Intervista con Pina Turco che interpreta Ninuccia nel film “Natale in Casa Cupiello”: “Mi sono chiesta cosa potessi dare in più al personaggio ma poi ho pensato che fosse giusto arrivare sul set e lasciarmi cullare dal magico tocco del cinema”

Talentuosa, versatile, affascinante: Pina Turco in “Natale in Casa Cupiello”, l’attesissima trasposizione filmica dell’intramontabile opera teatrale di Eduardo De Filippo, firmata dal regista Edoardo De Angelis, prodotta da Picomedia in collaborazione con Rai Fiction, in onda su Rai 1 martedì 22 dicembre in prima serata, interpreta Ninuccia, primogenita di Luca e Concetta, una donna intrappolata tra il matrimonio con Nicolino che la rende infelice e l’amore impossibile per Vittorio, che alla fine sceglie di seguire il proprio cuore.

Dopo l’esordio in tv in “Un posto al sole”, l’attrice ha rivestito il ruolo di Deborah Di Marzio nella serie “Gomorra la serie”, nel 2016 ha vinto il David di Donatello come sceneggiatrice del corto “Bellissima”, nel 2018 è stata protagonista assoluta del film “Il vizio della Speranza” di Edoardo De Angelis, ottenendo la candidatura ai Nastri d’Argento e ai David di Donatello 2019 e vincendo il premio come miglior attrice protagonista al Tokio Film Festival, e ha preso parte alla fiction “La Compagnia del Cigno”.

In questa intervista che ci ha gentilmente concesso abbiamo parlato con Pina Turco di “Natale in Casa Cupiello” ma anche dei suoi esordi e dei prossimi progetti in cui sarà impegnata.

1600x900_1607682802635_2020.12.11 - Natale in casa Cupiello foto di gruppo

Natale in Casa Cupiello – credit foto Gianni Fiorito

Pina, nel film “Natale in Casa Cupiello” interpreta Ninuccia. Cosa l’ha affascinata maggiormente di questa donna che è combattuta tra l’amore per Vittorio e lo stare insieme al marito Nicolino che non ama?

“Conoscevo benissimo la trasposizione televisiva e teatrale degli anni ’70 e il ruolo interpretato storicamente dalla signora Lina Sastri. Ninuccia aveva dei toni perfetti per alcune mie caratteristiche attoriali quindi De Angelis non ha avuto dubbi sull’aderenza al personaggio di Eduardo. Il Maestro De Filippo nutriva un amore forte nei confronti dei ruoli femminili e aveva un rapporto molto bello sia con la scrittura degli stessi sia con le donne della compagnia, perché ha confessato di immaginare sua figlia Luisella, che è scomparsa a soli 10 anni, in ogni commedia che scriveva e per sempre ha portato con sé il ricordo della donna che sarebbe voluta diventare. Ninuccia è divisa tra il matrimonio borghese e l’amore romantico ma al di là di questa divisione quello che è interessante come nodo narrativo è il fatto che il Maestro ci ricorda quanto siamo legati gli uni agli altri. Natale in Casa Cupiello è la commedia del legame e ci spiega che quando si allenta una maglia all’interno della famiglia tutti la seguono, questo è il concetto a lui caro presente anche ne Il sindaco del Rione Sanità e in Mia famiglia. Ninuccia rappresenta questo anello debole che fa precipitare il bellissimo mondo di Luca Cupiello, questo meraviglioso ingenuo che ricorda un po’ L’idiota di Dostoevskij, che si ritrova al centro di questa faccenda che fa crollare il suo desiderio di serenità. Il presepe rappresenta il sogno di una piccola borghesia che sta nascendo, infatti siamo alla fine della Guerra in un periodo in cui le persone volevano sentirsi serene, proprio come Luca che poi tanto ingenuo non è, poiché sarà l’unico che si farà carico di questa unione e alla fine a modo suo unirà Ninuccia e Vittorio riconoscendo la purezza del sentimento che li lega”.

Come ha lavorato alla costruzione del personaggio visto che nel film c’è una maggiore introspezione rispetto all’opera teatrale?

“Da una parte abbiamo avuto un grandissimo rispetto per l’opera del Maestro De Filippo, dall’altra abbiamo sentito l’esigenza come esseri umani ed attori di dare qualcosa in più a questi personaggi, come ha fatto magistralmente Castellitto e come anche noi abbiamo provato a fare. Io stessa mi sono chiesta cosa potessi dare in più alla Ninuccia storica interpretata da Lina Sastri, ho avuto tante risposte ma poi ho pensato che fosse giusto arrivare sul set e lasciarmi cullare dal magico tocco del cinema. Abbiamo fatto una bellissima chiacchierata con Sergio prima di entrare in scena e ci piaceva raccontare questo legame forte e profondo tra padre e figlia, che si parlano e si mostrano, cosa che nella commedia è un po’ celata. Nel film c’è un’affettività maggiore, ci sono delle caratteristiche diverse e ho lavorato sulle mie peculiarità, ho spinto il pedale su alcuni miei aspetti”.

