Romaeuropa: al via dal 19 settembre al 25 novembre con la prima italiana di “Kirina”, l’opera africana di Serge-Aimé Coulibaly

Inaugurazione all’insegna dell’incontro tra due continenti quella del trentatreesimo Romaeuropa Festival. È infatti la prima italiana di Kirina, lo spettacolo firmato dal coreografo burkinabé Serge-Aimé Coulibaly, la cantate maliana, icona della musica mondiale, Rokia Traoré e lo studioso e scrittore Felwine Sarr ad aprire, il 19 Settembre al Teatro Argentina (in replica fino al 22), il percorso tra i mondi che anima questa edizione del festival il cui titolo è, non a caso, Between Worlds.
«Kirina ci introduce ai temi e ai percorsi che saranno affrontati durante Romaeuropa Festival 2018» afferma Fabrizio Grifasi, direttore generale e artistico della Fondazione Romaeuropa, presieduta da Monique Veaute, «un Festival Mondo che fisicamente intercetta e convoglia pensieri e progetti, incrocia temi e questioni al cuore del nostro vivere come modalità di libero sviluppo della ricerca artistica, sovrapponendo le generazioni ed eleggendo le contraddizioni e le diversità al cuore del proprio operare come pratica di racconto del presente attraverso le opere degli artisti che riteniamo significativi. L’essenza stessa della nostra missione si colloca in questo spazio “in between”, luogo di mediazioni e riconciliazioni tra opposti, ambito di riflessioni e accoglienza»
Ed è in quest’ottica che il festival proseguirà nel mese di settembre all’Auditorium Parco della musica con il live della maliana Oumou Sangarè, altra icona della world music che presenterà il suo ultimo album Mogoya (22 settembre); con il teatro “documentato” degli spagnoli Agrupación Señor Serrano che con Kingdom affronteranno il tema del capitalismo affiancandolo ironicamente alla figura di King Kong e alla storia delle banane (25 e 26 settembre) e con i việt kiều raccontati della giovane Caroline Guiela Nguien nel suo Saigon, spettacolo toccante e intenso interamente ambientato in un ristorante vietnamita, ponte d’incontro tra il Vietnam degli anni Cinquanta e la Francia di oggi (29 e 30 settembre). Al Teatro Argentina l’israeliana Sharon Eyal insieme a Gai Behar, con cui guida la compagnia L-E-V, presenterà il suo seducente Love Chapter II (il 25 e il 26 settembre) mentre il libanese Omar Rajeh in #minaret s’interrogherà sul nostro ruolo dinanzi ad atti di distruzione – come quello che ha raso al suolo Aleppo e la sua storia – in una coreografia per corpi, droni e suoni (29 e 30 settembre). Passaggio di testimone tra Short Theatre e il REf18 è invece la performance The Quiet Volume di Ant Hampton e Tim Etchells nella Biblioteca Enzo Tortora (dal 20 al 29 settembre).
Talk di approfondimento e momenti di confronto il 18 Settembre in Opificio Romaeuropa alle 18.30 con Felwine Sarr in dialogo con Aboubakar Soumahoro e Francesca Caferri, il 27 Settembre (sempre in Opificio alle 18.30) con Omar Rajeh e Paolo Matthiae e, il 29 settembre, con la franco-vietnamita Caroline Guiela Nguyen. Discussione post spettacolo il 25 Settembre con Agrupación Señor Serrano per il ciclo Post It.

KIRINA
Nasce dall’energia di una crew d’eccezione composta da Serge-Aimé Coulibaly, Rokia Traoré e Felwine Sarr, Kirina, opera africana per 9 danzatori, 1 attore, 4 musicisti, 2 cantanti e 40 figuranti (selezionati, per le repliche romane, tra gli studenti dell’Accademia Nazionale di Danza). Definito dal New York Time come uno spettacolo «sbalorditivo» capace di fondere sulla scena «danze ritualistiche, estatiche e sudate, musica propulsiva e una narrazione incantatoria in lingua francese» e di dar vita a «un’arte fresca ed elettrizzante», Kirina nasce nel segno dell’incontro tra mitologia africana e cultura occidentale. Fonte d’ispirazione per i tre creatori è, infatti, la mitologia mandinga e in particolare l’epopea di Soundjata Keita, il poema epico che racconta della fondazione dell’Impero del Mali nel tredicesimo secolo. Il titolo dello spettacolo è il nome della località situata nell’odierna Guinea dove si è svolta l’ultima battaglia da cui è nato l’impero mandingo. Un momento storico in cui si potrebbe individuare l’origine di una storia africana radicata nel rispetto della dignità umana e caratterizzata da un lungo periodo di pace e prosperità. Trasmessa dalla tradizione orale in molte versioni e diverse lingue, l’epopea ha occupato e continua a occupare un posto molto importante nella cultura dell’Africa Occidentale fungendo da fonte d’ispirazione per molti artisti. Ma questo bagaglio culturale è per Serge-Aimé Coulibaly solo un modo per far risuonare il presente, restituire un’immagine dell’Africa lontana dagli stereotipi con cui è raccontata dai media occidentali, rintracciare i punti di contatto tra la storia di due continenti e visualizzare la marcia eterna del mondo. In scena cumuli di abiti, danza tradizionale e contemporanea, musiche energiche e coinvolgenti disegnano la marcia di un popolo in continuo movimento e trasformazione a sua volta narrata dallo slam-rock di un griot (poeta e cantore della tradizione africana) ricontestualizzato nel presente ma capace di attraversare la Storia. Ieri come oggi: esili, spostamenti, lotte, ricchezze e povertà e incontri spingono l’uomo verso il futuro.
SERGE-AIMÉ COULIBALY | Nato nel 1972 a Bodo-Dioulasso, la capitale economica del Burkina Faso, Serge-Aimé Coulibaly lavora come danzatore e coreografo prima in Africa dove nel 1998 firma le coreografie per la cerimonia di apertura dell’Africa Cup of Nations e poi in Europa dove, trasferitosi nel 2001, danza in alcune delle più importanti opere de les ballets C de la B di Alain Platel e di Sidi Larbi Cherkaoui, prima di formare la sua compagnia Faso Danse Théâtre.
ROKIA TRAORÉ | Tra le regine della nuova musica africana e tra le musiciste e cantanti più richieste in Europa e nel mondo, Rokia Traoré mescola musica tradizionale e influssi moderni che vanno dal blues all’elettronica, dal rock-n-roll al jazz. La riscoperta delle proprie tradizioni ha portato la musicista e cantante alla fama internazionale. Oggi Rokia è impegnata nella riscoperta della tradizione mandinga e in particolare dei canti dei griot, cantori custodi della genealogia del proprio popolo.
FELWINE SARR | Considerato uno dei più importanti economisti e studiosi africani, Felwine Sarr ha rivoluzionato il modo in cui guardiamo il continente africano con il suo Afrotopia, un libro in cui unisce al suo acuto sguardo da economista, arte, cultura e letteratura. La sua visione del mondo africano incrocia in maniera inedita l’occidente, individuando il modo in cui l’Africa ha contribuito allo sviluppo della musica, della danza, del teatro e dell’immaginario nel mondo odierno. Lo studioso rivendica una lettura autonoma e lontana dall’immagine stereotipata del continente per fuggire la retorica del modello di sviluppo occidentale.

Rispondi