Intervista con Anna Ammirati: “Mare Fuori è stata un’esperienza di vita”

Spontanea, profonda, sincera, Anna Ammirati non è solo un’attrice di talento che nella sua carriera ha spaziato tra teatro, cinema e tv, interpretando tanti ruoli diversi, da Agnese Borsellino all’agente penitenziaria Liz nella serie di successo “Mare Fuori”, ma è anche una donna che non ha timore di esprimere le proprie opinioni, di prendere posizione su temi importanti, cosa sempre più rara perché “oggi la gente non si confronta o lo fa solo nel salotto di casa, gli stessi artisti hanno quasi timore ad esprimersi o a rispondere ad alcune domande”.

Anna Ammirati ha anche realizzato una serie podcast intitolata “Fluid”, sul mondo LGBTQIA+, ed è nella giuria dei cortometraggi alla diciottesima edizione di “Immaginaria – International film festival of lesbians & other rebellious women”, il primo festival internazionale di cinema indipendente a tematica lesbica e femminista in Italia, in programma dal 20 al 23 aprile al Nuovo Cinema Aquila di Roma.

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Anna, fa parte della giuria dei cortometraggi a “Immaginaria”, il primo festival internazionale di cinema indipendente a tematica lesbica e femminista in Italia. Com’è nata questa partecipazione?

“Mi hanno coinvolta Paola Spinetti e il mio ufficio stampa sapendo che sono molto sensibile ai diritti, specialmente quelli LGBTQIA+. Ho anche scritto e condotto un podcast, prodotto da Il Fatto Quotidiano, che si chiama Fluid, in cui analizzo l’identità di genere relativamente a giovani che non si sentono aderenti al proprio corpo. Sono molto felice di far parte della giuria di Immaginaria”.

Com’è nata l’idea di realizzare “Fluid”?

“Sono stata una ragazzina complicata, ho vissuto la solitudine, sono stata spesso non coinvolta nelle comitive durante l’adolescenza, forse per invidia o gelosia. Nonostante fossi carina e simpatica ho affrontato un periodo buio, con amiche che mi tradivano continuamente e quello che ho vissuto l’ho portato dentro di me come un dono. Crescendo, ogni volta che per lavoro mi sono confrontata con i giovanissimi, ho capito che andavo oltre l’empatia, infatti una volta uno psicologo mi ha detto che sono consolante, che vuol dire che vivo totalmente quello che l’altro sta raccontando. La fluidità e tutti i nuovi linguaggi odierni mi hanno portato a farmi molte domande e pormi come una persona che non sa davanti a questi argomenti. Spesso mi sono trovata a parlare con adulti, anche amici, intellettuali, colti che però avevano una forma di giudizio verso il mondo gay, l’identità di genere, e ho capito che questo deriva dall’ignorare alcune cose. All’inizio volevo realizzare un documentario dal nome Fluid e non è detto che non lo farò in futuro, ma bisogna dedicarci anni per svilupparlo, per trovare i fondi, un produttore, è un lungo cammino. Così è nata l’idea del podcast. Ho viaggiato per l’Italia, facendo interviste, facendomi raccontare le storie, andando ad esempio a casa di una famiglia con un bambino che a 7 anni ha detto ai genitori “io sono vostra figlia non vostro figlio”. E’ stata un’esperienza culturale importante”.

Cosa manca ancora oggi per superare i pregiudizi, i giudizi e la paura dell'”altro”?

“La conoscenza e la coscienza, è una strada lunghissima e non tutti vogliono percorrerla. Io non rientro in questa tipologia di persone ma tanti non vogliono sapere le cose, preferiscono stare nel buio, nel silenzio. Invece è un percorso che ognuno di noi dovrebbe decidere di fare. Oggi la gente non si confronta o lo fa solo nel salotto di casa. Gli stessi artisti hanno quasi timore ad esprimersi o a rispondere ad alcune domande”.

Perchè secondo lei c’è questo timore?

“Io sono una delle poche ad esempio che dice per chi vota, perchè non dovrei? Faccio l’attrice in quanto voglio essere libera, vorrei vivere in un mondo parallelo popolato di altri personaggi e poi non mi esprimo per paura che non mi facciano lavorare per le mie opinioni politiche? Una nostra frase magari può essere utile alla ragazzina che ascolta e prende coraggio per dire che ama la sua amica. Negli anni Settanta era un dovere esprimere il proprio pensiero. Oggi invece siamo diventati tutti un po’ qualunquisti”.

Ha iniziato a recitare a teatro a 8 anni. Il mestiere di attrice le ha permesso di colmare quella solitudine che sentiva da ragazzina? 

