Intervista con Simone Anzani, centrale della Cucine Lube Civitanova e della Nazionale: “La pallavolo per me è divertimento e passione”

Dopo tanti anni mi diverto ancora a giocare a pallavolo e ogni giorno vado in palestra con il sorriso pronto per iniziare ad allenarmi”. Simone Anzani è una delle punte di diamante della Cucine Lube Civitanova e della Nazionale Italiana di volley. Ruolo centrale, nella sua carriera ha collezionato tanti successi e trofei, tra cui 2 scudetti, 3 Coppe Italia, 2 Supercoppe Italiane, un Mondiale per Club e una Challenge Cup, ed è stato tra i protagonisti della trionfale cavalcata azzurra agli Europei di Polonia, Repubblica Ceca, Estonia e Finlandia 2021.

In questa intervista Simone Anzani ci ha parlato degli obiettivi stagionali con il club, con il quale ha da poco rinnovato il contratto, delle emozioni vissute conquistando l’oro continentale, del sogno di vincere una medaglia olimpica e di come è cambiata la sua vita da quando è diventato papà della piccola Viola.

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Simone, quali sono gli obiettivi stagionali con il suo club, la Cucine Lube Civitanova?

“Quando giochi per una squadra come la Lube si vuole vincere sempre. Un obiettivo è sfumato pochi giorni fa, la Coppa Italia, ora abbiamo ancora due competizioni in cui siamo in corsa, la prima è la Champions di cui abbiamo giocato l’andata dei quarti martedì, e il campionato con la finale della Regular Season e l’inizio dei playoff. Stiamo entrando nella fase calda della stagione e arriveremo pronti per giocarci le nostre carte migliori”.

La Lube arriva da tre annate vincenti, in cui ha conquistato diversi trofei in Italia, in Europa e nel mondo…

“Negli ultimi tre anni la squadra ha ottenuto grandi risultati. Prima del mio arrivo ha vinto scudetto e Champions, poi abbiamo conquistato il Mondiale per Club e la Coppa Italia nel 2020, scudetto e Coppa Italia nel 2021. Se dobbiamo fare un paragone con il calcio potremmo dire che la Lube è un po’ come la Juventus”.

In effetti c’è questa filosofia vincente e la voglia di non mollare mai che accomuna i due club, del resto il vostro motto è “Noi siamo Lube” e quello della Juventus è “Fino alla fine”…

“Il nostro patron Fabio Giulianelli ogni anno quando fa il discorso di introduzione alla stagione dice che noi siamo un pezzo del puzzle della grande famiglia Lube, che non comprende solo la squadra ma anche l’azienda. Sono due entità che vanno di pari passo. Sono qui da tre anni e questa filosofia è entrata nel mio dna”.

Ha da poco firmato il rinnovo del contratto con la Lube per altri tre anni. Cosa l’ha convinta?

“Sicuramente l’attaccamento che ho per questa maglia, quando stai bene in un posto cerchi di rimanerci, a maggior ragione se arrivi da anni in cui hai inanellato risultati positivi e vittorie. Ci ho pensato poco prima di firmare perché la mia famiglia sta bene a Civitanova, la qualità della vita è molto buona e tra un po’ anche la mia bambina inizierà a vivere l’aria del mare e della spiaggia”.

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Nel 2021 ha vinto l’oro con la Nazionale agli Europei. Ci racconta le emozioni che ha vissuto?

“Mi viene la pelle d’oca quando ci penso. E’ stato il culmine, il raggiungimento di un sogno, ovvero vincere con la Nazionale, e mi ha ripagato dei sacrifici fatti l’estate scorsa, intesi come aver visto poco mia figlia nata il 29 maggio perché sono partito subito dopo per le Olimpiadi. Alla fine quando è caduto l’ultimo pallone è esplosa tutta la gioia del mondo perchè ero estasiato dal risultato ottenuto e perchè una volta tornato a casa potevo godermi la mia bimba. Non ero sicuro di andare all’Europeo. Dopo i Giochi c’è stato un cambio di allenatore e l’inizio di un ciclo nuovo. Quando Fefé De Giorgi, che conosco bene perchè è stato allenatore a Civitanova per due anni e mezzo, mi ha chiamato gli ho detto che da professionista non potevo non dare la mia disponibilità per la Nazionale, ma come padre e compagno avrei detto di no. Ha prevalso la parte del professionista. Sono stato responsabilizzato, essendo vicecapitano della Nazionale. Quindi l’oro europeo è un premio per tutto quello che ho fatto per arrivare fino a lì”

Pallavolo e settori giovanili in Italia, com’è la situazione attuale?

