Icaro, opera emblematica di Daniele Finzi Pasca, in scena al Teatro Menotti dal 18 al 21 gennaio

Il 2 maggio 1991, un ventenne Daniele Finzi Pasca è a Milano per partecipare al Festival Internazionale del Clown al Teatro Sala Fontana. Porta in scena il suo nuovo spettacolo Icaro. Dalla sua creazione nel 1991, Daniele Finzi Pasca ha interpretato questo spettacolo oltre 800 volte, in diverse lingue, in tutto il mondo e sarà in scena al Teatro Menotti dal 18 al 21 gennaio.

Opera emblematica di Daniele Finzi Pasca, è pensato per un singolo spettatore ed ha celebrato il suo 30mo anniversario nel 2021. Soltanto una sola, privilegiata persona del pubblico, scelta a caso da Daniele, è completamente coinvolta sulla scena, mentre gli altri diventano una sorta di “voyeur”.

Nel 1989 Daniele scrive Icaro, l’opera più rappresentativa della Compagnia, che porta in scena ancora oggi. Il soggetto dell’opera è semplice: è la storia di due persone che si incontrano e decidono di scappare volando da una stanza senza porte né finestre. Daniele sceglie tra il pubblico una persona che lo accompagnerà per tutto lo spettacolo. Sbocciano in quest’opera tutti gli elementi fondamentali della Compagnia Finzi Pasca: la carezza, il virtuosismo, la preoccupazione per gli effetti dei nostri gesti, la storia quotidiana ed eroica, la risata e la subitanea emozione, la tecnica per far cadere il velo e provocare commozione. I testi, la musica, le luci, il trucco, i costumi e la scenografia di Icaro sono una specie di manifesto della Compagnia. Icaro, è stato anche lo spettacolo che ha lentamente riportato Finzi Pasca al circo, verso casa. Ma è chiaro che, quando si torna a casa, non si torna nello stesso posto dal quale si era partiti. Durante il viaggio cambiano gli occhi, si torna sempre con nuovi sguardi, casa nostra è diversa.

Nel 1994 Icaro riceve il Premio Florencio quale migliore spettacolo straniero in Uruguay, e nel 2009 vince il Montréal English Critics Circle Award (MECCA) come migliore spettacolo straniero.

“Icaro” – spiega Daniele Finzi Pasca – è stato creato rapidamente e le prove sono durate solo due mesi. Successivamente, ho continuato a perfezionarlo. È uno spettacolo semplice come lo erano le storie che raccontava mia nonna. Lei mi ha insegnato il segreto per fare gli gnocchi e la crostata di mele, preziose ricette che poi ho sistematicamente utilizzato nelle mie creazioni teatrali. Preparare una cena è un pretesto per incontrare delle persone. Mia nonna, che non lasciò mai la sua cucina, scoprì il mondo invitando la sua famiglia a mangiare. Io preparo i miei spettacoli come fossero storie che devono essere raccontate guardando il pubblico negli occhi. In Icaro, volevo parlare di speranza dando vita ad un antieroe, fatto della stessa sostanza di ognuno di noi che spesso perdiamo e che solo a volte, per un attimo, riusciamo a vincere. Faccio teatro per il piacere di naufragare, di perdermi un attimo, una delle cose più salutari che ci siano nella vita. Ci si perde come si scappa. Una fuga interiore ci rivela quello che siamo. La fuga è una strategia che permette di scavare dentro alla realtà per scoprire i segreti che le apparenze mascherano. Vengo da una terra di montagne. Noi scappiamo affrontando certi rischi. Ci sono montagne che ti aspettano per tuttala vita. Dalle mie parti, ci sono persone che salgono sulle loro montagne ogni anno, per rinnovare l’incontro con l’immutabile. Cambiano i governi, nascono altri bambini nel quartiere, si perdono i primi amici ma le montagne, loro restano lì ad aspettarci. Quello che c’è di meraviglioso in questo incontro con il non-tempo è che ci si trova ogni volta cambiati, trasformati. Uno spettacolo è a volte per un attore uno di quei luoghi dove può fuggire in sé stesso. Sono storie che si raccontano per ritrovarsi ogni volta cambiati. Faccio teatro per far piovere negli occhi degli altri; una sorta di massaggio umido per l’anima. Questa notte spero di riuscire a far piovere nei vostri occhi.

foto ©Viviana Cangialosi

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