“De Andrè diceva che “la solitudine non se la possono permettere tutti”, una frase che mi piace tantissimo. Nella mia vita davanti alle scelte importanti mi sono sempre trovata a decidere da sola, non perché non abbia amici, anzi ne ho tanti. Il fatto di avvicinarsi all’arte parte da un disagio, fare l’attrice ha colmato i vuoti e le offese che una ragazzina in un’età delicatissima, vulnerabile come l’adolescenza è stata costretta ad affrontare. Il non essere invitata alla festa perchè chi la organizza è gelosa quando sei giovane viene percepito come un affronto, un dolore, ora ovviamente non me ne frega nulla”.

Tornando al Festival “Immaginaria” nel quale vengono proiettati i film realizzati da registe donne, come mai secondo lei viene dato poco spazio in Italia e nel mondo a queste produzioni e come si potrebbe cambiare questo trend?

“E’ un problema globale, se pensiamo al settore della cinematografia, dove la presenza delle donne è esigua, così come nell’alta cucina dove gli chef sono uomini. Nonostante tutto credo che siamo sulla buona strada, ci stiamo facendo sentire, anche nella politica. Non è che con Giorgia Meloni al potere abbiamo svoltato, io ovviamente credo più in Elly Schlein che ho votato sia per il programma che ha presentato sia perchè era interessante il fatto che una personalità come lei alla chiusura delle primarie, a settembre in Piazza del Popolo, abbia concluso il discorso dicendo: sono una donna e amo una donna”.

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Anna Ammirati con Matteo Paolillo in “Mare Fuori 3” – credit foto Sabrina Cirillo

Arriva dall’immenso successo della terza stagione di “Mare Fuori” in cui interpreta Liz. Cosa ha aggiunto questo personaggio al suo percorso artistico e umano? 

“Mi ha dato tantissimo. Mare Fuori è stata un’esperienza di vita. Il successo di questa serie diventata un fenomeno è dipeso da tanti fattori, a cominciare dal fatto che si è creato un gruppo di amici, ci siamo voluti bene, una cosa rarissima con l’individualismo che impera oggi. E’ un set che tutti vorremmo rivivere. Siamo stati a Napoli per mesi, avevamo solo il sabato sera e la domenica di pausa e mangiavamo insieme, andavamo in giro per la città, sono nate delle belle amicizie e credo abbia fatto bene alla serie, ai personaggi, alle storie. Ha dato quella verità che il pubblico vede. Molte battute e reazioni sono nate lì e il copione è diventato un canovaccio. Con Matteo Paolillo che interpreta Edoardo, con cui ho avuto maggiormente a che fare, abbiamo improvvisato diverse scene perchè avevamo confidenza, ridevamo anche quando sbagliavamo”.

Ha avuto modo di incontrare i giovani detenuti dell’IPM, che sensazioni ha provato?

“Nella prima stagione sono stata a Nisida, ho visto quel luogo e gli occhi di questi ragazzi che chiedevano una seconda possibilità. Il titolo stesso della serie, “Mare fuori”, rappresenta proprio la speranza che c’è all’esterno del carcere. Non c’è bisogno di finire in un IPM per identificarsi con i personaggi perchè è una serie che parla di temi universali, di questa seconda chance che tutti noi nella vita vogliamo, in una relazione d’amore, nel lavoro”.

Tra i tanti personaggi che ha interpretato c’è quello di Agnese Borsellino in “Paolo Borsellino – Adesso tocca a me”. Che ricordo conserva?

“Insieme ad Adelina Saulino, la moglie di Joe Petrosino, è l’unico personaggio realmente esistito che ho interpretato finora. Vestire i panni di Agnese Borsellino è stato meraviglioso. Ho studiato tutte le lettere che si scambiava con il marito, era una donna roccia, molto forte, taciturna, appariva poco ma era l’ombra di quest’uomo che è stato un eroe, un gigante. Mi ha insegnato cosa vuol dire essere complice, moglie, amica in una relazione, e rappresentare tutte queste figure in una sola persona”.

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Anna Ammirati in “Mare Fuori 3” – credit foto Sabrina Cirillo

In quali progetti sarà prossimamente impegnata?

“Sono nel cast del prossimo film di Gabriele Salvatores, che vede protagonista Pierfrancesco Favino. Inizieremo a girare a maggio. A giugno invece partiranno le riprese di “Mare Fuori 4″. Non so ancora quale direzione seguirà Liz, che alla fine della terza stagione ha deciso di prendere un’aspettativa”.

Dopo “La zattera di Gericault” e “Napsound”, da lei diretto, ha in programma anche degli spettacoli teatrali?

“A gennaio 2024 comincerò le prove dello spettacolo “Le cure di bellezza della principessa Sissi”, che racconta la vera storia dell’imperatrice, con la regia di Roberto Cavosi che ha curato anche la drammaturgia, prodotto dal teatro della Pergola di Firenze, dallo Stabile di Bolzano e dallo Stabile di Trieste”.

di Francesca Monti

Grazie a Paola Spinetti

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