“E’ un ruolo unico nel suo genere, una dark lady in perfetto stile hitchcockiano, con un’anima nobile e con la possibilità di realizzare un gioco attoriale meraviglioso con tanto di riscatto finale”. Attrice elegante, intensa, magnetica, Vanessa Gravina è in scena al Teatro Manzoni di Milano fino al 29 ottobre con “Testimone d’accusa” di Agatha Christie, con la traduzione di Edoardo Erba e la regia di Geppy Gleijeses, prodotto da Gitiesse Artisti Riuniti e Teatro Stabile del Veneto.
Nella pièce interpreta l’enigmatica e apparentemente glaciale Romaine Heilger, moglie di Leonard Vole (Giulio Corso) che viene arrestato per l’omicidio di Emily French, una benestante e anziana signora che, ignara del fatto che fosse sposato, lo aveva nominato suo principale erede. Il giovane viene dunque sospettato di essere l’autore dell’efferato delitto. A complicare le cose sarà proprio la testimonianza di Romaine in un continuo susseguirsi di colpi di scena. Sir Wilfried Robarts (Paolo Triestino), importante legale di Londra, sarà chiamato a difendere Leonard nel processo.
Abbiamo fatto una piacevole chiacchierata con Vanessa Gravina che, con grande disponibilità e generosità, ci ha parlato di “Testimone d’accusa” e del suo personaggio, ma anche dei ricordi legati a due indimenticabili artisti con cui ha lavorato, Virna Lisi e Francesco Nuti, e della Contessa Adelaide di Sant’Erasmo che interpreta ne “Il Paradiso delle Signore”.
credit foto Angelo Redaelli
Vanessa, è in scena al Teatro Manzoni di Milano con “Testimone d’accusa”, un dramma giudiziario avvincente, con una serie continua di colpi di scena che lasciano spiazzato il pubblico. Cosa l’ha più affascinata di questo testo di Agatha Christie?
“L’opportunità di interpretare un ruolo unico nel suo genere. Quando mi ha chiamato Geppy Gleijeses, che è il regista dello spettacolo nonché un caro amico, mi ha detto che stava per propormi una delle parti più belle che siano mai state offerte ad un’attrice e aveva ragione perchè praticamente vesto i panni di tre personaggi all’interno di questa pièce, è una maschera sopra un’altra. Parliamo di una personalità di donna fuori dal comune, una dark lady in perfetto stile hitchcockiano, con un’anima nobile e con la possibilità di realizzare un gioco attoriale meraviglioso con un riscatto finale. E’ stata la molla che mi ha portata ad abbracciare questa avventura”.
Come si è approcciata al personaggio di Romaine Heilger, una donna enigmatica e dalle mille sfaccettature?
“L’approccio è stato trovare una chiave per questi tre personaggi, tre personalità e rappresentazioni unificate in una sola figura femminile. Sono stata molto aiutata dal punto di vista registico così come da una mia inventiva fatta di esperienze, anche proprio come spettatrice di un certo tipo di cinema, di ambientazione. Ho avuto la fortuna di frequentare per anni il teatro inglese perchè prima del covid andavo per una settimana, due volte all’anno, a Londra a vedere tutto il meglio, assistendo a uno-due spettacoli al giorno. Avere assimilato quella dinamica british, quel modo di interpretare i personaggi, di portarli in scena con un minimalismo assoluto ma insieme con una tecnica e una verità notevolissime è stato fondamentale. Oltre ad aver più volte visto il film “Testimone d’accusa” per comprendere questa dose di ironia di fondo, seppur all’interno di un grande dramma giudiziario, e avvicinarmi a questi miti per poi farli diventare miei senza farne né una copia che sarebbe stata assurda, anacronistica, improbabile, ridicola, né tantomeno cercare di imitare qualcuno”.
Vanessa Gravina e Giulio Corso in “Testimone d’accusa” – credit foto Angelo Redaelli
E’ interessante il lavoro sia gestuale che vocale che utilizza nell’interpretazione di Romaine che sembra glaciale ma in realtà è molto romantica e innamorata di Leonard…
“Cerchiamo di lasciare lo stupore nel pubblico, infatti tante persone fino al finale non sanno chi sia l’altro personaggio. E’ una donna che sembra glaciale ma è il romanticismo fatto persona, tanto che è molto interessante questa contrapposizione tra lei e il mondo inglese molto ottuso, come lo dipinge Agatha Christie che va contro l’ottusità del sistema giudiziario ma anche contro il preconcetto. Sir Wilfried Robarts pensa veramente che questa Emily French considerasse quel figo di Leonard Vole come un figlio, benché è chiaro invece che si fosse invaghita di lui. Quella di Romaine è una glacialità di forma perchè il mondo tedesco racconta questo ma dentro c’è uno sturm und drang, un romanticismo che fa paura. Questa donna abbraccia una causa e va fino in fondo, lo fa per amore, è un personaggio meraviglioso con tutti i suoi risvolti contraddittori”.
