Intervista con Enrico Lo Verso, in scena al Teatro Vittoria di Roma con “Uno Nessuno Centomila”: “E’ come se Pirandello avesse scritto tanti anni fa uno spettacolo sui giorni nostri”

Il 10 gennaio al Teatro Vittoria di Roma va in scena “Uno Nessuno Centomila” di Luigi Pirandello, con la regia di Alessandra Pizzi, che vede protagonista Enrico Lo Verso, attore versatile e molto apprezzato dal pubblico che nel corso della sua trentennale carriera ha preso parte a famose serie tv, a film di successo come “Hudson Hawk – Il mago del furto” di Michael Lehmann, “Il ladro di bambini” di Gianni Amelio, “Baaria” di Giuseppe Tornatore e alla soap “Centovetrine”.

Ospite dei più importanti Festival e Teatri nazionali ed internazionali, da oltre un anno “Uno Nessuno Centomila” sta percorrendo l’Italia in una lunga e fortunata tournée che sino ad ora ha registrato il sold out quasi ovunque. Lo spettacolo, nel riadattamento del testo reso in forma di monologo, diventa il presupposto per un teatro che supera la funzione dell’intrattenimento e diventa motivo di spunto per la conoscenza. Le cento maschere della quotidianità lasciano il posto alla ricerca del sé autentico. La vita si apre come in un gioco di scatole cinesi, e nel fondo c’è l’essenza: abbandonare i centomila, per cercare l’uno, a volte può significare fare i conti con il nessuno.

Abbiamo fatto una piacevole chiacchierata con Enrico Lo Verso per parlare dello spettacolo “Uno Nessuno Centomila” ma anche dei prossimi progetti.

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Enrico, sei in scena il 10 gennaio al Teatro Vittoria di Roma con “Uno Nessuno Centomila” di Luigi Pirandello, con la regia di Alessandra Pizzi. Uno spettacolo con cui siete in tournée da tre anni e che ti ha riportato sul palco teatrale dopo una lunga assenza. Cosa ti ha convinto maggiormente di questo testo?

“Ho letto il testo e mi è sembrato bello, interessante e importante, quindi ho pensato che fosse giusto portarlo su un palcoscenico, ma non immaginavo che avrebbe riscosso così tanto successo e apprezzamento da parte del pubblico. Siamo a piu’ di 400 repliche, abbiamo date in calendario fino alla prossima estate e mi diverto ogni volta come se fosse la prima. Del teatro a me solitamente piacciono le prove, la parte piu’ creativa, perchè quando vai in scena ci sono meno sorprese. In questo caso abbiamo provato soltanto sei giorni. E’ un monologo di filosofia ma allo spettatore non risulta tale perchè è molto alleggerito nei modi e nella chiacchierata”.

Uno spettacolo che diventa anche spunto di riflessione essendo molto attuale, in cui le cento maschere della quotidianità lasciano il posto alla ricerca del sè…

“Il pubblico in qualche modo può ritrovare in ogni maschera i propri limiti, i dubbi, le consapevolezze. E’ come se Pirandello avesse scritto tanti anni fa uno spettacolo sui giorni nostri, su questa continua perdita di identità, sul tentativo di manipolare la nostra identità per mostrare quello che non siamo, come accade con i social, su Facebook e Instagram cerchiamo ad esempio di dare un’immagine diversa di noi. Mi ha sempre fatto impressione quando sento chiamare le persone con il loro titolo, avvocato, ingegnere, sindaco, perchè significa vedere le maschere al posto delle persone. Viviamo in una società votata all’apparenza, al carattere della commedia dell’arte, in cui ognuno interpreta il suo ruolo, mentre l’identità vera è quella che ha scritto una ragazzina sul nostro libro, a Battipaglia, dopo aver visto lo spettacolo: “adesso torno a casa con la consapevolezza che l’unico che forse mi conosce veramente è il mio cane””.

Alessandra Pizzi - Enrico Loverso

Cosa ci racconti invece riguardo un altro spettacolo teatrale che ti vede protagonista, “Metamorfosi – Altre storie oltre il mito” sempre con la regia di Alessandra Pizzi?

