TEATRO STABILE DEL VENETO: Si passa alle maniere forti

Schiaffoni ai giornalisti autori di cattive recensioni “….ci sono poi giornalisti che sarebbe doveroso schiaffeggiare in pubblico, colpevoli di non fare buone recensioni al Teatro Stabile del Veneto”, apprendo dal Gazzettino che queste sono state le parole di Gianpiero Beltotto, presidente del Teatro Stabile del Veneto, in una lettera destinata ai dipendenti dei tre teatri gestiti dallo Stabile del Veneto (il Goldoni di Venezia, il Verdi di Padova e il Del Monaco di Treviso).

Non so a chi si sia riferito in particolare…tuttavia tenendo conto che la critica teatrale è ormai morta, come penso lo sia ormai il teatro, ridotto a un residuale rito pseudo mondano istituzionalizzato per poche “carte d’argento”, mi pare che la provocazione di Beltotto, che tra l’altro mi sentirei di raccogliere, animando magari la platea sonnacchiosa con un intermezzo futurista vivo e vitale, mi sembra dicevo che questo incitamento agli schiaffoni, sicuramente un traslato letterario, celi un’insoddisfazione del presidente per una eco mediatica troppo debole a comunicare le sue profittevoli conquiste istituzionali, l’ultima delle quali, in ordine di tempo, la complicità di cinque camere di commercio che hanno deliberato un sostegno triennale di 450 mila euro a favore allo Stabile. Mi pare che giornali, Rai e tv, come un sol uomo, non abbiano economizzato lodi ed elogi alla gestione dello Stabile. Per fortuna c’è uno straccio di rete che permette un simulacro di critica. Ma lo sa l’ottimo Beltotto che senza un pensiero critico si spegne tutto e tutto diventa autoreferenziale e morto. In fondo si può dire che Beltotto e il suo entourage stanno facendo di tutto per aumentare gli spazi di rappresentazione, il numero dei borderò, il numero degli abbonati e nel contempo creare occasioni di lavoro per alcuni artisti indigeni. Ovviamente tutto questo è doveroso e legittimo per un teatro Stabile che voglia radicarsi in un territorio. Ma il problema è che restano fuori dal gioco compagnie e artisti pessimi, buoni e ottimi che si vedono prosciugare risorse e spazi e senza una legge regionale che razionalizzi l’intervento pubblico. Penso si stia attuando un accentramento insopportabile, intollerabile in quanto non accompagnato da un contrappeso di una politica regionale e governativa che permetta una sana competizione tra le forze in gioco in cui la qualità di un artista o di una compagnia non la scelga Beltotto ma il pubblico. Comunque esorterei il Presidente a sedurre più giornalisti possibile e più male intenzionati possibile a recensire i suoi spettacoli in modo da creare un bel dibattito tra addetti ai lavori, pubblico e stampa. Secondo il motto di un mio amico “tesi antitesi e sintesi” altra strada per rianimare un teatro in fin di vita.

di Toni Andreetta

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