Gangs of London: recensione puntate quattro e cinque

Continua la scia di sangue e splatter della saga della famiglia Wallace.

Quarta puntata

In un flashback, all’inizio della quarta puntata, Sean ha una sorta di sogno in cui rivive una delle ultime bevute con il padre Finn e gli amici di sempre, in cui il patriarca si esprime più o meno in questi termini: “[…] Quando morirò che farai? Devi finalizzare come Wallace, dipende tutto dal nostro nome. Quando sei in cima c’è sempre qualcuno che vuole buttarti giù. […] È necessario tener stretta la famiglia”.

In effetti l’importanza della famiglia e la sua tenuta verrà fortemente messa alla prova dalle vicissitudini che stanno per investirla.

La prima parte della puntata è una sorta di rito di iniziazione di Elliot Finch, che viene seguito passo a passo da uno degli scagnozzi più violenti assoldati da Sean per testarne la fedeltà. Lo stesso Finch si è brevemente fidanzato con la figlia del potente Ed Dumani, impietosita dalla sua vedovanza e dalla morte del di lui figlio.

Il pretesto per procedere ad un selvaggio pestaggio sta in questo caso in un’incauta rapina fatta da tre ragazzotti in una delle gioiellerie protette dai Wallace.

Una volta compiuta la bravata, il gruppuscolo va a conferire con il loro zio, un vecchio acciaccato con tanto di carrellino per l’ossigeno che alleva uccelli, specialmente piccioni, alimentati a miglio e cocaina.

Il vegliardo, appena saputo di che si tratta, ha una sorta di ictus e supplica i ragazzi di lasciar tutta la refurtiva ma ormai è troppo tardi: l’anziano viene raggiunto dal tirapiedi e da Elliot ed è costretto a rivelare il covo dei ragazzi. Una volta raggiunti là, all’agente infiltrato viene ordinato di picchiare selvaggiamente uno di questi, di rompere il braccio a un altro e una serie di ulteriori amenità traumatologiche che vengono risparmiate dal richiamo degli sgherri alla base.

Nel frattempo, il primogenito Sean ha deciso di allearsi apertamente con la curda Lale e di opporsi allo storico sodalizio con i pakistani Asif e figlio, pretendente sindaco di Londra. Pungolato dal padre, il pronosticato futuro sindaco londinese si lancia in una filippica contro gli speculatori edilizi e palazzinari non esattamente gradita ai Wallace, che vogliono rinsaldare il legame con i Dumani per poter governare meglio una situazione che sembra essere loro sfuggita di mano.

La cena si trasforma presto in un lugubre banchetto, dato che il rampollo viene tratto da una soffiata ad hoc in un’imboscata dove buona parte delle sue guardie del corpo perisce sotto i colpi di un implacabile cecchino.

Per salvare la vita di Sean, Elliot si immola e viene colpito alla milza. Ben lungi dall’essere trasportato in ospedale, Finch viene portato a casa Wallace dove la sorella del primogenito lo opera disinfettandolo prima con una bottiglia di Jack Daniels e poi procedendo all’estrazione di un proiettile da guerra dalla milza del malcapitato servendosi di un coltello da cucina e tamponando con degli asciugamani. La puntata si conclude con la cameriera che invece di servire da bere decide di puntare una pistola alla testa di Sean ma proprio prima di premere il grilletto viene uccisa barbaramente da Alexander Dumani, rientrato dalla cena e in procinto di unirsi al banchetto di casa Wallace.

Quinta puntata

Una puntata francamente difficile da commentare. Si ripercorrono le vicende di Jim, sopravvissuto al genocidio ordinato da Sean nella terza puntata. Con il corpo completamente sbrindellato, ricucito autonomamente con una pinzatrice, cerca di raggiungere il figlio Darren che è stato nascosto in un bellissimo villino fattoria al confine con il Galles.

Purtroppo per il capo degli zingari, sulle sue tracce si è già posto un temibile gruppo di sicari germanofoni che ha la precisa intenzione di scovare e uccidere Darren.

La puntata si trasforma così in una fuga di Jim dai sicari nel tentativo di raggiungere e avvisare il figlio per consentirgli di partire su una barca che potrebbe portarlo alla salvezza. Il disperato sforzo rimarrà vano, poiché Darren e il padre verranno freddati dal capo dei sicari, sul pontile, a pochi metri dall’imbarcazione.

Non prima di aver raso al suolo il cottage-bunker-fortino tra granate, tritolo, mitragliatrici, assalti all’arma bianca, uomini arsi vivi e scontri efferatissimi.

Una quarantina di minuti di assalto, forse più consono a un documentario sulle forze speciali o per addestrare dei killer professionisti che a una serie tv, ci traghettano verso la sesta puntata di lunedì prossimo.

di Nicolò Canziani

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