Papa Francesco nella Messa a Santa Marta: “L’Europa ritrovi l’unità”. Nell’udienza generale in occasione della 50a Giornata Mondiale della Terra: “Solo facendoci carico dei più fragili possiamo vincere le sfide globali”

Nella Messa celebrata in Santa Marta Papa Francesco ha rivolto una preghiera speciale per l’Europa affinchè riesca ad essere unita per superare questo difficile periodo:

“In questo tempo nel quale è necessaria tanta unità tra noi, tra le nazioni, preghiamo oggi per l’Europa: perché l’Europa riesca ad avere questa unità, questa unità fraterna che hanno sognato i padri fondatori dell’Unione Europea.

Questo passo del Vangelo di Giovanni, capitolo 3 (cfr Gv 16-21), il dialogo tra Gesù e Nicodemo, è un vero trattato di teologia: qui c’è tutto. Il kerygma, la catechesi, la riflessione teologica, la parenesi … c’è tutto, in questo capitolo. E ogni volta che noi lo leggiamo, incontriamo più ricchezza, più spiegazioni, più cose che ci fanno capire la rivelazione di Dio. Sarebbe bello leggerlo tante volte, per avvicinarci al mistero della redenzione. Oggi prenderò soltanto due punti di tutto questo, due punti che sono nel passo di oggi.

Il primo è la rivelazione dell’amore di Dio. Dio ci ama e ci ama – come dice un santo – come una pazzia: l’amore di Dio sembra una pazzia. Ci ama: «ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito» (Gv 3,16). Ha dato suo Figlio, ha inviato suo Figlio e lo ha inviato per morire in croce. Ogni volta che noi guardiamo il crocifisso, troviamo questo amore. Il crocifisso è proprio il grande libro dell’amore di Dio. Non è un oggetto da mettere qui o da mettere là, più bello, non tanto bello, più antico, più moderno … no. È proprio l’espressione dell’amore di Dio. Dio ci ha amato così: ha inviato suo Figlio, si è annientato fino alla morte di croce per amore. “Tanto ha amato il mondo, Dio, da dare il suo Figlio”(cfr v. 16).

Quanta gente, quanti cristiani passano il tempo guardando il crocifisso … e lì trovano tutto, perché hanno capito, lo Spirito Santo ha fatto capire loro che lì c’è tutta la scienza, tutto l’amore di Dio, tutta la saggezza cristiana. Paolo parla di questo, spiegando che tutti i ragionamenti umani che lui fa servono fino a un certo punto, ma il vero ragionamento, il modo di pensare più bello, ma anche che più spiega tutto è la croce di Cristo, è “Cristo crocifisso che è scandalo” (cfr 1Cor 1,23) e pazzia, ma è la via. E questo è l’amore di Dio. Dio «ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito» (Gv 3,16). E perché? «Perché chiunque creda in Lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (v. 3,16). L’amore del Padre che vuole i suoi figli con sé.

Guardare il crocifisso in silenzio, guardare le piaghe, guardare il cuore di Gesù, guardare l’insieme: Cristo crocifisso, il Figlio di Dio, annientato, umiliato … per amore. Questo è il primo punto che oggi ci fa vedere questo trattato di teologia, che è il dialogo di Gesù con Nicodemo.

Il secondo punto è un punto che ci aiuterà, pure: «La luce è venuta al mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie» (Gv 3,19). Gesù riprende anche questo della luce. C’è gente – anche noi, tante volte – che non possono vivere nella luce perché sono abituati alle tenebre. La luce li abbaglia, sono incapaci di vedere. Sono dei pipistrelli umani: soltanto sanno muoversi nella notte. E anche noi, quando siamo nel peccato, siamo in questo stato: non tolleriamo la luce. È più comodo per noi vivere nelle tenebre; la luce ci schiaffeggia, ci fa vedere quello che noi non vogliamo vedere. Ma il peggio è che gli occhi, gli occhi dell’anima dal tanto vivere nelle tenebre si abituano a tal punto che finiscono per ignorare cosa sia la luce. Perdere il senso della luce, perché mi abituo più alle tenebre. E tanti scandali umani, tante corruzioni ci segnalano questo. I corrotti non sanno cosa sia la luce, non conoscono. Anche noi, quando siamo in stato di peccato, in stato di allontanamento dal Signore, diventiamo ciechi e ci sentiamo meglio nelle tenebre e andiamo così, senza vedere, come i ciechi, muovendoci come possiamo.

