Intervista con Totò Cascio, autore del libro “La Gloria e la Prova. Il mio Nuovo Cinema Paradiso 2.0”: “La disabilità non è una condanna ma una condizione”

“C’era Totò, quel bambino sorridente e birbante che in un’acrobazia e con buona dose d’incoscienza era riuscito a imprimere un po’ di se stesso sui fotogrammi di un film straordinario. C’ero poi io, col peso di una diagnosi invalidante e di una prova che non riuscivo a comprendere e a sostenere. Io fuggivo Totò, ne temevo la spensieratezza e il successo, credevo di non piacergli, che non mi avrebbe più accettato. Pensavo di non esserne all’altezza. Dopo tante lacrime, finalmente ci siamo riappacificati. Io e Totò ci siamo ritrovati”. “La Gloria e la Prova. Il mio Nuovo Cinema Paradiso 2.0” (Baldini+Castoldi) è l’emozionante libro di Totò Cascio, scritto con Giorgio De Martino, con la prefazione di Giuseppe Tornatore e la postfazione di Andrea Bocelli.

Salvatore Cascio, detto Totò, è il bambino protagonista di Nuovo Cinema Paradiso, l’indimenticabile capolavoro di Giuseppe Tornatore, vincitore dell’Oscar per il miglior film straniero quindici anni dopo Amarcord di Fellini. Dopo questa pellicola, che nel ’91 gli procurò anche il prestigioso Premio BAFTA, Totò continuò a lavorare sia con Tornatore (partecipando a Stanno tutti bene, con Marcello Mastroianni) che con registi del calibro di Pupi Avati in “Festival” e Duccio Tessari in “C’era un castello con 40 cani”. Incise anche un 45 giri con Fabrizio Frizzi dal titolo L’orso. Fino al 1999, quando ha girato il suo ultimo film, “Il morso del serpente” di Luigi Parisi. Da quel momento si può dire che Totò Cascio scompare. Ai giornalisti che lo incalzano non vuole dire la verità, preferendo far credere che il cinema si sia dimenticato di lui. È stata invece una grave malattia, la retinite pigmentosa con edema maculare, che gli ha procurato una perdita progressiva, irreversibile e quasi totale della vista, a farlo rinunciare a quella che era una carriera promettente e radiosa. Oggi, a 42 anni, Totò Cascio ha trovato la forza e la voglia di raccontare la sua esperienza in un libro che è insieme memoir cinematografico e racconto di formazione e di rinascita. Grazie alla sua fede, al suo coraggio e alla consapevolezza acquisita, ora può tornare a vivere una vita degna di essere vissuta ed è questo il suo «Nuovo Cinema Paradiso 2.0», come dice scherzando. Così, rinato, lancia un segnale a chi è nella sua condizione: non nascondetevi, anzi imparate ad accettarvi.

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Totò, è uscito il suo libro “La Gloria e la Prova. Il mio Nuovo Cinema Paradiso 2.0”. Com’è nata l’idea?

“Il progetto c’era da diversi anni solo che non mi sentivo ancora pronto. Nella mia mente risuonavano queste due parole, la gloria e la prova, la prima perché il buon Dio mi aveva dato la possibilità di partecipare ad un film straordinario, amato da tutti, come Nuovo Cinema Paradiso, e la seconda per il mio problema agli occhi. Da qui il titolo del libro”.

In “La Gloria e la Prova. Il mio Nuovo Cinema Paradiso 2.0” racconta che è stato necessario del tempo per accettare la malattia e conviverci e in questa fase l’autoanalisi, la fede e la famiglia sono state fondamentali. Come è riuscito a superare la paura di raccontare agli altri la situazione che stava vivendo?

“Ci sono riuscito togliendo la maschera dell’orgoglio e chiedendo aiuto. Quando tocchi il fondo e ti trovi a un bivio o rimani lì o riparti e se non riesci a farlo da solo hai bisogno di qualcuno che ti dia una mano. Chiedere aiuto è un atto di coraggio, così come abbandonare le proprie convinzioni, anche il pregiudizio. Da quel momento con tanti sacrifici sono ripartito e ora posso raccontare la mia storia con consapevolezza”.

