Intervista con Michele Bravi che ci presenta “odio”: “Riguardo l’amore ho capito che riconosci quello vero quando hai qualcuno a fianco, non di fronte”

“Non c’è una dedica o un’accusa diretta a qualcuno, ma un rimprovero che faccio a certe situazioni che ho incontrato, a certi miei modi di analizzarle, all’aver detto ti odio perchè ti amo pensando che fossero le parole giuste invece erano sbagliate”. Michele Bravi pubblica il nuovo singolo “odio”, disponibile dal 27 ottobre su tutte le piattaforme digitali.

Scritto dal cantautore e prodotto dai Room9, è un midtempo che anticipa il prossimo progetto discografico e fotografa un rapporto disfunzionale in cui l’unico protagonista è la dipendenza dal corpo dell’altro.

L’artista ha recentemente preso parte alla 80ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel cast del film di Saverio Costanzo “Finalmente l’alba”, in uscita al cinema a dicembre.

Abbiamo fatto una piacevole chiacchierata con Michele Bravi che, con la consueta disponibilità e profondità, ci ha parlato del nuovo singolo ma anche del prossimo album e delle esperienze come attore.

Michele, il 27 ottobre esce il suo nuovo singolo “odio”, com’è nato questo brano?

“Nasce all’interno di un concept. Quando sto lavorando a un disco devo avere un’idea tematica da cui partire per scrivere i testi. Una volta individuata, a metà del processo di scrittura, avevo bisogno di una parentesi un po’ più ossessiva, frenetica, con una verbosità che fosse quasi asfissiante. Ho scritto d’amore tante volte e nei dischi precedenti di solito la scelta era partire dalla parentesi romantica, per poi arrivare a pezzi con più erotismo, anche spavalderia, questa volta ho voluto fare il contrario e cominciare da un momento più violento e carnale per giungere a quello più sentimentale. Mi piaceva questa contrapposizione. E’ una mia visione delle cose che mi riservo di cambiare con il tempo ma alla soglia dei 30 anni quello che ho capito riguardo l’amore è che riconosci quello vero quando hai qualcuno a fianco. Quando invece hai qualcuno di fronte non è amore, ma ossessione, dipendenza, bisogno, disfunzionalità”.

“odio” racconta proprio un rapporto disfunzionale, la dipendenza dal corpo dell’altro…

“Per arrivare a parlare dell’amore a fianco ho iniziato con quello di fronte e questo brano, “odio”, racconta proprio quel sentimento lì, quel momento in cui non c’è qualcuno che ti sta stringendo la mano seduto vicino a te, ma che ti sta sfidando guardandoti nelle pupille degli occhi. E’ una soluzione narrativa diversa e sono curioso di capire la reazione del pubblico, che è sempre molto attento e di solito ascolta il disco dalla prima all’ultima traccia e lo recepisce come un libro. Voglio capire come sarà recepito questo stravolgimento strutturale”.

Nel brano canta “ti odio perché ti amo”, è interessante questa antitesi tra due sentimenti contrapposti ma che in un rapporto disfunzionale finiscono per essere collegati…

“Ovviamente è una contrapposizione fatta in maniera molto ingenua, come se dessi voce a questo pensiero nel momento in cui nasce. Non è una frase in cui credo, capita di dirla, e di capire quello che hai detto solo quando questa cosa è risolta. Affermando ti odio perchè ti amo esprimi il bisogno di scappare, perchè quello che pensi sia amore in realtà è un bisogno, quello che pensi sia odio è una colpa che dai a te stesso, quindi è volutamente ingenua la prospettiva da cui si racconta questa disfunzionalità. Nel mio percorso privato è stato un passaggio obbligatorio per trovare qualcuno che sapesse stare al mio fianco e affinché io sapessi stare al suo fianco senza mettermi di fronte. Io tendo a ironizzare molto sulle mie situazioni sentimentali, un po’ come fa Adele, ti lasci e allora scrivi una canzone o un disco, stavolta è qualcosa di più profondo, non c’è una dedica o un’accusa diretta a qualcuno, ma un rimprovero che faccio a certe situazioni che ho incontrato, a certi miei modi di analizzarle, all’aver detto ti odio perchè ti amo pensando che fossero parole giuste invece erano le più sbagliate”.