Infatti per amore è disposta a tutto, anche a prendersi delle colpe che non ha e a mettere a rischio la propria vita…
“Esatto. E’ chiaro che è un personaggio inventato, letterario, che nasce dal genio di una grandissima scrittrice e autrice, ma nel mondo ci sono tante donne che hanno fatto scelte ortodosse per i sentimenti”.
“Testimone d’accusa” fa riflettere il pubblico sulla giustizia in generale, sul tradimento nelle coppie e nelle relazioni, ma anche sul rapporto tra verità e amore..
“Nel caso di Romaine si tratta di una trasposizione di quello che in qualche modo aveva vissuto Agatha Christie come donna tradita da un marito del quale era profondamente innamorata, quindi c’è qualcosa di autobiografico. Io personalmente non credo nell’amore lesionista come non ci crederebbe la stessa Romaine di fronte a uno smacco umano del genere, ad una ferocia così grande, alla banalità del male per parafrasare il film Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese attualmente nei cinema. Leonard non solo uccide l’anziana per denaro ma ha l’amante con cui è pronto a scappare. Il tema verità-amore è complesso perchè l’amore dovrebbe essere in qualche modo cieco, la vita però ci insegna che poi bisogna portare tutto ad una dimensione reale. E’ chiaro che questi personaggi eroici hanno un risvolto della medaglia tanto che Romaine fa delle cose estreme”.
Vanessa Gravina e Paolo Triestino in “Testimone d’accusa” – credit foto Angelo Redaelli
Assistendo allo spettacolo ci si domanda che cosa sia vero e cosa no, perchè nulla è come sembra e il fatto che ci sia questa linea di demarcazione così sottile tra la verità e la finzione è aderente alla società di oggi dove tendono a sovrapporsi la realtà e l’apparenza…
“Oggi viviamo in un mondo dove è l’apparenza a dominare. Basta pensare ai social dove metti una foto, quattro filtri, uno sfondo bello e sembra che tutto sia funzionale e funzionante, anche se non è così. Bisogna stare attenti, infatti assistiamo a gente che viene portata ad una dimensione di realtà ineluttabile e inconfutabile. Esiste un contrasto tra quello che bisogna far sì che appaia e quello che è nella realtà. Trovo sia molto attuale la rilettura di questa vicenda umana fatta di persone che giocano questa partita estrema, così come il tema della verità. Oggi quando possiamo essere veri? Quando possiamo permettercelo? Siamo continuamente presi di mira, vessati da questi input cibernetici, da queste inondazioni social, queste implosioni, siamo bersagliati da tutti quindi l’autenticità e la verità sono beni così rari che sfuggono come sabbia tra le dita, e dobbiamo essere anche un po’ politically correct. Provo molta tenerezza e compassione per quella che è la condizione umana odierna. Non abbiamo più la possibilità di poter proteggere una nostra dignità, di convivere con noi stessi”.
Il pubblico viene coinvolto attivamente nello spettacolo, visto che sei persone vengono scelte tra gli spettatori, per ciascuna replica, per interpretare la giuria, diventando parte integrante della storia e alla fine sono con voi attori sul palco per i saluti…
“E’ un assaporare fino in fondo la verità. E’ un’idea geniale, nella sua semplicità, far salire il pubblico sul palco portandolo da una dimensione di spettatore a quella di vicinanza e interazione. E’ brutto invece, come dicevamo poco fa, quando le persone entrano nella tua vita attraverso strumenti di appropriazione indebita psicologica, emotiva, economica, morale, sociale, educativa. Ad esempio Tik Tok è una macchina infernale che crea dipendenze psico-emotive, tanto che c’è gente che deve disintossicarsi dai social e dai like. Si è di fronte ad un’illegalità illusorio comportamentale molto grave. Portare il pubblico in scena è invece come quando prendi un bambino per mano e vai per la prima volta a vedere il Cenacolo di Leonardo Da Vinci in Corso Magenta, è una folgorazione. Essere così vicini agli attori che interpretano i personaggi in scena, assistere al mestiere più antico del mondo, trovo che sia educativo oltre che emozionalmente sano ed entusiasmante”.
Milano è la sua città d’origine, che emozione prova nel portare in scena “Testimone d’accusa” su un palco prestigioso come quello del Teatro Manzoni?
