Caparezza racconta “Exuvia”, in uscita il 7 maggio: “Questo disco vuole essere una sorta di iniziazione alla vita in una forma diversa”

A quattro anni di distanza da “Prisoner 709”, Caparezza pubblica il 7 maggio per Polydor/Universal Music, il nuovo disco di inediti “Exuvia”, parola che significa la muta dell’insetto, ovvero ciò che rimane del suo corpo dopo aver sviluppato un cambiamento.

Quando osservo i miei video, quando ascolto le mie canzoni e quando rileggo i miei testi penso sempre che non mi appartengano più, come un’exuvia. Persino la realtà che mi circonda mi appare immobile, senza anima, cristallizzata nel tempo. Questo disco vuole essere una sorta di iniziazione alla vita in una forma diversa. E’ la celebrazione del rito di passaggio, come accade nelle tribù indigene quando un individuo passa dalla fase giovanile a quella adulta affrontando rituali che prevedono prove di resistenza atroci. Il mio rito di passaggio è stato immaginare un viaggio espiatorio nella foresta. Ho iniziato a scrivere “Exuvia” nel 2018, poco dopo aver fatto l’ultima data del tour di Prisoner ed ero già nel limbo, l’evento del covid ha soltanto aggiunto spazi, ci sono forse un paio di canzoni ideate durante la pandemia. Certamente nella vita accadono cose che possono scombussolare te o quello che ti circonda“, ha spiegato l’artista che che ha presentato alla stampa il suo album con una passeggiata virtuale in una foresta, che sarà disponibile per i fan nei prossimi giorni: “L’idea è nata per spiegare l’impegno che c’è dietro al disco e il processo creativo. Ringrazio i ragazzi che ce l’hanno consigliato e che l’hanno portato a termine. Costruire quell’ambiente in poco più di un mese è veramente difficile”.  

Caparezza ha svelato di aver iniziato la stesura dei brani di questo album dopo aver letto “Il viaggio di G. Mastorna”, sceneggiatura di un film che Fellini non ha mai realizzato:Racconta un aldilà in cui regna disordine e confusione, un limbo caotico senza scampo. Il protagonista, Mastorna, non capisce di essere morto o quantomeno non lo accetta, e questo gli rende insopportabile la nuova condizione di anima in pena. Mi sono imbattuto in questo libro perché qualche anno fa ho rivisto “8 1/2″ e, nonostante quando lo avessi visto da ragazzo non mi avesse colpito, questa volta me ne sono totalmente innamorato e mi sono immedesimato nella storia di un regista, Guido Anselmi, quarantenne, svogliato, cullato dai suoi tormenti interiori, alle prese con un’opera che non riesce o che non vuole concludere, costantemente seduto vicino alla porta d’uscita ma mai pronto a varcarne la soglia. E’ un’angoscia continua ma malincomica. Io sto vivendo una sensazione simile perché molte cose intorno a me hanno subito cambiamenti drastici, o semplicemente sono cambiato io e non voglio ammetterlo”.

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Un disco che rappresenta quindi una trasformazione personale per l’artista e che si compone di 19 tracce, impreziosite da due featuring con Matthew Marcantonio in “Canthology” e con Mishel Domenssain in “El Sentero”:Il ritornello cantato da Matthew, leader dei Demob Happy, una delle mie rock band preferite, è tratto da un vecchio brano dei Droogs e recita: ”Le cose sono sparpagliate ovunque, a nessuno sembra importare, stanno cercando di andare da qualche parte, scappa via!”. Questo pezzo è concepito come se fosse il lungo intro all’inizio del mio viaggio nella selva. In questa canzone regna il caos, tutti gli elementi e i personaggi dei miei 7 dischi precedenti mi si rivoltano contro, tormentandomi come in un brutto sogno. “El sendero” parla dell’affrontare un sentiero fatto di allegria e dolore, è una canzone di Mishel, un’artista messicana che ho scoperto in questo viaggio nella foresta. Non sono andato a pescare nel calderone tra gli artisti che potessero portarmi degli streaming ma ho cercato su Spotify e ho trovato questo brano di Mishel che si chiama proprio La Selva e sono rimasto stregato. L’ho contattata, abbiamo mantenuto la sua strofa per il ritornello ed è uscito uno dei pezzi più suggestivi del disco, che inizialmente doveva chiamarsi In mi selva, che è l’anagramma di Salvemini”.

Tra le canzoni presenti in “Exuvia” c’è anche “Campione dei Novanta” in cui Caparezza parla dell’esperienza di Mikimix, che lo ha visto esordire al Festival di Sanremo 1997:Ogni volta che usciva il mio nome c’era un po’ di imbarazzo e finivo per essere lo zimbello di turno, era una sensazione spiacevole, io sono già di mio molto introverso e non credo nelle mie capacità. Ci sono voluti tanti anni per poter recuperare la fiducia in me e far dimenticare questo passato ma a un certo punto ti svegli e hai più di 40 anni e cambia tutto quello che vedi, lasci l’exuvia e vai in un’altra direzione. Non ho nulla contro quel ragazzo che faceva pop-rap ma per molto tempo mi sono vergognato di Mikimix. Ora ho affrontato di petto alcune cose e ho fatto pace col passato”.

di Francesca Monti

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