In un passaggio del libro spiega che viveva la malattia come fosse un po’ una colpa…

“Una colpa e anche una vergogna. Il percorso che ho seguito all’Istituto Cavazza di Bologna è stato fondamentale, perché lì c’erano altre persone con il mio stesso problema e c’è stata una condivisione, uno scambio reciproco. Ciascuno di noi ha imparato dagli altri e insegnato qualcosa. Ho capito che bisogna accettare la realtà, non possiamo sfuggire ad essa. Ogni giorno arrivano tanti messaggi ed email con richieste di consigli, ad esempio una mamma mi ha domandato come potrebbe aiutare suo figlio con disabilità visiva che è arrabbiato con il mondo, con la famiglia, e ha paura che possa compiere qualche gesto estremo. A volte non so come rispondere ma cerco nel mio piccolo di portare la mia testimonianza e il mio supporto”.

Penso sia importante far conoscere storie come la sua che possono essere da esempio per altre persone che vivono una situazione simile…

“Sicuramente. A me hanno influenzato molto personaggi come Alex Zanardi, Andrea Bocelli, Sinisa Mihajlovic che hanno trasformato la loro prova, il loro dolore, in forza e coraggio. Questo è un “contagio” estremamente importante. Ero entusiasta quando li sentivo parlare e tante volte ho pensato: chissà se un giorno anch’io potrò essere un testimone per gli altri”.

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credit foto pagina Facebook Totò Cascio

Quale messaggio vorrebbe arrivasse a coloro che leggeranno il suo libro?

“Vorrei far capire che è giustissimo chiedere aiuto quando da soli non ce la facciamo, non è una cosa di cui vergognarsi. E naturalmente si può e si deve ripartire. Io essendo credente mi sono aggrappato in primis alla fede. L’importante è non isolarsi, non chiudersi in se stessi. La disabilità non è una condanna ma una condizione”.

Questa condizione le ha permesso di fare tante cose altrettanto belle e importanti, e di vivere una sorta di “Nuovo Cinema Paradiso 2.0” come lei stesso lo ha definito…

“Non immaginavo tutto questo successo. Persone con disabilità ma anche normodotate mi mandano email, messaggi, commenti. Avevo paura di sentire il pietismo da parte loro, invece avverto tanto affetto, stima e incoraggiamento. Ed è bellissimo. Mi sembra di vivere di nuovo il sogno che ho vissuto da bambino”.

Prima parlava di Andrea Bocelli che è stato un esempio per lei e che firma la postfazione del libro. Ci racconta come vi siete conosciuti?

“Al Cavazza mi hanno detto che Andrea Bocelli aveva frequentato quell’istituto per un anno. Quando sono stato in una fase di accettazione, ho finito il mio percorso e sono tornato a casa ho chiamato Leonardo Pieraccioni, che è un amico, e mi ha fatto da tramite per contattare Andrea. Ho parlato con sua moglie e con lui. Mi ha raccontato la sua esperienza bolognese, io ho esternato le mie riflessioni e lui mi ha detto “Totò, la cecità non è un disonore, ti posso capire, non abbiamo colpe”, con una serenità grandissima. E’ stato davvero illuminante”.

C’è una frase nel libro, citata anche da Giuseppe Tornatore nella prefazione, in cui scrive: “Non vedevo l’ora di chiudere i conti con la veglia, desideravo che il giorno terminasse per poter dormire e sognare. Perché, quando sognavo, vedevo. Vedevo bene”…

“Per anni attendevo che il giorno terminasse per dormire e sognare perché quando sogno vedo bene. Ora invece sono sereno e non aspetto più l’arrivo della notte”.

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Totò Cascio sul set di “Nuovo Cinema Paradiso” – credit foto pagina Facebook Totò Cascio

A proposito di Tornatore, che ricordo conserva del set di “Nuovo Cinema Paradiso”?

“Ho un ricordo magico, bellissimo, avevo un rapporto privilegiato con il gruppo e la troupe, ero la mascotte. A Peppuccio Tornatore sono grato perché ha avuto fiducia in me e mi ha affidato un ruolo fondamentale, è stato il mio coach, ha tirato fuori il mio talento. Non so se un altro regista ci sarebbe riuscito”.

Negli anni ’90 raggiunse l’apice della popolarità, cosa le ha dato e cosa le ha tolto?