“Mi dà una grande soddisfazione, mi sventra perchè cerco di dare il meglio di me in ogni replica, essendo uno spettacolo così importante e forte. Quando salgo sul palco, la prima scena è la più difficile della pièce per me perchè è emblematica, rivela e non rivela, sazia, stranisce, contraddice, aliena, è tanta roba. Alcune sere cerco di far sorridere gli spettatori, altre di spaventarli, di fare qualche contropiede ai miei colleghi perchè Romaine Heilger fa anche sgambetti. Il pubblico non va mai rassicurato ma turbato e io voglio turbarlo amandolo perchè se non ci fosse non avremmo motivo di fare nulla”.
Vanessa Gravina nei panni della Contessa Adelaide ne Il Paradiso delle Signore
Nella serie “Il Paradiso delle Signore” in onda su Rai 1 interpreta un personaggio amatissimo dal pubblico, la Contessa Adelaide di Sant’Erasmo. Seppur siano due donne molto diverse, ha trovato qualche punto di contatto con Romaine?
“Forse una nordicità, un’apparente freddezza, per il resto sono personaggi lontani. Romaine è una chanteuse che canta e si esibisce nei locali della Berlino Est devastata dalla guerra, non viene da un mondo super aristocratico come Adelaide, ma sono due donne molto passionali. La Contessa è un fuoco malcelato, è ghiaccio bollente”.
Ha recitato con Virna Lisi nella serie “Madre, aiutami”, l’ultima interpretata dall’indimenticabile attrice prima della sua scomparsa, e ha lavorato con Francesco Nuti che ha prodotto il film “Maramao” con la regia di Giovanni Veronesi, uno dei primi da lei interpretati. Che ricordo conserva di questi due grandi personaggi?
“Virna Lisi è forse l’attrice con più luce con la quale ho avuto il piacere di lavorare. Ricordo la luminosità di questa donna, una bellezza struggente, con questa malinconia e tristezza di fondo infinita. Non ho mai avuto il coraggio di chiederle da dove provenisse questa patina ma in contrapposizione aveva questa capacità di muoversi davanti alla macchina da presa veramente da brividi.
Sono tante le cose belle di Francesco Nuti. Quando ho lavorato con lui era all’apice della sua carriera, aveva fatto i film “Tutta colpa del Paradiso” e “Stregati” con Ornella Muti ed erano meravigliosi entrambi, era bello dentro e fuori, suonava e componeva canzoni con il suo amico Giovanni Veronesi, era un uomo dal grande fascino, un divo vero anche con le sue fragilità. Ho avuto la fortuna di rapportarmi da giovanissima con questi grandi personaggi e me li sono portati dietro sempre. Francesco era un vero artista con i suoi alti e bassi, le sue malinconie, purtroppo è stato due volte sfortunato. Tutta la mia tenerezza infinita va a lui”.
In quali progetti sarà prossimamente impegnata?
“I prossimi progetti sono il ritorno nella serie “Il Paradiso delle Signore” dopo “Testimone d’accusa” con cui saremo in tournée in altre città italiane e poiché quest’anno ho portato in scena per tre mesi anche la ripresa di “Tartufo” di Molière con Giuseppe Cederna”, spero a fine marzo di potermi permettere un po’ di riposo. Questo è il grande auspicio (sorride)”.
Queste le prossime date di “Testimone d’accusa”:
08/11/2023 VIGEVANO TEATRO CAGNONI
9-10/11/23 BELLINZONA TEATRO SOCIALE
11/11/2023 NICHELINO TEATRO SUPERGA
12/11/2023 AOSTA TEATRO SPLENDOR
14/11/2023 SANT’ELPIDIO TEATRO CICCONI
15/11/2023 FOLIGNO TEATRO SAN CARLO
16/11/2023 MIRANO TEATRO COMUNALE
19/11/2023 MONTALTO TEATRO LEA PADOVANI
20/11/2023 FROSINONE TEATRO COMUNALE NESTOR
22-23/11/23 L’AQUILA TEATRO STABILE D’ABRUZZO
24-26/11/23 BOLOGNA TEATRO DUSE
30/11/2023 SAN DONA’ TEATRO ASTRA
01/12/2023 LONIGO TEATRO COMUNALE
2-3/12/23 PRATO TEATRO POLITEAMA
14/12/2023 GORIZIA TEATRO G. VERDI
16/12/2023 BAGNI DI LUCCA TEATRO ACCADEMICO
17/12/2023 CASTELFRANCO PIANDISCO’ TEATRO W. CAPODAGLIO
di Francesca Monti
Si ringrazia Manola Sansalone (Ufficio Stampa Teatro Manzoni)