Al Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano fino al 16 aprile la mostra “Lee Jeffries. Portraits. L’anima oltre l’immagine” del fotografo Lee Jeffries, voce dei poveri e degli emarginati

Gayle, Jason, Andy, Margaret, Bea, Tomas, Mikael, Andy, una donna con le mani giunte a Trastevere, sono alcuni dei protagonisti delle circa cinquanta immagini, in bianco e nero e a colori, che compongono la mostra personale dal titolo “Lee Jeffries. Portraits. L’anima oltre l’immagine” del fotografo Lee Jeffries, diventato la voce dei poveri e degli emarginati, visitabile dal 27 gennaio al 16 aprile 2023 presso il Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano.

Curata da Barbara Silbe e Nadia Righi, è prodotta e organizzata dal Museo Diocesano di Milano, col sostegno di UniCredit, di Gatti Pavesi Bianchi Ludovici, Luchi Collection, sponsor tecnici Epson, ERCO.

Nei suoi scatti, che consistono in inquadrature in primo piano con forti contrasti, dalla grande potenza evocativa ed espressiva, Lee Jeffries, con estrema sensibilità e veridicità, è riuscito a fermare volti, segni del tempo, della fatica, dei problemi della vita, emozioni, sensazioni di tante persone di ogni età che popolano le strade delle grandi metropoli dell’Europa, dell’Italia e degli Stati Uniti. Umanità nascosta e invisibile, che vive ai margini della società, di cui troppo spesso ci si dimentica l’esistenza. Periferie geografiche ed esistenziali in cui, come ha affermato Papa Francesco, “il Vangelo e l’opera di Dio continuano a manifestarsi”.

Fotografo autodidatta, Lee Jeffries ha iniziato la sua carriera quasi per caso, nel giorno che precedeva la maratona di Londra del 2008 quando ha scattato una fotografia ad una giovane ragazza senzatetto che era seduta all’ingresso di un negozio. Rimproverato per averlo fatto senza autorizzazione, Jeffries si è fermato a parlare con lei, a interrogarla sul suo passato, a stabilire un contatto che andasse al di là della semplice curiosità per scavare nel profondo dell’animo della persona che aveva di fronte. Da allora ha iniziato a interessarsi e a documentare le vite degli homeless, passando dai vicoli di Los Angeles a Miami, da Stoccolma a Londra, fino alle zone più nascoste e pericolose delle città della Francia e dell’Italia.

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Grazie al suo sguardo e alla sua arte spirituale, come lui stesso è solito definirla, Lee Jeffries fa emergere le persone senza fissa dimora dal buio in cui sono reclusi e cerca di ridare luce e dignità a ogni essere umano.

“Abbiamo deciso di intitolare la mostra “Portraits” e non homeless perché sono ritratti, sguardi, sensazioni di persone che si sono sentite abbracciate attraverso queste immagini”, ha affermato Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano.

di Francesca Monti

foto FM

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