L’ultimo regalo di Maria Grazia Cutuli a “Ossi di seppia”

“Non voglio tornare adesso. Ti chiedo un regalo per il mio compleanno, ti chiedo di restare qui. Sto lavorando su una storia forte, un deposito di gas nervino in una base di Osama bin Laden.” 
La guerra in Afghanistan si annuncia lunga e Maria Grazia Cutuli ha completato il suo turno e deve rientrare in Italia. Il collega con cui darsi il cambio è pronto alla partenza. Ma lei, dopo diverse insistenze, ottiene da Carlo Verdelli, ai tempi vicedirettore del Corriere della Sera, di rimanere sul fronte per inseguire la sua ultima storia. Una richiesta determinata, dettata dalla profonda passione che Maria Grazia ha per il suo lavoro.
E’ il 19 novembre del 2001, e quello stesso giorno sulle pagine del Corriere della Sera esce il suo articolo, a termine della sua indagine. E’ l’ultimo pezzo. Maria Grazia viene barbaramente uccisa sulla strada da Jalalabad a Kabul, colpita alla schiena da colpi di pistola sparati da un gruppo di miliziani afgani. Insieme a lei muoiono i quattro colleghi che viaggiano nella stessa auto. Raggiunti dal commando armato, poi legati, presi a sassate e uccisi. Un agguato feroce. I cinque corpi martoriati vengono abbandonati al bordo della strada, una strada sterrata fatta di sassi e buche, spesso percorsa da convogli di giornalisti, ma terra di nessuno.
A raccontare dell’ultimo desiderio di Maria Grazia Cutuli è proprio Carlo Verdelli, voce narrante della settima puntata di “Ossi di Seppia, quello che ricordiamo”, disponibile dal 16 novembre su RaiPlay. “La vera ragione per cui ho detto ‘Sì, resta’ è perché ho sentito che lì passava la sua felicità professionale e umana. E quindi, in un gioco impossibile, se tornassi indietro le direi di nuovo di restare là e scrivre il pezzo sul gas nervino.” 

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