Claudio Marchisio ospite d’onore al Panathlon Club di Asti per i trentacinque anni del gruppo G.S.H. Pegaso

Trentacinque candeline sono uno splendido traguardo per il gruppo GSH Pegaso di Asti, una associazione di volontariato che si occupa dell’avviamento alle discipline sportive di giovani disabili affetti da disturbi mentali e fisici, nata nel 1989 per desiderio dell’indimenticato panathleta Giorgio De Alexandris, scomparso nel dicembre 2004.

Per celebrare degnamente questa ricorrenza, il Panathlon Club di Asti, da sempre legato al Gruppo Pegaso, ha organizzato una giornata speciale di sport e convivialità; nel pomeriggio, presso il “Palagerbi” si sono disputati degli incontri di calcio a 5 e basket a ranghi “misti” con la collaborazione della società astigiana SBA, mentre in serata si è svolta la consueta cena conviviale alla quale ha partecipato Claudio Marchisio, mai dimenticato campione della Juventus e della nazionale Italiana.

Una serata nella quale, oltre a ricordare e celebrare le personalità che hanno fatto la storia del Gruppo Pegaso, abbiamo avuto la possibilità di conoscere il Marchisio “fuori dal campo” e ripercorrere con lui i momenti principali che hanno scandito la sua carriera calcistica a partire dai primi calci nel cortile di casa: “Se sono diventato un calciatore professionista devo ringraziare in primis i miei genitori che hanno “sopportato” i vetri che rompevo quando a sei anni giocavo nel cortile di casa, ma che soprattutto mi hanno insegnato il rispetto e i sacrifici che sono principi fondamentali nella vita come nello sport e che mi hanno consentito di ricevere tanto amore e affetto da tutte le tifoserie amiche o avversarie.
Inoltre per mia fortuna è stata quella di aver incontrato nel mio cammino calcistico prima da bambino e poi da adolescente dei veri educatori che mi hanno fatto crescere nel modo migliore prima come uomo e poi come calciatore”.

fulvio, marchisio

Fulvio Saracco e Claudio Marchisio

Marchisio ha poi ricordato ai presenti il suo arrivo alla Juventus e i primi anni vissuti con la maglia bianconera: ”Come tanti miei coetanei che vivevano nel capoluogo torinese ho avuto la possibilità di fare dei provini sia nella Juventus che nel Torino che è da sempre stata una società di primo piano in ambito giovanile, ma quando ho dovuto fare una scelta ha prevalso il desiderio di mia mamma che nutre da sempre un amore per i colori bianconeri e dunque la mia è stata una scelta di cuore.
Nella mia carriera juventina ho avuto diversi allenatori ma questa sera mi piace ricordare soprattutto gli anni vissuti con Fabio Capello e con il suo vice, il compianto Italo Galbiati che era non solo un grande conoscitore di calcio, ma un ottimo preparatore che rafforzava la nostre qualità dal punto di vista fisico e di approccio mentale alle partite”.

Un altro momento particolare della carriera di Marchisio è stata la firma sul primo contratto ufficiale da professionista con la maglia della Juventus: ”Avevo 18 anni e finalmente ho potuto entrare ufficialmente nella famiglia juventina. L’emozione era tantissima anche se lo stipendio era il minimo contrattuale, ma il riconoscimento di essere un giocatore della Juve aveva un sapore particolare e unico e soprattutto ero felice di aver reso i miei genitori orgogliosi per il risultato raggiunto dal loro figlio”.

Un momento senz’altro difficile è stata la retrocessione a tavolino nell’estate del 2006 che però ha consentito a diversi giovani promettenti di mettersi in mostra e giocare a fianco di campioni del mondo come Buffon e Del Piero.

”Avevo vent’anni e in squadra c’erano altri ragazzi come l’astigiano Paro, Giovinco, Balzaretti e Chiellini. Tutti ci rendevamo conto che potevamo sfruttare una grande opportunità, ma sapevamo anche che nella vita certi treni passano una volta sola e la nostra bravura è stata quella di confermare le nostre qualità e dare un importante contributo alla vittoria nel campionato cadetto. Ricordo ancora con piacere i consigli e gli aiuti dei campioni che avevamo in squadra, ma soprattutto l’incredibile sostegno ricevuto dai tifosi bianconeri che ci sono stati tanto vicini anche nei momenti più difficili.
L’anno seguente fui mandato in prestito all’Empoli dove ho esordito in serie A contro la Fiorentina e devo ammettere che inizialmente ero un po’ deluso perché speravo di essere confermato alla Juventus.
Però nel proseguo della stagione ho capito che la società aveva scelto il modo migliore per farmi fare esperienza e soprattutto devo ringraziare mister Cagni che mi fece giocare per sei mesi solo in marcatura perché aveva intuito una mia lacuna tecnica e mi permise di migliorare sensibilmente anche in questo ambito”.

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Al termine della serata, Claudio Marchisio racconta ancora con piacere due curiosi aneddoti legati a Del Piero e Balzaretti: ”Come tutti i ragazzi della mia età mi piaceva andare ogni tanto in discoteca e una sera ero così stanco che dormii in auto nel parcheggio di Vinovo perché avevo paura di non svegliarmi ed arrivare in ritardo all’allenamento. Quando arrivò Del Piero mi bussò alla porta della macchina e mi disse: Claudio va bene il divertimento ma ricordati che il giorno dopo devi essere il primo ad arrivare e l’ultimo ad uscire dal campo, e questo insegnamento l’ho sempre ripetuto ai miei compagni quando sono stato io ad essere fra gli anziani della squadra”.

A Balzaretti è invece legato il suo soprannome: ”Molti miei compagni arrivavano all’allenamento in tuta o vestiti con abiti comodi ma da tutti i giorni. A me invece piaceva vestirmi elegante ed allora Federico ha iniziato a chiamarmi “Principino” e da allora questo è diventato un piacevole soprannome”.

Un ricordo conclusivo è dedicato all’ultima stagione da calciatore, nella quale ha vestito la casacca dello Zenit di San Pietroburgo vincendo il campionato russo: “Le attuali vicende di guerra mi fanno davvero male perché ho passato dei mesi molto belli in Russia vivendo una importante esperienza di vita insieme alla mia famiglia. Mi auguro davvero di tutto cuore che questa situazione si risolva e che le persone possano tornare a viaggiare e ad incontrarsi come accadeva prima.
Ho lasciato il calcio a trenta tre anni perché il mio fisico non rispondeva più come desideravo e ho voluto essere onesto prima di tutto con me stesso perché non riuscivo più a fare cosa volevo e non sarei stato felice se avessi continuato senza poter dare il solito contributo alla squadra e ai miei compagni come ho sempre fatto nella mia carriera”.

Adesso Claudio Marchisio ha iniziato una attività molto importante a stretto contatto con i giovani che si affacciano al mondo del calcio: ”La mia agenzia si chiama Circum che significa cerchio e nasce perché, andando a vedere partite, mi focalizzavo sul singolo giocatore ed ho maturato l’idea di poterli sostenere a 360° nel loro percorso.  Oggi i ragazzini sono troppo spesso circondati da persone non idonee mentre noi vogliamo seguirli e accompagnarli nella vita di tutti i giorni anche fuori dal campo”.

di  Fulvio Saracco

*Nella foto di apertura Claudio Marchisio con il Sindaco di Asti Rasero, il Governatore del Panathlon Piemonte – Valle d’Aosta Nasi e il Vice-Governatore del Panathlon Piemonte – Valle d’Aosta Piacenza

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