E parlando di dignità, a volte basta un semplice fiore per farci ricordare quanto può essere bella e importante la vita. Con questo ultimo singolo, “Il fiore che ho davanti”, ho voluto gridare forte il mio no alla guerra, qualsiasi essa sia.
Le proiezioni e le ombre utilizzate, rappresentano infatti le paure che sono in contrasto con la realtà: la caverna che è simbolo di oscurità, va piano piano scomparendo per cercare la luce e la libertà portata dalla bambina (simbolo di vita e calore); a mano a mano che il video prosegue infatti, il contrasto tra i chiaro-scuro diminuisce fino ad avere immagini a luce piena (il padre e la figlia che giocano assieme; allo stesso modo la ragazza, ossia la bambina cresciuta, supera il suo conflitto interiore riguardante la partenza del padre attraverso la musica, che la porta verso una nuova prospettiva per il futuro).
La regia e cinematografia è di Matteo Pietrobelli che ne ha saputo cogliere in modo semplice ma profondo l’aspetto più vero.
«Ogni guerra è sempre un atto contro la ragione e il ricorso alla guerra è sempre una sconfitta della ragione. Anzi, io credo che bisognerà cambiare perfino la categoria culturale: non ci saranno più né vittoriosi né vinti, ma saremo tutti sconfitti. Perché, appunto, sarà la forza bruta che vince su qualunque cosa. È tutta l’umanità a perdere. Io, difatti, non sono qui a mettermi contro qualcuno, sono qui a mettermi soltanto in favore della pace, perché solo la pace è il trionfo della ragione» diceva David Maria Turoldo. E mi trova perfettamente d’accordo.