“Ho dei ricordi belli di quegli anni anche se ero molto timido, schivo. A volte mi dava un po’ fastidio la popolarità perché venivo privato della vita normale di un ragazzino. Ora invece mi dà la possibilità di conoscere più ragazze e posso giocarmi questa carta (sorride)”.

Oggi questa popolarità le serve anche per mettersi al servizio degli altri, penso ad esempio al docufilm di Mauro Mancini “Con gli occhi aperti” prodotto da Telethon e Rai Cinema, a cui ha preso parte. Che esperienza è stata?

“Bellissima. Quando lo scorso marzo Telethon mi ha contattato ho accettato con entusiasmo. E’ stato un progetto di qualità che ha avuto anche successo ed è stato un modo per ritornare a girare e a fare interviste. Pochi giorni fa sono stato ospite in due trasmissioni in onda sulla Rai e su La7 e fuori dagli studi mi aspettavano i ragazzi per fare una foto insieme. Ho provato una grande emozione, è stato come tornare bambino, ero felicissimo e grato”.

In un capitolo del libro parla anche dell’invidia da parte di alcuni suoi compagni di scuola che non gradivano il suo successo…

“Quando andavo a scuola non tutti i compagni hanno gioito per il mio successo, ho avvertito invidia, indifferenza, fastidio, non riuscivo a spiegarmi il motivo. Con la maturità ho capito che anche questo fa parte della vita e che non devo dargli peso, ma da piccolo ne ho sofferto”.

Nel suo percorso artistico ha lavorato con grandi personaggi, da Marcello Mastroianni a Sylvester Stallone con cui ha fatto anche una sfida a braccio di ferro. Cosa le hanno insegnato?

“Stallone, Mastroianni, ma anche Celentano, Ranieri, sono personaggi grandissimi e splendide persone che con la loro umiltà e serietà mi hanno insegnato tante cose. Spero di avere l’occasione per incontrarli di nuovo”.

Le va di regalarci un ricordo di Fabrizio Frizzi, con cui ha inciso anche la canzone L’Orso?

“Fabrizio era una bellissima persona, un ragazzo magnifico e molto affettuoso. L’altro giorno ero a casa, stavo sistemando delle carte, e mio padre ha trovato la partecipazione delle sue nozze del 1992, quando si sposò con Rita Dalla Chiesa. Ho conservato con cura quell’invito”.

Nel libro racconta che è stato otto volte in Giappone dove è molto popolare. Cosa la affascina di quel Paese?

“”Nuovo Cinema Paradiso” e “Stanno tutti bene” hanno avuto un grande successo in Giappone e poi mi hanno proposto due campagne pubblicitarie, così sono diventato popolare anche in quel Paese. Ciò che mi affascina di più è l’educazione delle persone, la cultura e la loro curiosità. Ricordo che tantissime ragazze, anche da sole, venivano da diverse parti del Giappone fino in Sicilia, a Palazzo Adriano, al Museo Nuovo Cinema Paradiso, per incontrarmi in quanto erano innamorate del film ma anche del made in Italy”.

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Totò Cascio con Carlo Conti e Leonardo Pieraccioni – credit foto pagina Facebook Totò Cascio

Le piacerebbe tornare a recitare in un film? 

“Il 17 febbraio sono stato invitato al compleanno di Leonardo Pieraccioni, era presente anche Carlo Conti e mi hanno chiesto se mi piacerebbe tornare a fare l’attore. Ho risposto che non rifiuterei nulla a priori, valuterei le proposte e prima parlerei con il regista. Ho una serenità e una consapevolezza che mi permettono di capire cosa posso fare della mia vita. Mi piacerebbe magari misurarmi anche con un format in tv”.

Negli ultimi anni c’è stata finalmente una crescita di interesse da parte dei mass media verso le tematiche legate alla disabilità. Cosa manca secondo lei per fare un ulteriore passo in avanti?

“La leggerezza, sia da parte di chi ha una disabilità sia da parte dei normodotati. Penso che si possano fare parecchie cose insieme. L’importante è unire, includere e non dividere”.

di Francesca Monti

credit foto pagina Facebook Totò Cascio

Grazie a Giulia Civiletti

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