Michele Bravi_odio_cover_ph credit Alek Pierre

credit foto Alek Pierre

Riguardo il nuovo disco cosa puoi anticiparci? 

“Se devo fare una sintesi estrema la tematica è l’amore, ma il concept in generale è più ampio, parla molto di proiezioni, di metafore, di domande assurde. E’ ovvio che il filo comune di tutto è una relazione a due, perchè puoi permetterti quell’assurdità quando hai un interlocutore che ti fa sentire libero di denudarti nella tua integrità, nella tua interezza. Mi sono permesso di descrivere un sentimento di coinvolgimento con l’altro molto più vasto”.

Ha preso parte al film “Finalmente l’alba”, presentato in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2023, con la regia di Saverio Costanzo, realizzando il sogno di lavorare con lui. Che esperienza è stata?

“Lavorare con Saverio Costanzo era un sogno, credo sia uno dei più grandi maestri del cinema italiano contemporaneo. La prima volta che ho letto la sceneggiatura di “Finalmente l’alba” sono rimasto affascinato in quanto è un film pieno, compiuto, c’è il cinema dentro il cinema, ci sono Roma, la decadenza, la donna, l’indipendenza. Essere presente con il mio personaggio nell’apertura di un momento cardine della storia, che poi rappresenta la svolta della protagonista, è stato bello. Inoltre non è scontato avere la possibilità di confrontarsi professionalmente con Lily James e Willem Dafoe e Saverio mi ha fatto un regalo incredibile. Sono contento che mi abbia scelto e voluto, sono tanto orgoglioso del suo lavoro e spero che questo film possa segnare una tappa importante nel suo percorso. Sono curioso di vederlo al cinema”.

Le esperienze come attore nei film “Amanda” e “Finalmente l’alba” e quelle precedenti in serie tv come “La compagnia del cigno” e “Monterossi” quanto hanno influito nella scrittura dei brani?

“Il cinema mi ha aiutato tanto, con il disco e con la musica in generale. Quando realizzi un tuo progetto sei capo di te stesso, non hai qualcuno a cui rendere conto della visione artistica, della direzione mentre quando lavori nel cinema dai un volto alla scrittura di un’altra persona, al suo modo di vedere le cose, che non preclude che ci sia un ingresso anche del tuo punto di vista artistico e un bel dialogo con chi ti dirige, con gli sceneggiatori, ma non sei tu a tenere il timone della nave. E’ stato per me un bellissimo esercizio di empatia. Riuscire a dare voce a qualcun altro è stato interessante per calarsi nelle situazioni, per ritornare anche a momenti di cui avevo perso un po’ le memorie”.

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credit foto Igor Grbesic

A giugno ha portato in scena al Castello Sforzesco “Mondo Sottile Live”, un concerto unico, poetico, onirico, tra musica e prosa, dove ha ripercorso la sua storia e omaggiato i grandi cantautori italiani. Pensa di riproporlo in altre location o magari nei teatri?

“Quello spettacolo è nato ed è stato scritto da me per festeggiare il fatto che mi fosse stata affidata l’apertura della stagione musicale a Milano di “Estate al Castello”. Quando ripartirà l’attività dal vivo con il disco verrà sicuramente riproposta la formula, perchè questo incontro tra il mondo della prosa e della musica mi piace, così come creare uno spettacolo immersivo, un plot che abbia una sua evoluzione durante lo svolgimento. Non credo ritornerà Mondo Sottile Live ma… mai dire mai”.

A dicembre 2013 è uscito il suo primo singolo “La vita e la felicità” che l’ha portata poi alla vittoria di X Factor. Se dovesse pensare ad un’immagine di questi suoi primi dieci anni di carriera quale fotografia le verrebbe in mente?

“Sono sempre stato tanto nostalgico ma ultimamente sono diventato più pigro in quel senso e quindi ti direi una fotografia del momento, proprio perchè ho perso la frenesia di vedere cosa succede dopo, l’aspettativa del futuro, e anche quel richiamo al passato, a quello che è stato. Credo infatti che sia già difficile stare con i piedi per terra nel presente”.

di Francesca Monti

credit foto Alek Pierre

Si ringraziano Valeria Scapicchio e Giulia Diplotti – Wordsforyou

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