Il 16 gennaio arriva in prima serata su Rai 1 la nuova serie in tre puntate “La Sposa”, coprodotta da Rai Fiction e Endemol Shine Italy, con la regia di Giacomo Campiotti, che vede protagonista una delle attrici più brave ed amate dal pubblico, Serena Rossi, nel ruolo di Maria, insieme a Giorgio Marchesi, attore di grande talento e fascino, che dà il volto a Italo.
Siamo nell’Italia degli anni ’60, epoca di grandi cambiamenti e di trasformazioni sociali in tutti i campi, dal costume alla politica. Il Paese è nel pieno del boom economico, ma in alcune zone, al Sud, sono ancora diffuse pratiche arcaiche come quella dei matrimoni per procura.
Maria è una giovane donna calabrese che, per garantire un futuro ai fratelli e alla madre, accetta di sposare un uomo che non conosce, Italo, trasferendosi a vivere nel Nord Italia. Nonostante il duro lavoro in campagna, le ostilità dovute al suo essere donna e meridionale, il rifiuto iniziale del marito, non si arrende e cerca di migliorare la vita di tutti. A casa, a cominciare da Paolino, il figlio di Italo e della sua prima moglie Giorgia che è scomparsa, e sul lavoro, battendosi per i diritti delle lavoratrici e rivendicando, già in quegli anni, la parità di genere. Quella di Maria è una rivoluzione lenta che si basa sull’inclusione e sull’ascolto.
Qui la nostra video intervista con Serena Rossi e Giorgio Marchesi:
Serena e Giorgio, dal 16 gennaio su Rai 1 sarete protagonisti della nuova serie “La Sposa”, che tratta tante tematiche diverse, dall’emancipazione femminile al rispetto delle differenze, dal razzismo all’importanza delle radici e della famiglia. Quando avete letto la sceneggiatura per la prima volta cosa vi ha più colpito di questa storia?
Serena Rossi: “Io ho pianto tantissimo. C’è una battuta all’inizio che mi ha fatto subito pensare di accettare il ruolo, quando Maria parla con suo fratello più piccolo, Giuseppe, e gli dice: “Io adesso vado in Veneto e lo faccio per farti studiare”, lui risponde “ma lo studio non serve a niente”, e lei controbatte: “se tu ti impegni puoi fare tutto nella vita, puoi diventare anche Presidente della Repubblica”. Queste parole dette da due ragazzi che vivono in un paesino minuscolo in Calabria, in una realtà molto semplice mi hanno colpito molto perché è un po’ quello in cui credo, l’importanza di faticare, di lavorare sodo per raggiungere gli obiettivi. Poi la trama era veramente molto avvincente, intensa, drammatica, emozionante, l’ho divorata”.
Giorgio Marchesi: “La prima cosa che mi ha colpito è stata l’ambientazione negli anni Sessanta, in quanto mi diverto tantissimo ad allontanarmi dalla realtà in cui vivo. E poi mi sono piaciuti subito i personaggi, il mio e quello di Serena, ma anche ad esempio quello dello zio Vittorio, interpretato da Maurizio Donadoni. Ho trovato che fosse una storia realistica rispetto ai racconti riguardanti quei tempi che facevano i miei nonni e mi è sembrato che ci fossero tantissimi spunti che potessero essere utili anche al giorno d’oggi. Sono cambiati i protagonisti ma le dinamiche sono ancora quelle. E poi Italo è un personaggio che cambia molto nel corso della serie e questo per me è fondamentale”.
Cosa vi hanno insegnato Maria e Italo e cosa hanno aggiunto al vostro percorso artistico e umano questi personaggi?
Serena Rossi: “Maria ha insegnato tanto sia a me, sia ai personaggi che incontra nel corso della storia e credo trasmetterà degli insegnamenti anche a chi guarderà la serie. Questa esperienza mi ha riconnesso con la natura e con la terra, con le radici più profonde, con un passato che non è troppo lontano, con la storia dei nostri nonni e dei nostri genitori e credo sia importante non dimenticarsi mai da dove si viene per andare ancora più lontano”.
Giorgio Marchesi: “Italo mi ha ricordato che i silenzi sono più importanti di tante parole. Oggi veniamo un po’ ubriacati dai social, dove tutti parlano di qualsiasi argomento come fossero specialisti. Invece dire poche cose e portare degli esempi, saper comunicare anche con un solo sguardo è fondamentale. Italo non è un grande parlatore ma riesce a relazionarsi con Maria attraverso l’osservazione e attraverso i fatti. Viene conquistato da questa donna che è una grandissima lavoratrice, è generosa nei confronti degli altri e lo dimostra senza dirlo. Bisognerebbe imparare ad evidenziare questo aspetto nelle persone. Tanti si vantano e parlano, mentre altri stanno zitti e fanno. Credo sia un grande insegnamento”.
Com’è stato immergervi negli anni Sessanta, epoca in cui è ambientata la serie?
Serena Rossi: “A me capita una cosa strana, provo nostalgia per le cose che non ho vissuto realmente, sarà per i racconti dei miei genitori, dei miei zii… Di quegli anni mi piacciono l’ingenuità delle persone, il candore, quella purezza d’animo, la voglia di faticare, di sudare con una grandissima dignità e una speranza sincera nel futuro, che a volte oggi non c’è e lascia il posto al disincanto”.
Giorgio Marchesi: “Sono d’accordo con Serena e aggiungo anche il fatto di essere contenti con poco. Attraversiamo poi un periodo storico in cui l’ottimismo non ci circonda mentre all’epoca tutto era nuovo. Infatti raccontiamo una campagna che è rimasta quasi all’Ottocento e in cui ogni tanto arrivavano delle novità nella vita di queste persone semplici, come le musiche, i colori, la modernità”.
di Francesca Monti
credit foto Ufficio Stampa
Grazie a Serena Fossati e Alessandra Zago