamente e spero che possa arrivare al cuore di tutti gli spettatori”.

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Angela Rafanelli con Peppone Calabrese in “Linea Verde Estate”

Cosa ha aggiunto al suo percorso la conduzione di “Linea Verde Estate” che anche in questa stagione ha avuto ottimi ascolti?

“Quando sei giovane hai paura di perdere un’occasione, nel senso che c’è quella voracità di conoscere, di sapere, devi fare tante scelte e ti rendi conto che ciascuna porta ad una rinuncia. Linea Verde mi ha dato invece la possibilità di stare sul presente, di tenere gli occhi per terra e trovare il calore e l’accoglienza che prima cercavo guardando in alto. Oltre alle persone che abbiamo intervistato, ho incontrato anche la storia perchè è un programma che va in onda da quarant’anni. Vedere come lavorano le maestranze Rai, il rispetto che hanno del proprio lavoro e di quello altrui, il rapporto tra colleghi, è stato significativo. Quando sei in esterna è importante fare squadra con la parte tecnica, la produzione, in quanto richiede anche uno sforzo fisico molto grande. Se non avessi condotto Linea Verde sarebbe stato diverso il mio approccio a Il Palio d’Italia, che è una sorta di spin-off ma con i ritmi della natura. Infatti arriviamo in un borgo e restiamo per una settimana e si creano dei legami, riesci a confrontarti, a parlare di te. E’ una grandissima scuola. Pochi giorni fa eravamo a Morcella, in Umbria, dove abbiamo incontrato Riccardo Cucchi, celebre giornalista e radiocronista Rai, e sono passati a trovarci la regista e l’autore di Linea Verde in quanto stavano facendo dei sopralluoghi e c’è stato una sorta di trait d’union tra i due programmi. Ci sono incontri umani e professionali che danno un senso a quello che fai”.

Su Instagram qualche mese fa ha pubblicato un post in cui ha scritto, relativamente ai modelli che ci vengono propinati circa il modo in cui vestirsi: “la mia è una forma di rivoluzione silente nei confronti di una società e di una tv che vuole noi donne ancora strette in stereotipi assurdi e mortali. A tutti loro dico: ditemi che non ho talento ma non ditemi chi devo essere”. Un messaggio che ci ricorda quanto sia fondamentale essere se stessi e stare bene con se stessi, fregandocene dei giudizi degli altri…

“La natura ci insegna che siamo tutti unici e che ognuno trova la felicità in un posto diverso. L’unicità ci garantisce l’opportunità di essere felici, perché la mia felicità non intacca la tua. Ho fatto molta fatica, in primis con me stessa, a capire chi sono, cosa voglio. Con il mio fisico potrei ad esempio mettermi un vestito a fiori, dei tacchi alti e farmi le trecce ma non mi sentirei a mio agio. Io ho i capelli corti, vesto di colore nero, indosso gli anfibi, ma nel quotidiano sono una persona semplice, canonica, sono sposata e ho una figlia. Sono trasgressiva solo nel modo di vestirmi perchè difendo quello che sono in quanto non è lesivo nei confronti degli altri.  Accettarmi e capirmi è stata la mia vittoria. Ascolto quello che mi dicono le persone e accetto i consigli ma ho imparato anche ad affidarmi al mio istinto, mantenendo alto lo spirito critico e allenandomi ad essere onesta con me stessa. Preferisco non essere accettata ma essere sicura che quello che propongo mi rappresenti, piuttosto che ricevere un rifiuto per quella che non sono. Non punto sui vestiti, anche a Il Palio d’Italia non ho voluto trucco, parrucco, costumista, andiamo in mezzo alle persone e voglio essere una di loro”.

Un sogno nel cassetto…

“Ogni volta che finisce un programma non si sa cosa accadrà quindi ho pensato ad alcuni lavori che vorrei fare come piano b: portare l’acqua ad Alberto Angela che stimo tantissimo, lavorare nella redazione di Maria De Filippi o aprire una merceria. Sono tre cose molto diverse ma hanno in comune il contatto diretto con le persone e le storie”.

di Francesca Monti

credit foto profilo Facebook Angela Rafanelli

Si ringrazia Andrea Fantacci – Vegastar Srl

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