Si è da poco aggiudicato il Nastro D’Argento 2021 per il Miglior corto di finzione con Bataclan: Emanuele Aldrovandi è uno degli autori italiani più interessanti della nuova generazione. Il suo Farfalle, Premio Hystrio 2015 e vincitore 2016 del Mario Fratti Award, dopo la prima internazionale al The Tank Theatre di New York nel 2019, debutta ora da giovedì 9 a mercoledì 15 settembre al Teatro Arena del Sole, dove era previsto in scena la scorsa stagione e poi sospeso a causa della pandemia.
Aldrovandi dirige Bruna Rossi e Giorgia Senesi in una produzione di Associazione Teatrale Autori Vivi, ERT / Teatro Nazionale e Teatro dell’Elfo.
Protagoniste due sorelle, una bionda (Bruna Rossi) e una mora (Giorgia Senesi), e il gioco che le ha unite fin da quando, piccolissime, sono rimaste sole: a turno, chi ha in mano la collana a forma di farfalla può obbligare l’altra a fare qualsiasi cosa, pena la fine del gioco.
Durante lo spettacolo le attrici giocano a interpretare i personaggi principali delle loro vite, in un susseguirsi di scene che raccontano con tragicomica ironia la crescita delle due sorelle e le loro scelte di vita, che le portano ad acquisire sempre maggiore consapevolezza di sé e a diventare molto diverse dalle ragazzine che erano. Il loro percorso è opposto, quasi complementare, e il cambiamento che vivono le spinge prima ad allontanarsi e poi a scontrarsi violentemente.
Il rapporto ancestrale tra le due sorelle viene narrato in tutte le sue sfaccettature: in scena sono ormai adulte e ripercorrono gli anni e i ricordi, i conflitti, le competizioni, le incomprensioni, ma anche l’amore, l’affetto e la vicinanza, fondamentali per superare le difficoltà che la vita ha presentato loro. Le donne sono legate da un sentimento che trascende i confini dello spazio e del tempo, pur non essendosi riuscite mai a capirsi fino in fondo.
«Due personaggi femminili credibili, a tutto tondo, – recita la motivazione del premio Hystrio – sapientemente tratteggiati con gusto contemporaneo. Ma anche per un realismo un po’ magico che lo trasforma in una curiosa favola nera dove i giochi sono crudeli e la bontà ambigua».
L’autore ha iniziato a lavorare su Farfalle nel 2013, ispirandosi ad alcune novelle di Luigi Pirandello.
«È difficile raccontare di cosa parla un testo – afferma Emanuele Aldrovandi – e forse è ancora più difficile sapere quali siano state le esigenze che ti hanno portato a scriverlo.
Per Farfalle ne posso ipotizzare almeno tre. La prima, iniziale, era la volontà di mettermi alla prova cimentandomi con la scrittura di personaggi femminili complessi. I testi che avevo scritto fino a quel momento avevano sempre un protagonista maschile, o al massimo una coppia di protagonisti uomo-donna, perciò la sfida che avevo in testa da un po’ era quella di provare a raccontare in modo profondo e credibile “la storia di due possibili donne”.
La seconda esigenza rispecchia una riflessione sul valore dell’esperienza. Il mondo è pieno di persone che dispensano consigli in base al loro vissuto personale e tutta la nostra cultura è fondata sull’idea che la conoscenza – scientifica, culturale, esperienziale e perfino emotiva – si possa diffondere o tramandare. Ma le esperienze che facciamo ci insegnano davvero qualcosa sulla vita, su noi stessi o sugli altri? E fino a che punto, quando cerchiamo di trasmettere alle persone che amiamo quello che pensiamo di aver imparato, facciamo loro del bene?
La terza esigenza è scenica: volevo costruire una dinamica che fosse “interna” alla vicenda, ma allo stesso tempo avesse il potere di “creare” le situazioni e i personaggi. Per questo le altre figure della storia, dal padre inaffidabile al medico opportunista, sono sempre in bilico fra l’avere una vita propria e l’essere proiezioni generate dal vortice del gioco in cui le due sorelle sono immerse».