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Set del film “Natale in casa Cupiello” di Edoardo de Angelis – Sergio Castellitto e Pina Turco nella foto di Gianni Fiorito

Ci sono due scene in particolare che vedono protagonista Ninuccia che mi hanno colpito molto: quando distrugge diversi oggetti tra cui il presepe e quando alla fine Lucariello, in preda alle allucinazioni, unisce le mani della figlia e quelle di Vittorio, dando la benedizione al loro amore. Quale è stata per lei la scena emotivamente più complessa da girare?

“Quelle scene di rottura del presepe sono liberatorie e dopo averle girate mi sono sentita più leggera, probabilmente perché avevo una dose di rabbia repressa nel mio cuore e quindi non mi sono sentita turbata ma rigenerata, come se avessi fatto un allenamento. La scena finale invece è stata emotivamente toccante e forte. Tutto il terzo atto è caratterizzato da momenti di grandissima commozione dove c’è un coinvolgimento emotivo reale perché inizia con Lucariello a letto e Ninuccia che sente il peso gigantesco di questa condizione sapendo che è stata la causa scatenante del suo allettamento. Sia Castellitto sia De Angelis volevano che fosse un momento di grande verità, proprio come quando le persone anziane perdono un po’ il pudore e si abbandonano alla verità. E’ quello che accade a Lucariello, infatti sente che c’è un amore puro tra Ninuccia e Vittorio e cerca di mettere ordine, quindi è il suo presepe che si ricompone non nell’ipocrisia del matrimonio e della sistemazione ma nel sentimento vero di due ragazzi che si amano. Tanto che lui afferma “e adesso vi dovete amare veramente”, come per dire: “non farmi morire invano”. E’ una scelta consapevole in un momento di lucida follia”.

Com’è stato tornare sul set dopo il lockdown?

“Io non vedevo l’ora, è stato bellissimo. L’opera è stata scritta durante il lockdown con mio sommo stupore perché tutti erano fermi invece vedevo mio marito che scalpitava e scriveva. C’era un grande desiderio di tornare sul set ma il cinema è stato l’ultimo a ricominciare, c’è stato un  momento di impasse dove tutto era ripartito ma non il nostro settore e si sono poi stabiliti dei protocolli da seguire. Natale in casa Cupiello è una commedia giusta per il post lockdown e ha anche un forte valore simbolico”.

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Nella foto Pina Turco ed Edoardo De Angelis

E’ il secondo film dopo “Il vizio della speranza” che gira diretta da Edoardo De Angelis, suo marito. Com’è lavorare insieme sul set?

“Sono stati due momenti differenti sia della mia vita sia di quella artistica di Edoardo. E’ molto bello lavorare insieme perché si innesca un processo creativo che non ha fine. Ogni cosa diventa un’occasione di confronto. Ne “Il vizio della speranza” ci siamo immersi insieme al fiume nella storia di questa donna ed è uscito un piccolo esperimento cinematografico particolare, unico nel suo genere, che non somiglia a nessun altro film. Con Natale in Casa Cupiello eravamo un po’ più accomodati su questo meraviglioso divano che ci ha regalato De Filippo, era una sceneggiatura già pronta, bellissima, che non andava ripensata ma solo perfezionata. E’ stato un lavoro più leggero anche per me, essere la protagonista ha un peso differente rispetto all’interpretazione di un personaggio secondario”.

Ha esordito in tv nella soap “Un Posto al Sole” nel ruolo di Maddalena e poi ha interpretato Deborah Di Marzio, la moglie di Ciro l’Immortale, nella serie di successo “Gomorra”. Che ricordo conserva di queste esperienze?

“Ricordo l’esperienza in “Un Posto al sole” con grandissima gioia, anche perché ero molto giovane. Loro erano una grande famiglia, la realtà italiana più longeva dell’audiovisivo, con un sistema gerarchico quasi borbonico anche nella struttura e nell’organizzazione del loro modo di agire e io ero l’ultima arrivata. Lavorare su questo set mi ha fatto crescere e mi ha dato i fondamenti per affrontare questo lavoro, mi ha dato quella disciplina che altrimenti avrei acquisito dopo dieci anni, è stata una grandissima palestra. Oltre al fatto che, vivendo da qualche anno a Roma, ero contentissima di tornare a Napoli e di lavorare per la “mia” soap, era la ciliegina sulla torta. Quel periodo mi riporta a situazioni emotive allegre. L’impatto con “Gomorra” è stato deflagrante perché tutti parlavano di questa produzione enorme che sarebbe arrivata in città, gli attori napoletani facevano a gara per partecipare ai casting, io invece ho fatto solo un provino e sono stata chiamata per interpretare Deborah. Devo ammettere che non sapevo nulla della serie, ho capito dopo quello che avevo fatto. Quando sono andata a girare le prime volte non conoscevo il personaggio di Ciro l’Immortale e quale peso avesse nella storia. Questo fa parte dell’inesperienza giovanile (sorride)”.

Lei è laureata in antropologia culturale. Questi studi le sono stati utili anche nel lavoro di attrice?