“Questo spettacolo è un’incursione nel mondo della favola, Alessandra Pizzi nella regia ha immaginato una sorta di sagra della poesia, con le bellissime parole di Ovidio tradotte da Nicola Pice, un latinista di Bitonto. In realtà raccontiamo l’uomo con le sue pulsioni, i suoi desideri, le sue cattiverie, le sue bassezze, il rapporto dei potenti con i piu’ deboli, in questo caso i potenti sono gli Dei. Ovidio era stato cacciato da Augusto e attraverso le difficoltà con gli Dei forse narrava quelle dell’uomo semplice con l’uomo di potere. Sono le storie che mi raccontava mia madre da piccolo e le recito come faceva lei, cambiando toni, immagini, emozioni continuamente”.

Tra queste storie ce n’è una che ti affascina di piu’ raccontare?

“Ce ne sono alcune che mi emozionano. Abbiamo deciso di fare questo spettacolo in modo strano, in omaggio al titolo, modificandolo ogni volta, quindi le storie non sono sempre le stesse, così come in scena non sto sempre con gli stessi attori. Una volta è salito sul palco Nabil Salameh, il cantante dei Radiodervish, e visto che facevamo un pezzo su Icaro ha cantato una sua canzone in palestinese dedicata al volo e ascoltandola mi sono commosso, perchè parlava di questo lungo viaggio per cielo che finisce in mare con un bambino che muore. Non ho potuto non pensare ad Aylan, il bimbo siriano morto sulla spiaggia e ogni volta che interpreto questa storia mi commuovo perchè mi viene in mente questa immagine. Sono miti scritti 2000 anni fa ma sono attuali, penso anche al Ratto di Proserpina e a quante violenze sulle donne avvengono oggi, alla rabbia di Giunone perchè il marito ha sedotto Callisto ma se la prende con lei, colpevole di essere bella e giovane, e non con Giove, ad Aracne che in una tela disegna gli amori degli dei durante una gara di tessitura con Minerva e questa per rappresaglia la trasforma in ragno, ed è comparabile a tanti giornalisti che hanno pagato con la vita per essersi messi contro i potenti, contro i governi, penso alla Politkovskaja o a Dafne Caruana. Per Ovidio i potenti erano gli dei, oggi sono i politici”.

Quindi pensi che il teatro o arti come il cinema possano avere una valenza sociale e smuovere le coscienze?

“No, ma penso che per smuovere le coscienze serva una mente aperta e per fare questo sono necessari strumenti chiave, il teatro è uno di questi, il cinema un altro, ma se neghiamo alla gente l’accesso per prendere queste chiavi non possiamo dire che sia colpa sua se la mentalità resta chiusa”.

Nella tua carriera hai interpretato film, serie tv e spettacoli teatrali di successo. Ce n’è uno in particolare a cui sei piu’ legato?

“Non ne ho uno in particolare. Tutti i lavori come si suol dire so’ piezz’ ‘e core, in ciascuno ho messo impegno e dedizione, li ho amati e li rispetto tutti”.

In quali progetti sarai prossimamente impegnato?

“Ci sono dei progetti da verificare, poi devo dire che ho questi spettacoli che assorbono gran parte del mio tempo. Stiamo cercando di ridurre un po’ il volume delle rappresentazioni teatrali per vedere se riusco a dedicarmi anche a cinema e tv”.

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Qualche mese fa ti abbiamo visto in tv come concorrente di “Ballando con le stelle”. Cosa ti ha lasciato questa esperienza?

“Mi ha lasciato tante cose, anche in contrapposizione tra loro, vorrei rifare Ballando con le stelle ma in modo diverso. Ho capito che mi ero impegnato troppo e che rendo di piu’ quando invece gioco. Non mi sono mai piaciuto durante il programma perchè mi sentivo troppo serio”.

Cosa ti aspetti dal 2020?

“Ho un’idea di cui ancora non posso parlare che vorrei realizzare da anni, spero di riuscirci nel 2020”.

di Francesca Monti

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