“La Gabbia” di Stefano Massini al Teatro Filodrammatici dal 15 al 20 febbraio

Per Fuori Niguarda, la rassegna di cui fanno parte le produzioni del Teatro della Cooperativa che varcano i confini del Quartiere Niguarda, La Gabbia (figlia di notaio) sarà ospitato al Teatro Filodrammatici dal 15 al 20 febbraio. Finalista Premio Ubu 2006 come Migliore Novità Italiana (o ricerca drammaturgica), scritto da Stefano Massini, con inserti drammaturgici di Renato Sarti, che firma anche la regia e la scenografia, è un dialogo ad altissima tensione e racconta il difficile rapporto tra due donne, una madre, scrittrice di successo, e una figlia, ex-brigatista in prigione, interpretate da Federica Fabiani e Vincenza Pastore. A poco a poco si troveranno possibili incroci di strade, anche se diverse. Lo spettacolo fa anche parte della rassegna Controventi, che celebra i 20 anni del Teatro della Cooperativa.

“Ho sempre provato una forte attrazione per quei luoghi insospettati che si rivelano, nei fatti, autentici contenitori di parole. Luoghi che sono involucri di storie, scenari inconsapevoli e costanti di relazioni umane. Fra questi spazi c’è il parlatorio del carcere. Un luogo adibito soltanto a dialoghi. Uno spazio che nasce con l’esatta vocazione di accogliere scontri, incontri, racconti, confronti. E proprio per questa vocazione acquista una potente identità teatrale. Mi interessa esaminare il rapporto lucido, spietato, che rende quelle quattro pareti spettatrici silenti dei drammi di una sterminata umanità”, dichiara Stefano Massini.

“Avevo affrontato il tema della lotta armata in un testo segnalato al Premio Riccione nel 1991. Poi non mi sono più arrischiato, anche perché sentivo che doveva in qualche modo esserci una riflessione ulteriore, un’assunzione diretta e personale di responsabilità. Gli appartenenti alle varie organizzazioni armate erano la punta di un iceberg fatto di condivisioni, attrattive, affinità e simpatie. Non ci sono giustificazioni di sorta che tengano davanti alla violenza e al delitto ma bisogna avere il coraggio di ammettere che le gambizzazioni, i ferimenti e le uccisioni che colpivano i nemici del proletariato risentivano di un clima sociale infuocato. Molti, non comprendendo la pericolosità della situazione, gioivano. Padre Turoldo, il cardinale Martini e diversi uomini di Chiesa capirono, prima di altri, che bollare come mostri coloro che si erano macchiati di fatti di sangue non era di nessun aiuto alla comprensione dei fatti e non aiutava in alcun modo a superarli. In La Gabbia (figlia di notaio), scritto nel 2005, un giovanissimo Stefano Massini ha affrontato il difficile rapporto fra una figlia condannata per banda armata e la madre scrittrice, cercando di andare oltre al fatto meramente politico. A quasi dieci anni di distanza, anche per dare nuovo impulso alla riflessione su un fenomeno che non ha avuto eguali in Occidente per durata e dimensione, ho chiesto a Stefano di poter fare degli inserti drammaturgici nel suo lavoro e lui ha accettato. Non è facile che due drammaturghi, per esperienza ed età molto diversi, scelgano in qualche modo di collaborare sullo stesso testo. Lo trovo un fatto raro e assolutamente positivo, che può rivelarsi un’esperienza fruttuosa e un invito a percorrere, dal punto di vista teatrale, una nuova strada”, afferma Renato Sarti.

ph. S. Nanetti

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