“Sono cresciuto in uno dei settori più importanti della pallavolo italiana, sotto l’aspetto giovanile, il Treviso, perché dal 2001 al 2012 ha lanciato diversi pallavolisti in Superlega. Un tempo si investiva sui giovani, ora le poche squadre che possono permetterselo vedono i frutti del loro investimento, come ad esempio Trento che ha scoperto talenti come Giannelli, Micheletto, e altri giocatori che militano in SuperLega e in A2, o Padova, una società che non ha forse il potenziale economico che hanno la Lube, Perugia e Modena, quindi lavora con i suoi giovani e ha lanciato Volpato, Balaso, Bottolo, che è stato mio compagno di Nazionale all’Europeo. L’Italia è piena di risorse anche umane e sportive. Ci sono giovani interessanti che hanno vinto il Mondiale Under 21 come Rinaldi, Stefani, che sono titolari in A1. Devono farsi le ossa, formarsi e provare a giocare nel mondo dei grandi. La nostra Nazionale è attualmente quella con l’età media più bassa, sono io l’unico che ha 30 anni, quindi ha già un bel futuro”.

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Com’è nata la passione per la pallavolo?

“E’ nata quasi per caso. Come la maggior parte dei bambini italiani ho praticato calcio fino ai 16 anni, poi tra le medie e le superiori ho preso parte ad alcuni tornei studenteschi di pallavolo e un compagno che giocava in una squadra in provincia di Como mi ha consigliato di provare. Non è stato amore a prima vista perché ero e sono legato al mondo del calcio, piano piano però mi sono appassionato alla pallavolo ed è diventato il mio lavoro”.

Cosa ha rappresentato per lei ricevere l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica dal Presidente Mattarella? 

“E’ stato un riconoscimento importante non tanto per il titolo europeo ma per aver avvicinato tanti bambini alla pallavolo, aver fatto sì che i genitori si appassionassero a questo sport e portassero i loro figli a provarlo. La Nazionale e la Superlega sono le punte dell’iceberg, ma ci sono tantissime persone che lavorano affinché possiamo arrivare a certi traguardi. Come tesserati il settore giovanile della pallavolo in Italia è secondo solo al calcio. Essere riconosciuti dal Presidente della Repubblica vuol dire aver fatto qualcosa di grande anche per far conoscere questo sport. Il messaggio che abbiamo dato è che con la dedizione, il lavoro, il sacrificio si possono raggiungere i risultati ed è stato recepito”.

Cos’è per lei la pallavolo?

“La pallavolo per me è divertimento, è passione, è mettere impegno e amore in questo sport per far gioire i tifosi e gli spettatori che ci seguono da casa. Dopo tanti anni che seguo la stessa routine mi diverto ancora e ogni giorno vado in palestra con il sorriso pronto per iniziare ad allenarmi e a giocare. E’ rimasto anche l’aspetto ludico della pallavolo, che non è solo lavoro e competizioni”.

Il mondo dello sport ha espresso la propria vicinanza all’Ucraina devastata dalla guerra, lei ha postato su Instagram una sua immagine con la bandiera della pace. Qual è il suo pensiero a riguardo?

“Penso che nel 2022 non è possibile ricorrere ancora alla guerra per raggiungere un fine. Le immagini che arrivano dall’Ucraina sono strazianti. Gli Stati dell’Europa e del mondo stanno cercando di isolare i russi sotto l’aspetto economico, finanziario, bloccando l’accesso alle banche internazionali. Ho letto che un sottosegretario americano ha detto che Putin non ha intenzione di cambiare idea, quindi non so che strumenti si possano avere con persone così chiuse di mentalità. Inoltre è in atto una manipolazione dell’informazione in Russia. Siamo un po’ inermi di fronte a questa drammatica situazione, possiamo fare manifestazioni, usare i social come mezzo di comunicazione a larga scala, e aspettare l’evolversi della situazione, sperando che si possa arrivare presto alla pace”.

Com’è cambiata la sua vita con l’arrivo di Viola, la sua splendida bimba?

“La mia vita e quella della mia compagna Carolina sono cambiate in meglio e in modo sostanziale. Con la nascita di Viola si sono modificate le abitudini, la routine, gli orari, il baricentro non è più su me stesso ma su di lei. Ogni mattina quando si sveglia e magari vorremmo dormire ancora un po’, basta guardarla e vederla sorridere per iniziare la giornata in modo diverso. I bambini ti danno una carica in più, ti riempiono il cuore di gioia, anche quando è un periodo un po’ storto”.

Un sogno nel cassetto…

“Il mio sogno era partecipare alle Olimpiadi ed è stato raggiunto a Tokyo2020. Guardando al futuro tra due anni ci sono i Giochi di Parigi 2024 e vorrei vincere una medaglia. Se fosse quella più preziosa sarebbe meglio, ma rimango umile e mi potrei anche accontentare di un bronzo”.

di Francesca Monti

Grazie a Federica Sarcià – LGS SportLab

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