“La cultura è importantissima. A volte ci si dimentica che anche l’intrattenimento fa parte del bagaglio culturale di un paese, di un popolo, quindi soprattutto per noi che abbiamo a che fare con tantissime realtà, perché il nostro lavoro non si limita al set, la conoscenza è importante. Gli studi di antropologia sono meravigliosi. Non sono assolutamente dell’idea che esistano i compartimenti stagni ma penso che tutto sia connesso e possa essere utile, soprattutto in un mestiere come il mio. Se scartassi la mia esperienza quotidiana che va da quando mi alzo al mattino a quando vado a dormire sarebbe un peccato, perderei un’infinità di mondi, di vite e di caratteristiche che non potrei poi portare in scena”.

In quali progetti sarà prossimamente impegnata?

“Su Rai 1 andrà in onda prossimamente una serie diretta da Carlo Carlei che si chiama “La fuggitiva”, in cui recito insieme a Vittoria Puccini. E’ un’esperienza molto interessante. Per il resto con il mio agente stiamo valutando varie proposte e a gennaio decideremo”.

Può anticiparci qualcosa sul ruolo che interpreterà nella serie?

“Sono una poliziotta. Con Vittoria abbiamo lavorato bene, abbiamo sempre cercato di dare un guizzo in più ai personaggi, ci siamo dedicate in maniera fedele all’atto creativo che è la parte più bella del nostro lavoro. E’ una serie innovativa, fresca, è un action-thriller al femminile. Abbiamo avuto un regista duro, esigente, ma anche perfezionista e il risultato è molto soddisfacente. E’ un ruolo che mi si addice, è la prima volta che faccio la poliziotta e mi è piaciuto interpretare questo personaggio. Spero che la serie abbia un seguito”.

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Alla Festa del Cinema di Roma 2020 è stato presentato Fortuna, film che la vede al fianco di Valeria Golino, che rivisita il caso di pedofilia di Caivano. Cosa l’ha convinta a prendere parte a un progetto che affronta un tema così drammatico e delicato?

“Quando mi parlarono del soggetto della storia, che era agghiacciante e ricordavo benissimo, sono rimasta sorpresa. Ci voleva coraggio per fare un film su quella vicenda che aveva leso gli animi di tutta l’Italia. Insieme al regista Nicolangelo Gelormini ho fatto una chiacchierata in una caffetteria molto antica e bella nel centro di Napoli a Piazza dei Martiri e lui mi disse che non voleva avere un approccio realistico, violento e brutale ma pensava di redimere il ricordo di questa bimba con una sublimazione, tanto che aveva inventato un universo parallelo dove poterla trasportare e dove potesse essere salva. Mi è sembrata un’idea filosofica molto interessante, così abbiamo fatto una lettura dal nostro produttore Nicola Giuliano. Io e Valeria Golino ci siamo subito trovate bene e abbiamo deciso di affrontare questo lavoro insieme, lui ci ha dato la sua benedizione dicendo che eravamo perfette per fare questo film. Così abbiamo iniziato questo percorso e a impostare i nostri personaggi. Valeria avrebbe danzato sulle note della parte bella e fantastica di questa bambina e io avrei dovuto essere quella più struggente, malinconica e realistica. Abbiamo fatto un lavoro particolare, intenso ed emozionante. Poi chiaramente sono rapita dal recitare con grandi attori del cinema italiano e nel 2020 ho avuto due enormi fortune, aver lavorato con Valeria Golino e con Sergio Castellitto. Sono molto felice ma anche disciplinata, taccio e cerco di imparare da loro il più possibile”.

Tornando al film “Natale in Casa Cupiello” le chiedo un ricordo legato al Natale o al presepe…

“Al netto dei bambini il Natale è un momento in cui noi adulti facciamo un bilancio emotivo e relazionale di quello che è stato il nostro anno. Da quando sono tornata a Napoli quattro anni fa facciamo sempre il presepe, io, Edoardo e nostro figlio Giorgio, e rispettiamo molto la tradizione, infatti ogni anno aggiungiamo un pastore. Questa volta abbiamo comprato il bufalo e le balle di fieno, perché va arricchito e costruito negli anni. Il problema è che lo spazio è sempre lo stesso e bisogna capire come strutturarlo (sorride). Il presepe dura dall’Immacolata alla Befana e la notte di Natale mettiamo il Bambino. Queste tradizioni sono ancora più importanti quest’anno perché aiutano a farci sentire meno soli”.

Cosa si augura per il 2021?

“E’ stato un anno veramente duro, io ho un forte senso di giustizia e nel 2020 si è proclamata la più grande ingiustizia storica fatta all’umanità dopo le guerre. Mi auguro che tutte le persone che hanno subito delle ingiustizie, che hanno sofferto non solo fisicamente, possano trovare la forza per ristabilire un ordine, per ritrovare la serenità, come direbbe il nostro Luca Cupiello, che solo i pastori che stanno al posto loro sanno dare. E’ un modo che Eduardo aveva per dire che quando qualcuno è sereno anche le persone che ha intorno lo sono. Riscoprire il senso della comunità sarebbe un bene per tutti”.

di Francesca Monti

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