Lasciamo che l’amore di Dio, che ha inviato Gesù per salvarci, entri in noi e “la luce che porta Gesù” (cfr v. 19), la luce dello Spirito entri in noi e ci aiuti a vedere le cose con la luce di Dio, con la luce vera e non con le tenebre che ci dà il signore delle tenebre.

Due cose, oggi: l’amore di Dio nel Cristo, nel crocifisso, nel quotidiano. E la domanda quotidiana che noi possiamo farci: “Io cammino nella luce o cammino nelle tenebre? Sono figlio di Dio o sono finito per essere un povero pipistrello?””.

Nel corso dell’Udienza Generale del Mercoledì in diretta streaming dalla Biblioteca Apostolica, Papa Francesco in occasione della 50ª Giornata Mondiale della Terra, ha ricordato che solo facendoci carico dei più fragili possiamo vincere le sfide globali, impegnandoci ad amare e apprezzare il magnifico dono della terra:

“Oggi celebriamo la 50ª Giornata Mondiale della Terra. È un’opportunità per rinnovare il nostro impegno ad amare la nostra casa comune e prenderci cura di essa e dei membri più deboli della nostra famiglia. Come la tragica pandemia di coronavirus ci sta dimostrando, soltanto insieme e facendoci carico dei più fragili possiamo vincere le sfide globali. La Lettera Enciclica Laudato si’ ha proprio questo sottotitolo: “sulla cura della casa comune”. Oggi rifletteremo un po’ insieme su questa responsabilità che caratterizza il «nostro passaggio su questa terra» (LS, 160). Dobbiamo crescere nella coscienza della cura della casa comune.

Siamo fatti di materia terrestre, e i frutti della terra sostengono la nostra vita. Ma, come ci ricorda il libro della Genesi, non siamo semplicemente “terrestri”: portiamo in noi anche il soffio vitale che viene da Dio (cfr Gen 2,4-7). Viviamo quindi nella casa comune come un’unica famiglia umana e nella biodiversità con le altre creature di Dio. Come imago Dei, immagine di Dio, siamo chiamati ad avere cura e rispetto per tutte le creature e a nutrire amore e compassione per i nostri fratelli e sorelle, specialmente i più deboli, a imitazione dell’amore di Dio per noi, manifestato nel suo Figlio Gesù, che si è fatto uomo per condividere con noi questa situazione e salvarci.

A causa dell’egoismo siamo venuti meno alla nostra responsabilità di custodi e amministratori della terra. «Basta guardare la realtà con sincerità per vedere che c’è un grande deterioramento della nostra casa comune» (ibid., 61). L’abbiamo inquinata, l’abbiamo depredata, mettendo in pericolo la nostra stessa vita. Per questo, si sono formati vari movimenti internazionali e locali per risvegliare le coscienze. Apprezzo sinceramente queste iniziative, e sarà ancora necessario che i nostri figli scendano in strada per insegnarci ciò che è ovvio, vale a dire che non c’è futuro per noi se distruggiamo l’ambiente che ci sostiene.

Abbiamo mancato nel custodire la terra, nostra casa-giardino, e nel custodire i nostri fratelli. Abbiamo peccato contro la terra, contro il nostro prossimo e, in definitiva, contro il Creatore, il Padre buono che provvede a ciascuno e vuole che viviamo insieme in comunione e prosperità. E come reagisce la terra? C’è un detto spagnolo che è molto chiaro, in questo, e dice così: “Dio perdona sempre; noi uomini perdoniamo alcune volte sì alcune volte no; la terra non perdona mai”. La terra non perdona: se noi abbiamo deteriorato la terra, la risposta sarà molto brutta.

Come possiamo ripristinare un rapporto armonioso con la terra e il resto dell’umanità? Un rapporto armonioso … Tante volte perdiamo la visione della armonia: l’armonia è opera dello Spirito Santo. Anche nella casa comune, nella terra, anche nel nostro rapporto con la gente, con il prossimo, con i più poveri, come possiamo ripristinare questa armonia? Abbiamo bisogno di un modo nuovo di guardare la nostra casa comune. Intendiamoci: essa non è un deposito di risorse da sfruttare. Per noi credenti il mondo naturale è il “Vangelo della Creazione”, che esprime la potenza creatrice di Dio nel plasmare la vita umana e nel far esistere il mondo insieme a quanto contiene per sostenere l’umanità. Il racconto biblico della creazione si conclude così: «Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona» (Gen 1,31). Quando vediamo queste tragedie naturali che sono la risposta della terra al nostro maltrattamento, io penso: “Se io chiedo adesso al Signore cosa ne pensa, non credo che mi dica che è una cosa molto buona”. Siamo stati noi a rovinare l’opera del Signore!

Nel celebrare oggi la Giornata Mondiale della Terra, siamo chiamati a ritrovare il senso del sacro rispetto per la terra, perché essa non è soltanto casa nostra, ma anche casa di Dio. Da ciò scaturisce in noi la consapevolezza di stare su una terra sacra!

Cari fratelli e sorelle, «risvegliamo il senso estetico e contemplativo che Dio ha posto in noi» (Esort. ap. postsin. Querida Amazonia, 56). La profezia della contemplazione è qualcosa che apprendiamo soprattutto dai popoli originari, i quali ci insegnano che non possiamo curare la terra se non l’amiamo e non la rispettiamo. Loro hanno quella saggezza del “buon vivere”, non nel senso di passarsela bene, no: ma del vivere in armonia con la terra. Loro chiamano “il buon vivere” questa armonia.

Nello stesso tempo, abbiamo bisogno di una conversione ecologica che si esprima in azioni concrete. Come famiglia unica e interdipendente, necessitiamo di un piano condiviso per scongiurare le minacce contro la nostra casa comune. «L’interdipendenza ci obbliga a pensare a un solo mondo, ad un progetto comune» (LS, 164). Siamo consapevoli dell’importanza di collaborare come comunità internazionale per la protezione della nostra casa comune. Esorto quanti hanno autorità a guidare il processo che condurrà a due importanti Conferenze internazionali: la COP15 sulla Biodiversità a Kunming (Cina) e la COP26 sui Cambiamenti Climatici a Glasgow (Regno Unito). Questi due incontri sono importantissimi.

Vorrei incoraggiare a organizzare interventi concertati anche a livello nazionale e locale. È bene convergere insieme da ogni condizione sociale e dare vita anche a un movimento popolare “dal basso”. La stessa Giornata Mondiale della Terra, che celebriamo oggi, è nata proprio così. Ciascuno di noi può dare il proprio piccolo contributo: «Non bisogna pensare che questi sforzi non cambieranno il mondo. Tali azioni diffondono un bene nella società che sempre produce frutti al di là di quanto si possa constatare, perché provocano in seno a questa terra un bene che tende sempre a diffondersi, a volte invisibilmente» (LS, 212).

In questo tempo pasquale di rinnovamento, impegniamoci ad amare e apprezzare il magnifico dono della terra, nostra casa comune, e a prenderci cura di tutti i membri della famiglia umana. Come fratelli e sorelle quali siamo, supplichiamo insieme il nostro Padre celeste: “Manda il tuo Spirito e rinnova la faccia della terra” (cfr Sal 104,30)”.

credit foto Vatican Media

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